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Terme di Caracalla

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Terme di Caracalla
Storia e numeri

La storia

Lo schema planimetrico del complesso è quello delle “grandi terme imperiali”: non solo edificio per il bagno ma anche luogo per il passeggio, lo studio, lo sport e la cura del corpo. Il blocco centrale, quello destinato propriamente alle terme, è disposto su un unico asse lungo il quale si aprono in sequenza caldarium, tepidarium, frigidarium e natatio (quest’ultima dalle dimensioni di una piscina olimpionica); ai lati, disposti simmetricamente e raddoppiati, le due palestre e gli spogliatoi.

Erano invece collocate nel recinto che circonda l’area centrale le cisterne e le due biblioteche simmetriche, a sud, due grandi esedre racchiudenti ambienti caldi e di ritrovo, a ovest e a est, gli accessi principali e le tabernæ inserite nello spazio perimetrale, a nord. I sotterranei

erano il fulcro della vita del complesso, il luogo in cui lavoravano centinaia di schiavi e di operai specializzati a far funzionare l’ingegnosa macchina tecnologica delle terme.

Conservati per circa due chilometri, i sotterranei erano un dedalo di grandi gallerie carrozzabili (6 metri di altezza per 6 di larghezza all’incirca), dove si trovavano tutti i depositi di legname, un mulino, il mitreo, l’impianto di riscaldamento (i forni e le caldaie) ma anche quello idrico, una fitta rete di piccoli cunicoli che serviva per la posa delle tubazioni in piombo e per la gestione dell’adduzione e della distribuzione dell’acqua.

Le gallerie più grandi, quelle del riscaldamento, correvano sotto quasi tutto l’edificio ed erano illuminate da lucernai, che permettevano anche la circolazione d’aria per impedire che il legname conservato marcisse. Le loro grandi dimensioni erano legate alla necessità che vi transitassero i carri carichi di legna trainati da cavalli.

Il cosiddetto Tempio di Giove sorge in prossimità del limite orientale delle Terme, ed era un edificio che invece faceva parte integrante del complesso imperiale la cui funzione assieme alle biblioteche ed altri ambienti posti sul recinto era specificamente dedicata alle attività culturali.

Gallery. Crediti per le foto: Fabio Caricchia

I numeri

  • 216 d.C. inaugurate da Marco Aurelio Antonino Bassiano detto Caracalla, figlio di Settimio Severo.

  • 235 d.C. anno in cui furono probabilmente ultimate. Eliogabalo e Severo Alessandro, infatti, completarono le Terme con porticati e alcune decorazioni. Costantino modificò il caldarium con l’inserimento di un’abside. Lo attesta un’iscrizione tuttora conservata nei sotterranei.

  • 37 metri di altezza in numerosi punti.

  • 337 x 328 metri circa la superficie delle Terme alimentate da una derivazione – fatta costruire da Caracalla nel 212 d.C. dell’acqua Marcia, arricchita dalla captazione di nuove sorgenti, e che prese il nome di acqua Nova Antoniniana.

  • 5 livelli: 2 piani in alzato e 3 in sotterraneo.

  • 18 cisterne fornivano tutte le utenze dell’edificio, vasche e fontane.

  • 50 forni consumavano 10 tonnellate al giorno di legname per il riscaldamento e la cottura del pane.

  • 9000 operai al giorno per 5 anni circa: la forza lavoro per la costruzione dell’edificio.

  • 9 milioni di laterizi usati per la costruzione.

  • 252 colonne: il numero stimato, di cui 16 alte più di 12 metri.

  • 156 nicchie per statue.

  • 6000/8000 frequentatori al giorno.

  • 537 d.C. dopo l’assedio di Vitige, re dei Goti, le Terme furono abbandonate per il taglio degli acquedotti.

  • XII secolo: già da questo periodo le Terme furono cava di materiali per la decorazione di chiese e palazzi.

  • XVI secolo: sotto papa Paolo III Farnese, nel 1545-1547, avvenne la spoliazione delle sculture che finirono a decorare il suo nuovo palazzo. Un esempio per tutti il Toro Farnese, oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Nel tempo l’area fu sicuramente adibita a vigne e orti.

  • 1824: cominciano gli scavi sistematici che continuano per tutto il secolo, fino ai primi del Novecento quando, indagato il corpo centrale, si passò all’esplorazione del corpo perimetrale e di parte dei sotterranei.

  • 1993: ultima stagione lirica estiva all’interno del caldarium, dopo un’occupazione risalente al 1938. Nel 2001 riprende la stagione estiva dell’Opera, con un palcoscenico rimovibile.

  • 1996: ultimo ritrovamento di statuaria. Una statua acefala di Artemide.

  • 2012: le Terme di Caracalla si aprono all’arte contemporanea. Michelangelo Pistoletto esegue e dona alla Soprintendenza il Terzo paradiso con reperti delle Terme stesse.

  • 2016: Pistoletto realizza La mela reintegrata, in marmo di Carrara, collocata in esposizione permanente al centro dell’antico posto di guardia per il custode-controllore del traffico di carri, legname e uomini impegnati a mandare avanti la complessa macchina delle Terme.

  • 2017: prima mostra di arte contemporanea: il 19 ottobre inaugurazione di Molti, una mostra di Antonio Biasiucci curata da Ludovico Pratesi nella suggestiva cornice dei sotterranei della Terme.
    Caracalla IV dimensione: il 24 dicembre iniziano le visite guidate con visore, le Terme di Caracalla sono il primo grande sito archeologico coperto nel suo intero percorso con la realtà immersiva in 3D.

  • 2018: il 13 giugno si inaugura Mauro Staccioli. Sensibile ambientale, la prima grande retrospettiva sullo scultore toscano scomparso il gennaio 2018.
    Il 23 ottobre si inaugura Omnia Flumina Romam Ducunt, mostra di architetture sonore di Alvin Curran.

  • 2019: restauro di un nuovo settore dei sotterranei, inaugurato il 18 giugno con la mostra di Fabrizio Plessi Il segreto del tempo.

  • 2022: il 7 giugno si inaugura l’intervento Idee di pietra. Giuseppe Penone a Caracalla.
    Il 23 giugno tornano visitabili dopo oltre 20 anni le pitture di una lussuosa domus di età adrianea, parzialmente distrutta per dare spazio al terrazzamento delle terme.

  • 2023, il 24 febbraio nei sotterranei e nel mitreo apre Mysterion di Yuval Avital. Il 26 giugno 2023 inaugurazione della mostra fotografica Letizia Battaglia Senza fine. Il 24 novembre inaugurazione della mostra Calvino, sfida al labirinto.

Testi [1] [2] e immagini dall’Ufficio Stampa Soprintedenza Speciale di Roma. Crediti per le foto: Fabio Caricchia

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