16 Novembre 2015

Archeologi polacchi studieranno i geoglifi kazaki

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Dozzine di misteriosi geoglifi, segni monumentali visibili dall’alto, che consistono principalmente in tumuli di terra, sono stati scoperti in Kazakhstan da un archeologo dilettante. Gli archeologi dall’Istituto di Preistoria dell’Università Adam Mickiewicz a Poznań hanno raggiunto un team internazionale di ricercatori nel tentativo di comprendere il loro significato.

La stampa ha salutato il ritrovamento chiamandoli le “Linee di Nazca del Kazakhstan” perché l’altopiano di Nazca in Perù è il luogo delle più note forme paesaggistiche, chiaramente visibili dall’alto – che descrivono figure geometriche, piante e animali. Il celebre giornale New York Times ha riferito alcuni giorni fa sullo studio dei Geoglifi in Kazakhstan.

I polacchi si sono uniti al progetto su invito di Giedre Motuzaite Matuzeviciute dell’Università di Vilnius e di Andrei Logvin e Irina Szevnin dell’Università Kazaka di Kostanay. Il team di studenti sotto la supervisione di Kasper Hanus, dottorando all’Istituto di Preistoria dell’Università Adam Mickiewicz a Poznań, analizza i dati disponibili e li classifica sulla base della metodologia GIS (Geographic Information System), utilizzata in archeologia.
Lo scopritore dei segni – Dmitry Dey, economista kazako ed appassionato di archeologia, fece la scoperta guardando alle cartine rese pubblicamente disponibili su Google Earth. Gli Archeologi di Poznań, con l’aiuto di Wojciech Ostrowski dell’Università della Tecnologia di Varsavia, oltre alle cartine analizzeranno pure le immagini dell’area, prese dal satellite Corona negli anni sessanta e settanta del secolo scorso, e i modelli numerici di terra, acquisiti dal Rilevamento Geologico effettuato dagli Stati Unit. Tutto questo al fine di determinare il quadro completo e il contesto della creazione dei segni. D’altra parte, scienziati dal Kazakhstan e dalla Lituania stanno ricercando il panorama storico dei geoglifi scoperti – e loro portano il più grande fardello del lavoro.
“Si crede che i geoglifi siano visibili solo dall’aria. Abbiamo impostato un’ipotesi funzionale, comunque, che nel caso dei simboli scoperti in Kazakhstan possa essere completamente diverso” – ha spiegato Kasper Hanus. Secondo l’archeologo, i geoglifi scoperti erano “segni di proprietà”, commissionati dai regnanti locali. Da dove viene questa idea?
“Abbiamo notato che molti dei simboli in Kazakhstan, visibili sulle foto satellitari – tra i quali i sono una svastica, distintiva, e forme geometriche complesse formate da croci, cerchi, nel loro simbolismo sono coerenti con i tamga, segni dei clan utilizzati dai popoli nomadi della steppa” – ha riferito Hanus.
Il team polacco utilizzerà strumenti computerizzati avanzati al fine di analizzare i geoglifi in termini della loro visibilità dalla steppa. Secondo Hanus, non è stato possibile determinare se i geoglifi fossero stati creati in luoghi particolarmente esposti – di modo che potessero essere chiaramente visibili alle comunità locali e da informare loro quale tribù possedesse la terra.
Con scavi dall’ambito limitato, effettuati all’interno di pochi geoglifi, gli scienziati li hanno datati alla tarda Età del Bronzo o agli esordi dell’Età del Ferro, 800 a. C. circa. Gli Archeologi hanno attirato l’attenzione alla scala del progetto – alcuni dei pattern misurano centinaia di metri in lunghezza – la loro costruzione deve aver coinvolto dozzine, se non centinaia di persone e molte ore di duro lavoro, programmate in dettaglio. Nel frattempo, i costruttori erano nomadi, e si spostavano con le loro greggi.
“Le settimane a venire comporteranno un lavoro di scrivania intensivo, ma l’anno prossimo programmiamo di unirci al team che guida gli scavi all’interno dei geoglifi. Ad ogni modo, il nostro gruppo non porterà avanti gli scavi, utilizzerà solo le capacità dei moderni strumenti di prospezione archeologica, droni compresi” – ha riferito Hanus.

 
Traduzione da PAP – Science & Scholarship in Poland, di Szymon Zdziebłowski. PAP non è responsabile dell’accuratezza della traduzione. I credit per la foto sono così contrassegnati: PAP/ EPA/ Peruvian Aerophotographic Service 23.07.2004.

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