Intervista al direttore del Girdi Matrab Archaeological Project, Rocco Palermo, sulla prima campagna di scavi

In quel fertile terreno tra i fiumi Tigri ed Eufrate che è la Mesopotamia, si sono sviluppati alcuni tra i più antichi insediamenti urbani, in cui l’uomo ha iniziato a dotarsi di nuovi e fondamentali strumenti per la propria evoluzione quali, fra tutti, un sistema amministrativo, e una scrittura per annotarlo.

Vista dal drone. Foto Girdi Matrab Archaeological Project dall’Università di Pisa

Proprio nella parte settentrionale di questa regione del Vicino Oriente Antico, precisamente in una delle 4 entità geopolitiche del Kurdistan, quella irachena, si stanno portando avanti nuove campagne di scavo anche grazie al Girdi Matrab Archaeological Project, con la direzione del dott. Rocco Palermo dell’Università di Pisa, insieme ad altri numerosi studiosi e ricercatori da varie parti del mondo accademico, nonché archeologi e studiosi dell’Ufficio Generale delle Antichità del Kurdistan iracheno e della regione di Erbil.

Come spiegato dall’Università di Pisa lo scorso 12 Ottobre, il sito di Girdi Matrab (anche Gird-i Matrab) viene definito ‘multi-periodo’: esso funge infatti un po’ da specchio dell’evoluzione della civiltà per gli strati di cui sembra essere composto. Per individuare e descrivere con accuratezza questi livelli, ci si è dovuti servire di particolari analisi scientifiche e diverse competenze.

Queste considerazioni ci portano subito alla prima delle nostre domande, che abbiamo posto al dott. Rocco Palermo:

L’elenco dei membri del team di questo progetto di ricerca è molto lungo, oltre al suo direttore ci sono anche studenti dall’Università di Pisa, così come da Groningen (Paesi Bassi), dalla SOAS di Londra, ma anche docenti ed esperti dagli Stati Uniti.
Come si è costituito questo team? Potrebbe raccontarcene la storia?

GMAP nasce dalla mia partecipazione come membro stabile dal 2016 e poi vice-direttore, dal 2019, dell’Erbil Plain Archaeological Survey, un progetto territoriale di ricognizione di superficie nella piana di Erbil, diretto dal Prof. Jason Ur, dell’Università di Harvard (USA).
Già dunque da qualche anno la mia linea di ricerca personale e poi quella del progetto sono legati ad una forte collaborazione internazionale. Prima di arrivare a Pisa, sono stato ricercatore postdoc all’Università di Groningen, dove ho ancora molti amici e colleghi, come Nathalie Brusgaard, ricercatrice a Groningen e vice-direttrice del GMAP. Aila Santi da SOAS e Valentina Grasso – ora alla Catholic University of America – erano venute a conoscenza del progetto attraverso colleghi comuni e sono stato dunque molto felice del loro supporto professionale sul campo.
Gli studenti di Pisa, invece, erano stati invitati ad fare richiesta di partecipazione, in quanto GMAP rientra, tra le altre cose, in possibile attività di tirocinio. Tre studenti della Laurea Magistrale – di cui uno straniero, Parsa Kheirandish, dall’Iran – e uno studente della scuola di Specializzazione hanno preso parte alla campagna del 2022.

A questi membri stabili del progetto si aggiungono anche delle collaborazioni sul campo con l’Università di Harvard e la Emory University (USA), oltre che col Direttorato delle Antichità del Kurdistan e con quello della provincia di Erbil.

Il team del Girdi Matrab Archaeological Project. Foto Girdi Matrab Archaeological Project dall’Università di Pisa
Foto Girdi Matrab Archaeological Project dall’Università di Pisa

Avete spiegato del mirabile stato di conservazione di (almeno) uno degli ambienti del sito. Come mai si è preservato così?

In uno dei vani dell’edificio A (Building A), il piano di frequentazione è stato portato alla luce quasi nella sua totale completezza. Si tratta di un pavimento in terra battuta con ciottoli, cocci di ceramica e frammenti di ossa.
La conservazione è forse dovuta all’abbandono dell’edificio e non ad una sua distruzione, dal momento che i muri perimetrali da noi scavati erano di grandi dimensioni e mancavano evidenze certe di una fine violenta dell’edificio stesso (crolli massicci, tracce di bruciato, ecc.).

