Il primo desiderio, di Rossella Milone: cosa definisce un’esistenza?
Conosciamo davvero le persone che hanno fatto parte della nostra vita? Quanto hanno influenzato ciò che siamo diventati? Quante sono rimaste nel tempo occupando lo stesso ruolo? Come cambia un’esistenza?

Nel suo nuovo romanzo Il primo desiderio, edito Neri Pozza, la scrittrice Rossella Milone prova a declinare differenti possibilità. Seppur esseri umani accomunati proprio da ciò che ci rende tali, come il desiderio di salvezza, i segreti e i non detti, l’aspirazione alla libertà, alla fuga o al radicamento, non può esistere, infatti, un’unica risposta.
È così che nascono le storie de Il primo desiderio, dalla volontà di esplorare un microcosmo di esistenze che ruotano attorno a un fulcro centrale: Isabel, con la quale ciascun personaggio dei racconti ha una relazione diversa, ma in realtà anche il paesino di Cremano attorno al quale si sviluppa il romanzo nella sua connotazione più corale, inteso come ritratto di un’intera comunità.
L’autrice lo definisce un “romanzo in racconti” e, in effetti, otto sono i racconti che lo compongono, ma ciascuno risulta indipendente e al contempo dipendente in qualche aspetto da quelli precedenti e seguenti, in una stratificazione narrativa tipicamente americana, che trova il suo modello più vicino nel short story cycle.

In tutti, dove meno, dove più, compare Isabel, filo rosso di ogni narrazione, attorno al quale se ne intrecciano altri. L’identità di Isabel, che emerge come personaggio principale, è però frammentata, si costruisce per lo più a partire dallo sguardo e dai rapporti altrui. Sono i vari personaggi dei racconti, infatti, a descrivere una Isabel sempre diversa: bambina egoista, bambina tenera, ragazzina intraprendente e ragazzina inesperta, donna generosa e madre creativa, donna libera e odiosa. È il lettore, allora, a dover comporre il puzzle della sua vita, a partire dall’adolescente che incontriamo nel primo racconto Il custode dei randagi e del rapporto che ha con suo padre Mario, attraversando le sue prime esperienze amorose sessuali e affettive con Cori e la loro migliore amica Matilde, sfiorando l’importanza della sua presenza e assenza nelle vite di Rosa, Sandra e Cecilia, fino a vederla madre di Bianca e compagna di vita di Neil, ormai in pensione e radicata in un solo posto, dopo aver girato il mondo per sfuggire a Cremano e allo scorrere inevitabile del tempo.
“Lì, in quel tempo irrequieto, Isabel e Mario si guardarono in un lungo istante, che rivelò l’uno all’altra quanto spazio poteva insinuarsi tra due persone piene d’amore, nonostante l’amore, e rischiare di seccarlo come un filo d’erba nel deserto.”1
“Ci riusciva perché intuire cosa accade nella testa delle persone è sempre stata una sua capacità cognitiva. Comprenderle, vederle per ciò che sono. A volte sfruttava questo suo istinto solo per egoismo; se, invece, qualcuno le piaceva davvero, allora poteva diventare molto generosa. Gli altri o la temevano o la isolavano. Era una che si annoiava spesso di quelli che aveva intorno, a meno che non venisse sollecitata e incuriosita, e allora riusciva a entrare nei mondi delle persone con la facilità di un saltello. Le aveva detto così, la sua mentore, quando le aveva affidato la mostra e l’aveva presentata al dipartimento universitario e alla giunta regionale: i mondi degli altri. «Saper entrare nel mondo degli altri ti farà sempre sopravvivere al tuo».”2
Costante è poi il non detto che serpeggia all’interno delle relazioni, nella maggior parte dei casi legato a dinamiche familiari esacerbate. Molti dei personaggi, infatti, serbano segreti di cui Isabel diventa custode. In comune tra di loro, però, Mario, Cori, Rosa, Cecilia non hanno soltanto segreti, quanto un desiderio di salvezza, che forse coincide anche con “il primo desiderio” vero e proprio. Non è possibile, allora, trovare una sola definizione di desiderio, che risulta infatti declinabile secondo le indoli di ciascun personaggio.

