NARCISO. LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
Roma,
Terme di Caracalla
15 maggio 3 novembre 2024

Narciso. La fotografia allo specchio è il titolo della mostra fotografica visitabile alle Terme di Caracalla dal 15 maggio al 3 novembre 2024. Il progetto espositivo è promosso dalla Soprintendenza Speciale di Roma, diretta da Daniela Porro, e organizzato da Electa con la cura di Nunzio Giustozzi.

78 iconici scatti d’autore suddivisi in tre sezioni sono allestiti in due ambienti coperti e nella natatio del monumento.

Roma Terme di Caracalla mostra Narciso. La fotografia allo specchio
Foto di Fabio Caricchia ©Soprintendenza Speciale di Roma

«Le mostre fotografiche e, più in generale, sull’arte dei nostri tempi alle Terme di Caracalla acquistano un fascino e una suggestione tutti particolari riflette Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma grazie alla dialettica con le maestose vestigia romane che danno al contemporaneo una dimensione di eternità. Così come è senza tempo il tema del doppio, dello specchio, dello specchiarsi e del rispecchiarsi, eternato da Narciso, come dimostrano le infinite versioni del mito. Qui lo riscopriamo attraverso gli scatti dei grandi fotografi del Novecento, con immagini dal forte valore simbolico e aperte alle interpretazioni, speriamo le più diverse, dei visitatori».

La mostra rientra nel programma di iniziative che celebrano il ritorno dell’acqua alle Terme Antoniniane sotto il segno di Narciso, il giovane che, come narra mirabilmente il poema ovidiano, si innamora del suo “bel volto adorabile” (Umberto Saba) riflesso in una fonte. I temi dello specchio e del riflesso sono ricorrenti nel lavoro di potente suggestione di 35 fra i più importanti fotografi internazionali del XX e XXI secolo. Alle variazioni contemporanee sul mito sarà specificatamente destinata una sezione del percorso, in cui opere scelte dialogheranno con citazioni letterarie classiche e moderne, in un preludio ideale al tema di un ciclo di incontri in programmazione per il prossimo settembre, con l’organizzazione e la curatela di Electa, dal titolo Noi, narcisi in uno specchio d’acqua.

In questi appuntamenti sarà approfondito il ruolo decisivo dell’immagine nella nostra società.

«Una mostra poliedrica, la cui tematica centrale scaturisce dal progetto più ampio di rinascita delle Terme di Caracalla afferma Mirella Serlorenzi, direttrice del monumento – iniziato con la realizzazione dello specchio d’acqua, che genera molte connessioni e stimoli: il mito, il raddoppio, l’introspezione, la bellezza, la deformazione, l’autorappresentazione, la maschera, il palcoscenico della vita. Temi che hanno sempre pervaso la natura umana rinnovandosi in ogni epoca e centrali nella mostra Narciso. La fotografia allo specchio, pensata per catturare anche l’attenzione e l’interesse dei giovani. Nel suo significato archeologico, il monumento rimane protagonista di questi interventi di valorizzazione per coinvolgere il visitatore attraverso un’esperienza culturale totale».

Il tema del doppio è inscritto nei meccanismi profondi della letteratura e delle arti che ne sono da sempre affascinate per le sue implicazioni antropologiche e psicologiche: dall’antichità al barocco, dal romanticismo al simbolismo, fino al teatro, al cinema, alla danza, alla moda nel Novecento. Ai fotografi lo specchio/riflesso, non meno dell’ombra, ha tradizionalmente offerto un veicolo estetico di accelerazione di fascino e di bellezza, talora un espediente di deformazione, oppure un amplificatore di realtà nel comporre inquadrature ed effettuare tagli, per raggiungere inedite prospettive della visione, uno scarto di punti di vista e messe a fuoco per attirare l’attenzione verso una soglia misterica o verso l’altrove.

All’interno di questo sconfinato campo, la mostra è incentrata, nell’epoca del selfie pervasivo, sull’esperienza, sempre perturbante, dell’incontro con stessi, con la messa in discussione di identità stabili, ruoli sociali e sessuali, sullo specchio riflesso dell’anima, capace di rivelare talvolta, come accade agli attori nell’intimità del camerino, la persona dietro l’apparenza.

Un percorso avvincente sulla passione dello sguardo attraverso l’opera di alcuni dei più illustri fotografi del Novecento (e nell’arte a partire dalle avanguardie con Claude Cahun e Florence Henri), ma anche di molte altre fotografe finalmente riconosciute e di nomi più attuali, forse meno noti al grande pubblico, che l’esposizione aiuta a scoprire e apprezzare.

«Il visitatore potrà muoversi fra ritratti di celebrità, interni enigmatici e tranches de vie còlte nel tempo a diverse latitudini afferma Nunzio Giustozzi, curatore della mostra − duplici illusioni accostate per sintonia o per contrasto in un racconto teso, oltre l’occasione, alla storia di ogni singola immagine, soggetti e motivi che hanno continuato a ispirare autori anche molto distanti cronologicamente e nelle loro traiettorie o poetiche».

