6 Gugno 2015

COLOSSEO: RICOSTRUITO IL MONTACARICHI DELLE BELVE
Intervento del Ministro Franceschini

COLOSSEO:
COSÌ FUNZIONAVA LA MACCHINA DELLO SPETTACOLO
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Torna nei sotterranei del Colosseo una delle macchine che rendevano l’anfiteatro degli imperatori il più complesso apparato scenografico dell’impero. Uno dei 28 montacarichi in uso
da Domiziano a Macrino (fine I sec.d.C-inizi III d.C.): invisibili agli spettatori, improvvisamente proiettavano le belve sull’arena, per animare gli spettacoli di caccia o per eseguire le condanne a morte. Il
montacarichi è stato realizzato seguendo rigorosi criteri filologici e le originarie modalità costruttive.
Per il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, on. Dario Franceschini, «la positiva collaborazione tra pubblico e privato nella ricostruzione di uno dei più complessi apparati scenografici dell’antichità dimostra quanto ancora si possa fare per la valorizzazione del Colosseo.
La suggestione di questa macchina scenica potrà essere colta appieno quando sarà restituita l’arena all’anfiteatro Flavio. Il ministero è al lavoro per questo grande progetto di tutela e valorizzazione che aumenterà la carica evocativa di uno dei monumenti più famosi al mondo arricchendone il percorso di visita e rendendolo ancora più fruibile e comprensibile ai viaggiatori».
«È un importante intervento di archeologia sperimentale – spiega il Soprintendente Francesco Prosperetti – , perché comincia a svelarci in concreto cosa potessero essere gli spettacoli al Colosseo.
La ricostruzione dell’intera arena, su cui stiamo lavorando, dovrà restituire in chiave contemporanea questa grandiosa macchina scenica». L’operazione nasce dalla collaborazione tra la
Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma e la Providence Pictures, che nel 2013 propone la ricostruzione di un montacarichi per la realizzazione del documentario Colosseum – Roman death
trap, del regista Gary Glassman, assumendosi i costi dell’intera operazione. La Soprintendenza chiede che il dispositivo scenico sia fedele all’originale, che funzioni e duri oltre la realizzazione del film a beneficio di studiosi e visitatori. Sotto la direzione di Rossella Rea, archeologa e responsabile del monumento, il progetto viene realizzato dall’ingegnere Umberto Baruffaldi con la consulenza
scientifica dell’ingegnere Heinz Beste, dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, e dell’architetto Barbara Nazzaro.
La progettazione e la costruzione del montacarichi sono durati 15 mesi: «Un intervento, unico al mondo – racconta Rossella Rea – , che si è svolto sotto la vigilanza della Soprintendenza: il manufatto
è stato posizionato con estrema precisione nella collocazione originale, senza neanche sfiorare le strutture antiche».
La Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma in collaborazione con Electa presenta oggi la ricostruzione del montacarichi: le dimensioni
del macchinario corrispondono a quelle ricavate dalle tracce rimaste nelle murature in tufo nel sotterraneo del Colosseo. La gabbia misura 180 cm per 140, con un metro di altezza interna.
L’ascensione, di circa 7 metri, è ottenuta con 15 giri di argano sospinto da 8 uomini che lavoravano su due piani alti 1.60 metri, 4 sotto e 4 sopra. Potevano essere sollevati fino a 300 chili di carico.
Dopo la messa in onda del documentario, questa macchina scenica è resa visibile a tutti visitatori, entrando a far parte dei percorsi didattici e delle visite guidate al Colosseo.

Come da MIBACT, Redattore Renzo De Simone

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