Girdi Matrab Archaeological Project
L’Area A. Foto Girdi Matrab Archaeological Project dall’Università di Pisa

Quali sono le peculiarità del sito archeologico?

Girdi Matrab – che vuol dire la collina di polvere, in curdo – è un sito cosiddetto multi-mounded (= con più colline). Si tratta di colline antropiche (arabo: tell; curdo: gird; turco: höyuk; farsi: tepe), formatesi a causa dell’abbandono e distruzione delle architetture in mattone crudo, nel corso del tempo, e delle fasi di occupazione successive sulle rovine delle stesse.
Queste collinette artificiali, di varie dimensioni sia in altezza che in estensione, caratterizzano il paesaggio della Mesopotamia, la regione compresa tra i moderni stati di Siria, Turchia settentrionale, Iraq e parte dell’Iran sud-occidentale.

Il sito di Girdi Matrab è dunque formato da cinque colline relativamente basse, che orbitano intorno al mound centrale (circa 6 m sul piano circostante). La particolare morfologia del sito è probabilmente causata dalla presenza di una serie di piccoli wadi (corsi d’acqua stagionali) che hanno attraversato – alcuni in passato – o limitato il sito da Ovest a Est.

La presenza di colline antropiche basse ha altresì permesso di condurre soddisfacenti indagini geofisiche sul sito. Un’ulteriore campagna di indagini è prevista per la primavera 2023. in collaborazione con Petra Creamer (Emory University).

I cinque mound di Girdi Matrab. Immagine Girdi Matrab Archaeological Project dall’Università di Pisa

Lo scavo del sito di Girdi Matrab nella piana di Erbil è stato possibile grazie all’accordo siglato nel 2021 con le autorità del Kurdistan iracheno, ma a parte le istituzioni, che accoglienza ha ricevuto il team da parte dei locali? C’è stata possibilità per i curiosi di avvicinarsi al sito e per il gruppo di vivere anche un po’ la città di Erbil?

Il Progetto è stato reso possibile da una serie di istituzioni che he hanno supportato la riuscita sia economicamente che scientificamente. Il principale supporter di GMAP è la Gerda Henkel Stiftung, fondazione di ricerca tedesca che ha finanziato lo scavo e le ricerche, poi la American School of Overseas Research (ASOR), ente americano che si occupa dello studio e delle ricerche storico-archeologiche in Asia sud-occidentale.
A questi si aggiungono, naturalmente, l’Università di Pisa e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Le autorità del Kurdistan iracheno sono sempre di grandissimo aiuto per noi tutti e ci hanno supportato sul campo, tra le altre cose, con l’organizzazione e la gestione degli operai locali, con lavori di coordinazione e logistica, oltre che agevolando la comunicazione quotidiana.

Girdi Matrab si trova nei pressi del villaggio di Baqrta, nella municipalità di Shamamok, lungo una strada bianca secondaria e in un’area piuttosto isolata. Il numero di curiosi che abbiamo accolto sul sito è davvero limitato, se si esclude qualche pastore locale. Colleghi curdi e di altre missioni internazionali hanno tuttavia fatto visita allo scavo durante la campagna.

La casa del progetto, invece, è ad Erbil – una trentina di km a Nord del sito -, e precisamente nel quartiere di Ainkawa, a Nord della capitale regionale. Si tratta di un quartiere a maggioranza cristiana, molto vivace e con tanti caffe e ristoranti. Studenti e membri dello staff si sono mossi liberamente a Erbil, città molto sicura sotto tantissimi punti di vista, e ne hanno potuto visitare i monumenti e luoghi di interesse, come la Cittadella o il Bazaar, ma anche fare shopping e godersi un ottimo tè al tramonto, il giovedì pomeriggio (per noi, che lavoriamo sul campo in paesi musulmani, l’inizio del weekend).

Per ulteriori informazioni, i risultati della prima campagna di scavo del Girdi Matrab Archaeological Project dal sito dell’Università di Pisa e una panoramica del progetto dall’Università di Harvard.

Write A Comment

Pin It