In un cortocircuito visivo inedito e straniante, una sezione della mostra affronterà infine il topos dell’Autoritrano allo specchio, permettendo un ravvicinato confronto, occhi negli occhi, con i fotografi stessi, le cui sembianze sono divenute famose al pari dei loro memorabili scatti.

I 35 fotografi in mostra: Simon Annand / Eve Arnold / Gian Paolo Barbieri / Cecil Beaton / Ilse Bing / Claude Cahun / Robert Capa / Lisetta Carmi / Mat Collishaw / Bruce Davidson / Robert Doisneau / Alfred Eisenstaedt / Burt Glinn / Guido Harari / Florence Henri / Frank Horvat / David James / Richard Kalvar / Astrid Kirchherr / Hiroji Kubota / Herbert List / Giorgio Lotti / Fabio Lovino / René Maltête / Fosco Maraini / Simone Martinetto /Duane Michals / Inge Morath / Philippe Morillon / Helmut Newton / Guido Rey / Steve Schapiro / Ferdinando Scianna / Jeanloup Sieff / Wanda Wulz.

Roma Terme di Caracalla mostra Narciso. La fotografia allo specchio
Foto di Fabio Caricchia ©Soprintendenza Speciale di Roma

PERCORSO MOSTRA
NARCISO È IL FOTOGRAFO?
“I narcisi, davanti agli specchi.”
Corrado Govoni, Dove stanno bene i fiori, 1907

“Trovandomi completamente sprovvisto di ogni altra materia mi sono presentato a me stesso come soggetto e argomento del mio libro”, scriveva Montaigne nella prefazione ai Saggi. Visto che la maggioranza dei fotografi preferisce osservare quello che ha intorno, con l’irriverenza di Frank Horvat non vogliamo credere che autoritrarsi per loro equivalga a “legittimare una masturbazione, con in più il vantaggio di essere irreprensibile”. Il che non vale nemmeno per quei pochi che hanno fatto della propria immagine la loro cifra in un’indagine conoscitiva del sé e in una progressione espressiva (compositiva ed emotiva) lunga tutta la vita.

Il critico Max Kozloff ha parlato di “uno spazio immaginativo, uno stato mentale, una presa di distanza”, un luogo personale distinto da quello in cui si vedono o incontrano le persone, le cose del mondo, anche se il fotografo, come il pittore, non disdegna talvolta di comparire, seppur defilato, da ambo i lati della cornice.

Poco importa il dove (lo studio, una stanza d’albergo, l’en plein air urbano, un’automobile…) e il come.

Il genere dell’autoritratto allo specchio implica diversi problemi tecnici: l’inversione della destra con la sinistra; la necessità di una terza mano per rilasciare l’otturatore; l’incertezza su quello che otterrai se fissi lo specchio e non il mirino.

Qualsiasi superficie riflettente fa convergere gli sguardi su di noi, sul fotografo, sulla macchina fotografica, presenza ingombrante nell’inquadratura, con un attraversamento e un rimbalzo che tradisce, negli inganni ottici, la dissociazione, la moltiplicazione che la fotografia opera, mostrando simultaneamente oggetti reali e virtuali, stimolando una riflessione profonda sulla sua natura.

Il percorso espositivo contempla non a caso alcune testimonianze dell’ausilio degli specchi nella fotografia delle avanguardie, usati, come ha saputo dire Giovanni Battista Martini, allo scopo di dilatare lo spazio, interrompere la visione, contraddicendone la verità prospettica, offrendo, nell’infinita possibilità di ripetizione, una lettura ambigua, illusoria che sollecita lo spettatore alla ricerca dell’identità dell’immagine stessa.

PERCORSO MOSTRA
OH, IL BEL VOLTO ADORABILE!
È sparito, Narciso. Dalla sua bellezza emanava, continua, una fragranza intensa come il profumo di eliotropo.
Ma vedere se stesso era il suo destino.
Rainer Maria Rilke

“La nostra epoca ha nutrito la propria disperazione nella bruttezza e nelle convulsioni… noi abbiamo esiliato la bellezza, i Greci per essa hanno preso le armi.” Seguendo il monito di Albert Camus, la resuscita Gian Paolo Barbieri con il giovane che, come per incanto, chiude il cerchio delle forme, o Herbert List con i suoi desiderabili ragazzi. Non sono i soli ad accarezzare filologicamente il sublime attraverso l’elegia del proprio innamoramento, una passione impossibile, sul filo tagliente della sensualità di un volto, del sottile erotismo dei corpi, anche se al fuoco della bellezza occorre scaldarsi e non bruciare.

