7 Aprile 2015
Gli archeologi trovano il luogo nel quale il famoso tesoro scita da Witaszkowo era stato nascosto
Più di 130 anni fa, nell’area dell’odierna Witaszkowo (provincia di Lubusz) un contadino locale scoprì dozzine di ornamenti in oro. Datavano tutti al sesto secolo a. C. ed erano associati alla presenza della tribù guerriera degli Sciti. Fino a poco tempo fa, gli archeologi non erano in grado di determinare la precisa collocazione della scoperta. Una pubblicazione appena uscita getta nuova luce su questo problema.
Gli archeologi polacchi hanno cercato senza successo il luogo della scoperta a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nel 2001-2004, nell’area di Witaszkowo uno studio congiunto si è tenuto, condotto dall’Università Cardinale Stefan Wyszyński University di Varsavia, dall’Istituto di Archeologia ed Etnologia PAS e dall’Ufficio Affari Archeologici della Sassonia, guidato dal Prof. Zbigniew Kobyliński e dal dott. Louis Daniel Nebelsick.
Pubblicato dalla Fondazione Archeologica di Zielona Góra, in edizione bilingue (Inglese – Polacco), il libro presenta i risultati degli scavi portati avanti – come è risultato poi – con successo. Analizzando i documenti d’archivio preservati nei musei di Berlino, e con la ricerca sul campo, gli archeologi hanno identificato il luogo originale della scoperta. Si tratta del campo di una fattoria, situato tra gli odierni villaggi di Witaszkowo e Kozów.
Durante gli scavi hanno scoperto una fonte cerimoniale murata con pietre, nella quale vi erano centinaia delle cosiddette ciotole consacrate con omphalos (“ombelico” convesso al fondo), modellato sulla base dei contenitori per libazioni rituali utilizzati dagli antichi Greci. Questo rituale implicava il versare liquidi preziosi come sacrificio per le divinità. In Polonia, ritrovamenti di questo tipo sono conosciuti solo come oggetti funerari. Nel medesimo posto, gli archeologi hanno scoperto grani di collane in vetro, probabilmente originarie delle steppe del Mar Morto. L’area vicino la fonte era coperta con pietra pavimentaria e uno strato di bruciato. Ci sono anche resti di un ponte di legno che conduce dal vasto focolare alla fonte.
L’analisi metallografica degli oggetti in oro prova che non sono mai stati usati, ma mostrano i segni del fuoco. Secondo i ricercatori, le indicazioni puntano a un suo utilizzo come luogo di culto di divinità acquatiche. I rituali qui includevano libazioni e l’uso del fuoco, e poi si collocavano oggetti di valore nella fonte. Tra questi c’era il “tesoro di Witaszkowo”, offerto dagli Sciti come dono diplomatico ai capi locali – secondo una speculazione dei ricercatori. Questa è un’altra importante scoperta nel libro – gli Sciti non si limitavano a distruggere e saccheggiare, ma provarono anche ad assicurarsi un controllo sicuro delle lunghe rotte commerciali, stabilendo buoni rapporti con la popolazione locale.
“Questa scoperta ci ha permesso di rifiutare la credenza precedentemente prevalente che il +Tesoro di Witaszkowo+ fosse le spoglie di guerra catturate dalla locale popolazione durante battaglie con gli invasori Sciti, o una tomba di un capo Scita” – ha concluso il Prof. Kobyliński.
Il libro “Finding and contextualising of the Vettersfelde / Witaszkowo Hoard” è stato pubblicato col supporto finanziario del Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale sotto la Priorità 5 “Protezione dei Siti Archeologici”. Il volume è a cura del Prof. Zbigniew Kobyliński. I testi per la monografia sono stati preparati da archeologi polacchi, tedeschi e spagnoli. La pubblicazione contiene materiale pienamente corredato da fonti, così come l’analisi con più sfaccettature di tutti i materiali, inclusi i dati d’archivio acquisiti durante la precedente ricerca del tardo diciannovesimo e primo ventesimo secolo, così come lo studio sistematico condotto negli anni 2001-2004.