Si delinea, però, una divisione netta tra chi vuol andare via e chi invece rimane: personaggi che abbandonano il paese natale, Cremano, in cerca della propria salvezza, e altri che restano “paralizzati”, immobili nella loro stretta vita del sud, sotto gli occhi giudicanti di un Maradona stilizzato o del vulcano silenzioso e pronto a esplodere.
“Ma quando le parole sono l’arma, lo scudo è il silenzio. Aveva lasciato Cremano proprio per imparare a proteggersi. Lo aveva capito quando si era sentita un’estranea con la sua famiglia, e tutto quello che aveva cercato per sé era qualcosa di diverso da loro.”3
“Matilde e Luca si guardavano scoprendo che né la genitorialità, né la figliolanza potevano garantirgli una forma di salvezza, ma che, anzi, li strattonava di continuo dalle loro piccole, inutili sicurezze”.4
Cori, ad esempio, primo amore e prima volta di Isabel, in Animaletti finisce per condividere con lei un segreto nel presente che però non ha niente a che vedere con il loro passato condiviso, che pur è appartenuto alla vita di Isabel, ora curatrice di mostre in giro per il mondo e con nessun legame apparente con Cremano e tutto ciò che lo riguarda, se non la casa dei suoi genitori dove conserva alcuni oggetti necessari per allestire le sue mostre.
Del resto, presenti in ogni racconto sono anche i cambiamenti, quelli che tutti si ritrovano a vivere nel corso della propria vita; tutti, tranne Sandra, che immobile nel proprio corpo dolorante, conosce solo giorni tutti uguali, in cui il mondo esterno penetra soltanto attraverso i racconti di Isabel, ancora di salvezza nella solitudine.
“In quelle sere in cui Isabel le concedeva la sua attenzione, Sandra sapeva di non essere esclusa dal tempo, dal luogo in cui tutti in qualche modo procedono. Isabel le parlava dei suoi progetti, che erano sempre troppi, e anche dei suoi voti scolastici, e della smania che aveva di fare in fretta, di sbrigarsi a uscire da quel tempo, da Crema-no, da un ignoto. Sandra le diceva che non c’era proprio nulla da cui uscire. E Isabel le diceva: «Altroché, invece».”5
Non meno memorabili i personaggi e le storie personali di Rosa, la donna delle pulizie in casa di una Isabel bambina, Cecilia, sorella di Cori e gelosa della libertà di Isabel, che fugge al nord per trovare la propria, Luca, figlio di Matilde e Cori, che non trova spazio per sua madre nella sua nuova vita a Dublino, e Bianca, figlia di Isabel e Neil, che s’appresta a conoscere per la prima volta la ferita di un lutto. Di ciascuno l’autrice descrive così una parabola che va dalla perdita alla rinascita o viceversa, in un ciclo che ben rappresenta la parabola umana tutta.
La scoperta di sé, l’identità, la crescita, la nostalgia, il dualismo Nord-Sud, la famiglia con le sue luci e ombre, le convenzioni sociali, la libertà, la morte e persino la natura che accomuna gli animali agli uomini: Il primo desiderio contiene tutto questo.
Con piani temporali che si incastrano, vanno indietro o troppo avanti, quello di Milone è un romanzo denso nella narrazione quanto nella lingua, che cerca e realizza con estrema profondità metafore dal mondo della natura (animali, piante e fiori), scava nell’universo tematico del Sud Italia e arriva a quello dell’intera esistenza umana. Una scrittura e una sola grande storia ricca di sfumature, che non offre risposte facili ma invita il lettore a immergersi nelle complessità delle relazioni umane e a interrogarsi sul peso del passato e sulla possibilità di un futuro diverso.

Note:
1R. Milone, Il primo desiderio, Neri Pozza 2025, p. 40
2 Ivi, p. 61.
3 Ivi, p.171.
4 Ivi, p. 211.
5 Ivi, p. 95.
Giovedì 22 maggio, ore 18:30. Francesca Barracca dialoga con Rossella Milone a tema del suo ultimo romanzo, Il primo desiderio, edito da Neri Pozza (2025) nella collana Bloom.
La diretta sarà ospitata sulla pagina Facebook, sul canale YouTube e in diretta Instagram per ClassiCult, sarà quindi in differita sul canale LinkedIn di ClassiCult e sulla pagina Facebook, sui canali YouTube e Twitch della nostra Wunderkammer.

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.