La triste storia di Narciso, consegnata alla cultura europea dal poeta latino Ovidio, ha dato vita nei secoli a una ricca serie di rifrazioni e di varianti nell’arte e nella poesia fino all’età moderna, quando rivive nella seduzione dell’estetismo torbido di Oscar Wilde come nella grazia di Cecil Beaton, nel fenomeno del narcisismo edonistico, urgenza ormai collettiva della società instillata tempi addietro dalle icone pop.

Questa avventura simbolica è anche un’allegoria del fantasma della visione, dell’immagine inquietante, che ci costringe a fare i conti con la nostra identità e con la nostra coscienza nelle opere complesse di Duane Michals non immemori della suggestione surrealista di Magritte. D’altronde “un’apparenza esterna è solo un interno a una condizione di mistero” (Novalis).

Come ha saputo osservare Ferdinando Scianna: “Nel mito antico di Narciso sono racchiuse tutte le ragioni della fascinazione e dell’orrore che da sempre gli specchi hanno suscitato sugli uomini. In questo mito possiamo trovare forse anche tutte le metafore che contiene la fotografia, l’invenzione fatale del nostro tempo, secondo Alberto Savinio. Fatale e ambigua.”

PERCORSO MOSTRA
IL RIFLESSO DELL’ANIMA
“Il cristallo ci spia. Se tra le quattro pareti della stanza c’è uno specchio, non sono più solo. C’è il riflesso, l’altro che appresta all’alba un tacito teatro”.
Jorge Luis Borges, Gli specchi
(da L’artefice, 1960)

Miraggi, ombre, duplicazioni, attraversamenti popolano i versi dei poeti del Novecento. “Il reale è il riflesso” sosteneva Federico García Lorca (Sesamo), indagando lo stato inconsistente di sospensione fra essere e apparire, còlto solo per brevi impalpabili momenti che, per la loro complicità con il visibile e l’invisibile, potremmo chiamare “magici”. Il medesimo intendimento anima la fotografia, sin dall’inizio definita “specchio con memoria”, una fabbrica di visioni da incubo, realtà alterate, vite parallele cui Borges ha dedicato ispirati componimenti.

Molte delle immagini in mostra registrano “quel volto che guarda il volto che lo sta guardando”, specchi falsi, “pittori legittimi dei nostri difetti”, come li crede La Fontaine nelle sue Favole: spettri che invece di incrementare il riconoscimento dell’umano lo diminuiscono. Tanto più quando si tratta di divi o stelle dello spettacolo  le cui fattezze si sono già convertite in un ricettacolo anonimo dei mille sguardi che ogni giorno li inseguono, li imitano, li perseguitano che riconquistano la loro verità di uomini e donne in un dialogo profondo con il nello spazio intimo di un camerino.

Non mancano inoltre fotografie messe in fila per rispondere al dilemma di John Szarkowski: “La fotografia è uno specchio, che riflette un ritratto dell’artista che l’ha fatta, o una finestra attraverso la quale si può conoscere meglio il mondo?”. Un attore del teatro Kabuki al trucco, la sposa di Lahore, gli ospiti di una residenza psichiatrica con i loro rituali, bambini in un orfanotrofio del Vietnam, una gang di Brooklyn negli anni Cinquanta, la toilette di un’anziana signora in una casa di riposo milanese, culturisti a Benares: sono solo alcuni dei soggetti degli speculari scatti che fanno propendere anche per la seconda alternativa. 

Rari, quasi assenti invece gli specchi rotti, finiti in frantumi, altro luogo frequentatissimo da fotografi e artisti tesi a evocare la frammentazione del reale: non solo per scaramanzia.


NARCISO. LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO

Roma, Terme di Caracalla

viale delle Terme di Caracalla, 52

Periodo: 15 maggio 3 novembre 2024

Promossa da Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti e Paesaggio

Organizzazione e comunicazione Electa

A cura di Nunzio Giustozzi

Orari

9.00 -19.00 fino al 30 settembre

9.00 18.30 fino 26 ottobre

9.00 16.30 fino al 3 novembre La biglietteria chiude un’ora prima
Lunedì chiuso

Biglietti

13 intero

7 ridotto

Riduzioni e gratuità secondo la normativa vigente

Informazioni

www.soprintendenzaspecialeroma.it

Testi e immagini dall’Ufficio Stampa – Soprintedenza Speciale di Roma.

Dove i classici si incontrano. ClassiCult è una Testata Giornalistica registrata presso il Tribunale di Bari numero R.G. 5753/2018 – R.S. 17. Direttore Responsabile Domenico Saracino, Vice Direttrice Alessandra Randazzo. Gli articoli a nome di ClassiCult possono essere 1) articoli a più mani (in tal caso, i diversi autori sono indicati subito dopo il titolo); 2) comunicati stampa (in tal caso se ne indica provenienza e autore a fine articolo).

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