Il mio Posto è qui, di Cristiano Bortone e Daniela Porto: una storia di riscatto

Leggi qui la recensione di Adele Porzia (26 marzo 2024)
Leggi qui le informazioni ufficiali sul film

DAL 9 MAGGIO 2024 AL CINEMA CON ADLER ENTERTAINMENT

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Il mio Posto è qui, di Cristiano Bortone e Daniela Porto
il poster del film

Il mio Posto è qui è una storia di resilienza e riscatto, non semplicemente di emancipazione. È essenziale partire da questo punto per capire e apprezzare fino in fondo il lungometraggio, proiettato al Bif&st del 2024 e vincitore del premio Giulio Montaldo alla regia e del premio Mariangela Melato per la miglior attrice protagonista, assegnato a Ludovica Martino.

Infatti, in questo film di Daniela Porto e Cristiano Bortone (che sono, inoltre, marito e moglie) che si basa sul libro omonimo, scritto proprio da Daniela Porto e pubblicato quest’anno da Sperling & Kupfer, si racconta di una donna – Marta interpretata appunto da Ludovica Martino – che è costretta a vivere all’interno di una società fortemente patriarcale. Ci troviamo in Calabria, una terra che risulta refrattaria ai cambiamenti, in un periodo complicato compreso tra la Seconda Guerra Mondiale e l’immediato dopoguerra.

Marta si sposa e ha un figlio, ma suo marito muore in guerra. Il suo status di ragazza madre (aspetto su cui il libro si concentra maggiormente) non è visto negativamente durante il regime, ma diviene un problema non appena si conclude il conflitto. Infatti, per far tacere le malelingue, suo padre è costretto a correre ai ripari e la fa sposare con un vedovo, che ha due figli. Marta non lo ama e prova quasi un senso di repulsione nei suoi confronti, ma è comunque obbligata a proseguire con le nozze.

Il nuovo marito, il padre e molti altri personaggi, che percepiamo come negativi, passano tutti in secondo piano rispetto alla donna, quasi fossero delle macchiette di colore che, messe l’uno accanto all’altra, contribuiscono a creare un’atmosfera pesante e soffocante, che opprime la vita della donna. È un espediente narrativo che ho trovato davvero molto interessante. Non individuare e rappresentare un unico cattivo, ma crearne molti che agiscono all’unisono, dà l’idea di quanto sia difficile per un’unica persona opporsi e ribellarsi. Ci fa capire che la realtà è ben più articolata di come spesso la si dipinge. E, questione ancora più interessante, non si capisce chi abbia dato inizio ad un sistema che, di fatto, non risparmia nessuno. Tutti hanno da perdere all’interno di questo mondo postbellico, ove l’apparenza conta più di ogni altra cosa. Perfino chi, appare perfettamente inserito, come il padre di Marta, che si sente messo sotto accusa in quanto genitore e padre di famiglia, perché ha lasciato sua figlia sola con un bambino. L’ha costretta ad un vergogna senza pari.

Eppure, in una società del genere, in cui non vi è possibilità di azione (o almeno così sembra), è possibile ribellarsi. Emanciparsi, appunto, ma solo a patto di resistere con ogni forza e preservare ciò che rende diversi. Infatti, la nostra protagonista potrà farcela grazie all’amicizia di Lorenzo (Marco Leonardi), l’assistente del parroco, che è uno degli ultimi, proprio come lei. Emarginato a causa della sua omosessualità, farà comprendere a Marta che è possibile far fronte comune e cambiare lo status quo dall’interno. Non è un caso, badate, che il ragazzo sproni la protagonista a imparare il mestiere di dattilografa, proprio perché il lavoro è il primo passo verso l’emancipazione.

Nel cinema – spiega la regista e scrittrice – mancano spesso storie con forti ruoli femminili. Questa era l’occasione per avere una meravigliosa protagonista donna”. Eppure, il film non parla solo di emancipazione femminile: “Direi di riscatto in generale. Il riscatto di due emarginati che si si scoprono essere sullo stesso fronte. All’inizio, anche Marta è inglobata nel sistema culturale limitato e chiuso del paese. Disprezza Lorenzo, lo chiama pervertito come tutti gli altri. Poi lentamente comincia a rendersi conto che sono dalla stessa parte” conclude.

Alle volte, la sceneggiatura è troppo ridondante e sottolinea concetti che potevano essere meno retorici, ma il risultato è comunque di livello, perché la pellicola ha dalla sua una trama avvincente e un messaggio potente. Innanzitutto, che un sistema abbatte le minoranze, dividendole. Le isola, le dileggia, finché non rientrano nei contorni ben definiti della normalità. Perciò, per poter cambiare una società che non soddisfa tutti, bisogna far fronte comune, perché nessuno si senta escluso. Eppure, c’è bisogno di tempo. Non è possibile, infatti, stravolgere un intero sistema dal giorno alla notte. È necessario pazientare, essere forti. Essere resilienti. I personaggi, che la scrittrice ha ideato e che ha fatto agire, ne sono ben consapevoli.

Quella che hanno messo su Daniela Porto e Cristiano Bortone è una storia realistica e fiabesca al contempo, che non può che raccontare l’oggi, pur servendosi della lente del passato. Un espediente che non invecchia mai e che in questo caso risulta essere davvero efficace.



