26 Ottobre 2015

Risultati della Conferenza Stampa “ScanPyramids” tenutasi al Mena House Hotel – Giza

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Cercando di svelare ulteriori segreti delle costruzioni di 4500 anni fa, un’eccezionale missione scientifica effettuata in cooperazione è stata fatta partire il 25 Ottobre 2015, sotto l’autorità del Ministero Egizio delle Antichità. La missione è progettata e coordinata dalla Facoltà di Ingegneria del Cairo e dall’Istituto Francese HIP (Heritage, Innovation and Preservation). Due rinomate università, l’Université Laval del Quebec e l’Università giapponese di Nagoya partecipano pure alla missione il cui scopo è quello di sondare il cuore delle più grandi piramidi d’Egitto, senza trivellare la benché minima apertura. Le tecniche più innovative come i Muoni Radiografici (anche noti come particelle cosmiche), la termografia all’infrarosso, la fotogrammetria, la scansione e la ricostruzione 3D saranno utilizzate dal team al lavoro per la missione.

La conferenza è cominciata con il comunicato di benvenuto del dott. Mamdouh Eldamaty ai partecipanti e ascoltatori, sottolineando l’importanza del periodo del Antico Regno, in relazione alle magnifiche costruzioni che ancora confondono gli Egittologi in tutto il mondo. Eldamaty ha dichiarato che il 2016 sarà l'”Anno delle Piramidi”: molte ricerche ed eventi culturali si concentreranno su queste enormi costruzioni.
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Come rappresentante della Facoltà di Ingegneria dell’Università del Cairo, il dott. Hany Helal ha sottolineato che la cooperazione tra il Ministero delle Antichità e la Facoltà di Ingegneria è di lunga data. Molti architetti e restauratori hanno partecipato alla scoperta, al mantenimento e al restauro di antichi edifici utilizzando le ultime tecnologie note. Infine, spera che nel lungo periodo, data la ricchezza archeologica dell’Egitto, possa aver luogo un’applicazione di queste tecniche ai monumenti.
Il dott. Hesham Za’zou, Ministro Egiziano del Turismo ha parlato dell’importanza di questa missione e delle applicazioni scientifiche ai siti archeologici, in relazione alla volontà di incrementare il numero di turisti in visita all’Egitto.
Mehdi Tayoubi, Presidente dell’Istituto HIP e co-direttore della missione, ha spiegato che lo scopo della stessa è quello di formare un team di esperti internazionali per poi discutere e confrontare gli approcci teoretici e tecnologici alla realtà archeologica di fondo. Ha aggiunto che la missione dovrebbe durare almeno fino alla fine del 2016, sperando che il contributo prepari la strada per future missioni di ricerca scientifica.
D’altra parte, Matthew Klein, rappresentante dell’Università di Laval – Canada, ha spiegato in maniera elaborata che la tecnica della termografia all’infrarosso, dando esempi da altre scansioni effettuate in una chiesa italiana. Ha spiegato che la termografia all’infrarosso, implementata da Jean-Claude Barré (LedLiquid) è uno dei metodi più promettenti per provare a comprendere, guardando dall’esterno, cosa succede all’interno di un monumento, guardando appena dietro le facciate. Il principio è semplice ma la sua implementazione richiede sofisticati strumenti e operatori di grande esperienza. Questa tecnica si basa su una legge fisica: tutti i materiali emettono una radiazione energetica in funzione della loro temperatura. Emettono onde all’infrarosso misurate dalle videocamere equipaggiate con sensori. Grazie al modello digitale, le videocamere generano immagini dove ogni colore corrisponde a una data temperatura. Ampiamente utilizzati per rivelare le perdite di calore nelle abitazioni con pessimo isolamento termico, permetteno di individuare la presenza di difetti nelle costruzioni. Così, una corrente di aria calda sarà rappresentata in blu, mentre una fonte di calore in rosso. Queste videocamere specializzate sono anche in grado di quantificare le emissività dei materiali. Nessun materiale assorbe, trasmette o riflette le radiazioni allo stesso modo. Un’applicazione diretta per le piramidi: le differenze nelle emissività permettono di verificare se le superfici delle pietre, che hanno ora lo stesso colore a causa del maltempo, della sabbia e dell’inquinamento, sono simili. “Ma quello che ci interessa maggiormente sono i potenziali punti freddi sulla superficie, che potrebbero presentare spifferi, e perciò rivelare cavità, stanze o corridoi, all’interno dei monumenti.
Lo scopo è quello di realizzare una vera mappa termica dei giganti a Dahshur e Giza. Una mappa dinamica, poiché le piramidi, come ogni altro edificio, assorbono il calore del sole nel giorno, e lo restituiscono durante la notte. Il programma dell’operatore è quindi quello di produrre immagini dei quattro lati delle piramidi mezz’ora prima dell’alba, quando il monumento, dopo aver evacuato la massima energia durante la notte, sarà al suo punto più freddo. E da questo punto 0, che servirà come standard, programma di ripetere l’operazione a mezzogiorno e nelle sere. In pochi giorni, Jean-Claude Barré registrerà centinaia di migliaia di immagini che saranno confrontate tra loro da un programma al computer.
