Warsaw Mummy Project: individuata la prima mummia egizia con feto

L’avanzamento scientifico delle tecniche di analisi su individui mummificati artificialmente sta consentendo al Warsaw Mummy Project di rilevare notevoli informazioni sui e dai defunti conservati nel Museo Nazionale di Varsavia. Infatti, lo studio sulla collezione di mummie egizie del Museo non si è spinto ad una approfondita analisi sui resti umani fino al 2015, anno in cui il progetto ha implementato le sue ricerche oltre lo studio dei materiali fino a studi antropologici.

Warsaw Mummy Project
Analisi radiologiche condotte sulla mummia. Foto Aleksander Leydo/Warsaw Mummy Project

L’ultima scoperta riguarda la presenza di un feto in una mummia dell’élite tebana, rilevato grazie ad analisi radiologiche sul corpo materno, questa rappresenta un unicum nelle ricerche archeo-antropologiche.

Tale nuova individuazione sarà fondamentale per gli specialisti al fine di ricostruire l’ambito, tutt’oggi poco conosciuto, della gravidanza nei tempi antichi, oltre a poter fornire informazioni sulle usanze funerarie egizie e sull’interpretazione della gravidanza nell’antica religione egizia.

Warsaw Mummy Project
Sarcofago e Mummia del caso studio. Foto National Museum in Warsaw and Warsaw Mummy Project

La presenza del feto ha dato una completa reinterpretazione di questa mummia, deceduta tra i 20 e i 30 anni e tra la 26° e la 30° settimana di gravidanza. Infatti, il sarcofago contenente questo individuo conservato in un cartonnage, acquistato da Jan Wezyk-Rudzki e donato all’Università di Varsavia nel 1826, fu realizzato per un sacerdote tebano di nome Hor-Djehuty nel I secolo a.C.

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Sarcofago della mummia analizzata. Foto (c) B. Bajerski/Muzeum Narodowe w Warszawie

Inoltre, il luogo del suo ritrovamento rimane incerto, Wezyk-Rudzki scrisse nei suoi appunti che la mummia fu ritrovata in una delle tombe reali di Tebe. In realtà, ciò non può essere comprovato, potrebbe trattarsi di un dato ideato con il fine di aumentare il prezzo d’acquisto della mummia.

Certamente la donna doveva far parte della nobiltà tebana, in quanto la sua imbalsamazione fu effettuata da esperti con estrema cura e materiali di alta qualità. Inoltre, era dotata di un ricco corredo di amuleti e si ipotizza fossero presenti altri reperti purtroppo depredati dagli antiquari nel diciannovesimo secolo.

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Dettaglio del bendaggio e della struttura scheletrica della mummia. Foto Warsaw Mummy Project

I risultati delle indagini in corso sono stati pubblicati sul Journal of Archaeological Science.

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Classe '97, laureata in Archeologia Storia dell'Arte e Scienze del Patrimonio Culturale curriculum archeologico presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Studentessa magistrale del cds Archeologia: Oriente e Occidente curriculum Egitto e Vicino Oriente Antico presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale.

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