01 Maggio 2015
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Donca Steriade: alla ricerca dei blocchi costruttivi del linguaggio

L’indagine più esaustiva mai effettuata sulla rima rivela una nuova possibilità per una delle unità essenziali del linguaggio

School of Humanities, Arts, and Social Sciences
1 Maggio 2015
È stato nelle scuole primarie che la maggior parte di noi ha conosciuto per la prima volta la sillaba — la minuscola unità di organizzazione dei suoni nel discorso, insiemi della quale possono essere combinati per costruire parole, frasi, periodi, paragrafi, romanzi del mistero, manuali di biologia, costituzioni nazionali, ecc.
L’umile sillaba svolge un lavoro impressionante, e per il campo della linguistica essa mantiene anche una speciale importanza analitica: è stata da lungo considerata come una delle unità basilari del linguaggio. Il discorso ha molte qualità — che includono il suono, il significato, il ritmo, la sintassi — e per ciascuna di queste qualità c’è un blocco costruttivo di base, una sorta di unità atomica linguistica. Per molti anni, la visione prevalente in campo linguistico è stata quella che la sillaba fosse il blocco costruttivo di base nell’area del ritmo.
Ma la professoressa di linguistica del MIT, Donca Steriade, non è più così sicura di questo. Insieme a diversi linguisti che condividevano la stessa idea, e  sostenuta da un crescente corpo di ricerche, Steriade crede che l’enfasi sulle sillabe sia malriposta. Suggerisce invece che un elemento diverso — noto come “intervallo” — possa essere l’unità base del ritmo nel linguaggio umano.
La sillaba è messa alla prova
Con formule che ricordano la matematica complessa e un lessico altamente specializzato, la ricerca linguistica può intimorire. Ma le idee sottostanti sono tutte parte della nostra vita quotidiana.
Si consideri la formazione della sillaba: la Linguistica ci mostra che è formata da un suono centrale (di solito una vocale) più suoni secondari (di solito consonanti) che possono sedere ai due lati della vocale. La parola “engineer”, per esempio, contiene tre sillabe: eng–in–eer.
Gli intervalli, d’altra parte, cominciano sempre con una vocale, e poi includono tutte le consonanti fino alla vocale seguente. Quindi, tutte le sillabe di en–gin-eer diventano gli intervalli eng–in–eer.
La sottile distinzione tra sillabe ed intervalli può sembrare di poco conto, ma nello sforzo prolungato di comprendere come funzioni il linguaggio umano, e di come cambi nel tempo, la differenza è cruciale, e di valore significativo per la ricerca del linguaggio.
Il rilevante ruolo della Poesia nella ricerca
I Linguisti sono sempre alla ricerca di nuovi testi che possano identificare in modo definitivo i fondamentali blocchi costruttivi del linguaggio, e Steriade ha condotto un tale test guardando al modo con cui intervalli e sillabe funzionano nella porzione di poemi che rimano.
Spiega che il suo interesse non è nella rima in sé, ma in quello che le sue caratteristiche rivelano sul linguaggio nel complesso. I linguisti hanno bisogno di mettere alla prova le proprie idee, e per Steriade, i sistemi di rime presentano una perfetta opportunità per testare la sua ipotesi sull’intervallo contro un enorme corpo di dati esistenti: la poesia.
Per gli ultimi sette anni, Steriade ha lavorato per compilare una ricerca di sistemi di rime, identificando pattern e poi utilizzandoli per generare modelli linguistici di rime. Con quasi quaranta linguaggi valutati e altri in corso di valutazione, questa è la più esaustiva ricerca sulle rime mai prodotta.
Il progetto di ricerca ingegnoso e scientificamente rigoroso è caratteristico di Steriade, alla quale sono stati recentemente assegnati i più alti onori del campo quando è stata investita come fellow della Linguistic Society of America.
“Donca è uno dei più creativi e influenti fonologi del nostro tempo,” nota David Pesetsky, the Professore Ferrari P. Ward di Linguaggi moderni e Linguistica e Fellow della Facoltà Margaret MacVicar. “Più e più volte ha mostrato che un fenomeno che pensavamo di comprendere abbastanza bene ha un carattere completamente diverso quando viene esaminato con occhi ben aperti.”
Scoprire se l’intervallo è il migliore
Esaminando sistemi di rime per un arco enorme di linguaggi, dal Latino e dal Gallese Medievale al moderno Tagalog e al Russo, Steriade ha generato modelli linguistici che riflettono il modo col quale la rima opera in ciascuna. Lei e il suo team hanno scoperto che le strutture di base della rima variano non solo da linguaggio a linguaggio, ma anche all’interno delle lingue. Alle volte un singolo poeta innoverà con un nuovo modello. (Robert Pinsky, ad esempio, usa un nuovo campo di variazioni in rima nella sua traduzione del 1996 dell’Inferno di Dante, secondo la descrizione di Kristin Hanson in “Language and Literature.”)
“Tutti i sistemi elaborati di poetica mostrano questo tipo di micro-variazione,” spiega Steriade. “La variazione poetica e alla pari con qualsiasi altro tipo di variazione grammaticale trasversalmente rispetto ai linguaggi. I sistemi di rima sono grammatiche, e così variano negli stessi modi delle grammatiche.”
In Inglese, ad esempio, le rime si trovano alla fine della riga del verso, nell’ultima porzione della parola finale; i suoni vocalici devono coincidere esattamente, così come le consonanti. Nella stanza di apertura del poema di Karen Volkman “Sonnet [The pearl of interval]” — la quale, con serendipità, utilizza la parola “interval” nel suo significato più familiare — e offre un paio di eccellenti esempi:
“The pearl of interval, the still of yet,
poises momently, balancing the bend
and wave, slip, slope, and sine the seconds send
vertiginous minutes, airy with forget”
La ragion per la quale le due paia — “yet/forget” e “send/bend” — rimano nel poema di Volkman è precisamente perché la rima si basa sull’intervallo, non sulla sillaba. E cioè, la porzione della parola che rima corrisponde esattamente all’intervallo. Nonostante la tremenda diversità di tradizioni poetiche e linguaggi, nessuna di queste basa la rima sulla sillaba. In ogni sistema di rime ricercato, l’intervallo era l’unità operativa della rima.
“Le unità ritmiche contate dal metro e utilizzate dalle rime sono sempre intervalli, mai sillabe,” spiega Steriade. “il che invita a dare uno sguardo agli utilizzi delle sillabe in rapporto agli intervalli anche in altre aree del linguaggio.”
L’intervallo spiegherà anche l’accento?
L’allontanamento dalla sillaba può potenzialmente colpire la comprensione da parte dei linguisti di fenomeni come la “durata delle vocali” e quello che i linguisti chiamano “parziale riduplicazione” — il processo di formazione di nuove parole attraverso la ripetizione di una qualche porzione di una esistente.
Nel frattempo, c’è altro lavoro da fare prima che l’intervallo diventi l’unità standard del ritmo linguistico, spiega Steriade. Certi elementi di morfologia e fonologia sono ancora sono meglio descritti utilizzando le sillabe, e il compito più pressante per Steriade ora è quello di distillare i dati dalla sua ricerca sulle rime in un corpus più accessibile. Aspetta anche con impazienza future ricerche sull’accento e l’allitterazione — entrambi, dice, appaiono maturi per spiegazioni insieme agli intervalli.

Si ringrazia MIT News, da cui si è tradotto.
Preparato da SHASS Communications
Autori: Daniel Pritchard, Emily Hiestand

Reprinted with permission of MIT News

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