Le piramidi potranno finalmente rivelare alcuni dei loro segreti, in blu o rosso!
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Esperti dal KEK (Organizzazione per la Ricerca degli Acceleratori ad Alta Energia, Ndt: Kō Enerugī Kasokuki Kenkyū Kikō), Fumihiko Takasaki e Kunihiro Morishima dall’Università di Nagoya hanno spiegato la tecnica del Rilevamento dei Muoni. I muoni provengono dagli strati superiori dell’atmosfera terrestre, dove furono creati dalle collisioni tra i raggi cosmici del nostro ambiente galattico e i nuclei degli atomi nell’atmosfera. Cadono al suolo approssimativamente alla velocità della luce con un tasso costante di circa 10,000 per m² al minuto. Come per i raggi X che passano attraverso i nostri corpi permettendo di visualizzare lo scheletro, queste particelle elementari, come gli elettroni pesanti, possono attraversare molto facilmente qualsiasi struttura, persino rocce grandi e profonde, come le montagne. I rilevatori, collocati in luoghi adatti (ad es.: all’interno della piramide, sotto una camera possibile eppure non ancora rilevata) permettono, con l’accumulo dei muoni nel tempo, di discernere le aree di vuoto (che i muoni attraversano senza problemi) dalle aree più dense dove alcuni di loro sono assorbiti o deviati. L’aspetto complicato di questa tecnica è nel create rilevatori altamente sensibili – sia gel come per le tradizionali emulsioni delle immagini che scintillatori. Poi si accumulano sufficienti dati (in diversi giorni o mesi) per enfatizzare i contrasti. La radiografia a muoni è ora frequentemente utilizzata per l’osservazione dei vulcani, comprendendo i team di ricerca dall’Università di Nagoya. Più di recente il KEK ha sviluppato un approccio di rilevamento sulla base degli scintillatori elettronici che sono resistenti alla radiazione nucleare, al contrario delle emulsioni chimiche, al fine di effettuare scansioni all’interno di Fukushima.
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Infine, Yves Ubelmann di Iconem ha spiegato la fotogrammetria e le tecniche laser, spiegando che Dahshur e l’altopiano di Giza saranno ricostruiti in 3D, con tutti i loro monumenti, le piramidi, i templi, la Sfinge… Per raggiungere questo ambizioso traguardo, Yves Ubelman di Iconem combinerà due tecnologie: la fotogrammetria… e i droni! Alla base della fotogrammetria, ci sono algoritmi al computer. Permettono, dal gran numero di immagini prese da diversi punti di vista, di ricostruire un oggetto a rilievo. Gli algoritmi utilizzati da Iconem saranno sviluppati da INRIA. La grande novità – già sviluppata dalla società Iconem a Pompei, in Siria e Afghanistan, per restaurare siti minacciati – è quella che le videocamere saranno spedite a bordo di veicoli volanti senza pilota.
Per questa missione, Iconem utilizzerà due tipologie di droni. “Innanzitutto, droni con ali, simili ad aeroplani – spiega Yves Ubelman. Grazie alla loro autonomia, ci permetteranno di ottenere i dati per diverse aree e di ricostruire l’ambiente delle piramidi con dettagli fino a 5 centimetri.” Questo ci permetterà di posizionare tutti i monumenti in modo molto preciso e di identificare livelli, pendii e possibili tracce di rampe per percorsi di costruzione. “I dettagli di questa micro-topografia ci forniranno anche indizi sulla posizione o la forma di costruzioni non oggetto di scavo che sono visibili solo grazie alla conformazione del terreno.”
La seconda tipologia di droni assomiglia agli elicotteri. Hanno meno autonomia ma possono stazionare, prendere immagini a pochi metri dai monumenti, dal più alto al più basso, e tracciare i loro livelli. I risultati saranno questa volta resi in dettaglio su una scala centimetrica. Questa alta definizione fornirà informazioni geometriche, in particolare allineamento e assemblaggio dei blocchi. Ma pure la consistenza e possibili tracce di strumenti o movimenti di costruzione. “La fotogrammetria permette di lavorare e combinare diverse scale, sfruttate nello stesso modello digitale, e proporre un’interpretazione globale dei siti,” ha concluso Yves Ubelman. Per completare questa missione, il suo team effettuerà anche analisi con scansioni laser all’interno dei monumenti, in luoghi confinati e oscuri dove la fotogrammetria non è funzionale.
Link: Ministry of Antiquities – Egypt
Traduzione dal Ministero delle Antichità Egizie. © Ministry of Antiquities, Ufficio Stampa: scritto da Eman Hossni. Sulla base dei resoconti della Missione. Il Ministero delle Antichità Egizie non è responsabile dell’accuratezza della traduzione in Italiano. Foto del Ministero delle Antichità Egizie.

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