IL MIO POSTO È QUI, diretto da Cristiano Bortone e Daniela Porto

con Ludovica Martino e Marco Leonardi

Dopo il successo alla scorsa edizione del Bif&st 2024, dove si è aggiudicato il Premio Giuliano Montaldo alla miglior regia e il Premio Mariangela Melato alla miglior attrice protagonista, Il mio Posto è qui arriva nei cinema italiani – distribuito da Adler Entertainment – dal 9 maggio 2024.

Un film che racconta con verità e coraggio e un taglio fortemente realistico una storia di amicizia ed emancipazione ambientata nella Calabria rurale degli anni ’40, sullo sfondo dei cambiamenti sociali dell’Italia del dopoguerra. Marta è una ragazza madre che per la sua condizione scomoda viene promessa in sposa ad un uomo che non ama. Conosce Lorenzo, l’assistente del parroco, noto come l’uomo dei matrimoni ma scansato da tutti per la sua omosessualità.  Tra loro nasce un intenso rapporto. Grazie a Lorenzo, Marta entra in contatto con quella comunità nascosta e per lei sconvolgente di omosessuali e, lentamente, comincia a prendere coscienza dei suoi diritti come donna. Ma, di quell’angolo remoto di mondo sarà costretta a difendersi in ogni modo dai pregiudizi e dalla cultura patriarcale che la circonda.

Il mio Posto è qui è scritto e co-diretto da Cristiano Bortone e Daniela Porto, quest’ultima autrice anche del romanzo omonimo da cui è tratto il film e in uscita con Sperling & Kupfer il prossimo 12 marzo.

Cristiano Bortone, produttore e regista, ha vinto nel 2008 un David di Donatello con Rosso come il cielo e ha diretto nel 2016 Caffè, la prima coproduzione ufficiale tra Italia e Cina. In questo nuovo film affianca Daniela Porto al suo esordio come regista e sceneggiatrice.

Interpreti principali sono Ludovica Martino, giovanissima ma già volto apprezzatissimo del panorama cinematografico italiano (Skam Italia, Sotto il sole di Riccione, Lovely boy, Il campione, I migliori giorni, Vita da Carlo) e Marco Leonardi, attore dalla pluriennale esperienza cinematografica iniziata come Totò di Nuovo cinema paradiso, passata per grandi successi come Come l’acqua per il cioccolato di Alfonso Arau, C’era una volta il Messico di Robert Rodriguez, Mary di Abel Ferrara e più di recente film molto apprezzati come Anime nere di Francesco Munzi, Maradona di Marco Risi, Tutti i Soldi del Mondo di Ridley Scott, Martin Eden di Pietro Marcello e Padre Pio di Abel Ferrara.

Le riprese si sono svolte tra Gerace (RC), storico borgo della Locride, e la Puglia, con location suggestive che raccontano un’Italia dimenticata.

Il film è stato prodotto da Orisa Produzioni in co-produzione con Goldkind Filmproduktion (Germania), con il sostegno della Fondazione Calabria Film Commission, Apulia Film Commission e della Regione Lazio, Fondo Lazio Cinema International, POR-FESR 2014-2020.

Sinossi del film: All’indomani della fine della Seconda Guerra mondiale, in un piccolo paese calabrese, l’incontro tra Marta (Ludovica Martino), ragazza madre promessa in sposa ad un uomo che non ama, e Lorenzo (Marco Leonardi), l’omosessuale locale conosciuto come “l’organizzatore dei matrimoni”, fa nascere una profonda amicizia che porta la giovane ragazza a sfidare i pregiudizi della comunità che li circonda e a lottare per trovare il proprio posto nel mondo come donna.

IL MIO POSTO È QUI sarà distribuito nei cinema dal 9 maggio 2024 da Adler Entertainment.


IL MIO POSTO È QUI vince al Bif&st 2024 aggiudicandosi due importanti premi nella sezione ItaliaFilmFest/Nuovo Cinema Italiano 

Ai registi Daniela Porto e Cristiano Bortone il Premio Giuliano Montaldo per la Miglior Regia e alla protagonista Ludovica Martino il Premio Mariangela Melato come Migliore Attrice

 

Adler Entertainment e Orisa Produzioni sono orgogliosi di annunciare i due prestigiosi premi vinti dal film Il mio posto è qui durante Bif&st 2024 – Bari International Film&Tv Festival, dove il film è stato presentato in anteprima assoluta nella sezione ItaliaFilmFest/Nuovo Cinema Italiano.

La Giuria della sezione competitiva ItaliaFilmFest/Nuovo Cinema Italiano, presieduta dalla produttrice Donatella Palermo, ha attribuito i seguenti riconoscimenti:

  • Premio Giuliano Montaldo alla miglior regia a Daniela Porto e Cristiano Bortone per aver raccontato con forza, semplicità e rispetto una storia esemplare di emancipazione e lotta al pregiudizio in un luogo e in un tempo apparentemente lontani.
  • Premio Mariangela Melato alla miglior attrice protagonista a Ludovica Martino per aver illuminato l’intero film e aver interpretato con credibilità ed emozione la figura di una donna che contro ogni possibilità riesce a prendere in mano la sua vita.

Comunicazioni ufficiali, video e immagini dall’Ufficio Stampa Echo Group. Aggiornato il 23, 24 marzo e 9 aprile 2024.

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