Il relitto alto arcaico ritrovato nel canale di Otranto può gettare nuova luce sulla storia della Magna Grecia. Con l’ausilio di un mezzo sottomarino filoguidato (Remotely Operated Vehicle) e dotato di strumentazione ad alta tecnologia, gli archeologi della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo sono stati in grado di recuperare una parte del ricco carico del relitto.

Ventidue reperti tra ceramiche fini e anfore da trasporto provenienti da Corinto che grazie ai recenti studi sono stati datati alla prima metà del VII secolo a.C. Si tratta in particolare di tre anfore del tipo Corinzie A , dieci skyphoi di produzione corinzia, quattro hydriai sempre di produzione corinzia, tre oinochoai trilobate in ceramica comune e una brocca di impasto grossolano di un tipo molto comune a Corinto.

Il relitto di Otranto
Il relitto di Otranto. Foto: Ministero della Cultura

“Molto interessante il pithos, recuperato frammentario”, spiega Barbara Davidde, “con tutto il suo contenuto costituito da skyphoi impilati al suo interno in pile orizzontali ordinate. In questa fase, se ne contano almeno 25 integri, oltre a diversi frammenti pertinenti ad altre coppe. Il numero totale degli skyphoi ed eventuali altri elementi contenuti originariamente nel pithos saranno definiti attraverso uno scavo in laboratorio con la rimozione del sedimento marino”.

Il relitto di Otranto
Il relitto di Otranto. Foto: Ministero della Cultura

“La scoperta ci restituisce un dato storico che racconta le fasi più antiche del commercio mediterraneo agli albori della Magna Grecia, meno documentate da rinvenimenti subacquei, e dei flussi di mobilità nel bacino del mediterraneo – ha spiegato il Direttore dei Musei, Massimo Osanna, che ha visitato il laboratorio di restauro della Soprintendenza nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo, in occasione del 60° Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia,  e ha proseguito – è un  carico intatto che getta luce sulla prima fasi della colonizzazione greca in Italia meridionale, grazie anche allo stato di conservazione significativo che ci permette di capire quello che trasportavano: non solo cibi come olive, ma anche coppe da vino considerate beni di prestigio e molto apprezzate anche dalle genti italiche”.

Il relitto di Otranto
Il relitto di Otranto. Foto: Ministero della Cultura

I reperti attualmente si trovano nei laboratori di restauro della Soprintendenza istituita nel 2019 e preposta alla tutela, conservazione e ricerca dell’immenso patrimonio subacqueo del nostro Paese.

Il relitto di Otranto
Il relitto di Otranto, team. Foto: Ministero della Cultura

In considerazione dell’importanza del relitto, il Ministero della Cultura ha in previsione di procedere al recupero dell’intero carico che risulta costituito da circa duecento reperti, ancora sparsi sul fondale, di cui si dispone già di una mappatura georiferita, al restauro dei reperti e alla realizzazione delle analisi archeometriche sui materiali e archeobotaniche su residui organici e vegetali che potrebbero essere ancora presenti nel sedimento che riempie molte delle ceramiche recuperate, come per esempio in una delle anfore corinzie che ha restituito i resti di noccioli di olive.

 

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