All’interno della società spartana un limite strutturale era rappresentato dal problema dell’integrazione degli iloti, motivo per cui fu sempre più acuto il contrasto tra spartiati, poco numerosi, e schiavi, in netta superiorità numerica. Il timore della rivolta tormentava gli Spartani i quali, consapevoli della propria povertà demografica e dei problemi di gestione di un numero così elevato di schiavi, vivevano come un gruppo «circondato da nemici» (Senofonte, Elleniche, 3.3.4). Infatti per riequilibrare la proporzione demografica interna e ridurre la tensione sociale, gli spartani furono costretti a prendere misure straordinarie come l’allontanamento dei Βρασίδειοι e l’eliminazione di duemila iloti nel 424.

Basti pensare che numerosi storici moderni hanno ipotizzato uno stato di rivolta permanente a Sparta. Negli ultimi anni però alcuni studiosi hanno proposto una nuova teoria che tende a sfumare l’intensità delle rivolte, riducendo questa “rivolta perenne” ad una sola effettiva ribellione: quella del 464. In quell’ anno un terremoto particolarmente violento devastò Sparta causando la morte di circa duemila persone e la distruzione della maggior parte degli edifici. In questo contesto catastrofico Iloti e Messeni approfittarono per rivoltarsi: quella che inizialmente poteva sembrare una semplice sollevazione, degenerò ben presto in una vera e propria guerra, la III Guerra Messenica (Tucidide 1. 101. 2).

Messene
Il teatro dell’antica Messene. Foto di Herbert Ortner, CC BY 2.5

Secondo Antioco di Siracusa tra il V e il IV secolo i greci hanno ampiamente dibattuto il problema delle condizioni della servitù di tipo ilotico. Mentre era ormai sviluppata la schiavitù-merce, costituita anche dai barbari, e si teorizzava il diritto ad asservire questi ultimi, si presentava un problema di difficile gestione per i Greci, quello delle servitù di tipo ilotico, ovvero che questi servi erano Greci sottomessi da Greci di altra stirpe e provenienza. Il caso era stato reso presente dalla vicenda dei Messeni. È opportuno, secondo quanto dichiara Annalisa Paradiso, chiarire la differenza tra «il concetto di “sollevazione” ilotica e quello di “rivolta nazionalistica “, cioè di “guerra messenica”»[1] . Tucidide racconta una misteriosa sollevazione ilotica, tramata dal reggente Pausania:

« Vennero a sapere che Pausania tramava qualcosa in combutta con gli iloti, ed era vero: aveva promesso di concedere loro la libertà ed i diritti di cittadinanza se si fossero sollevati con lui e se avessero collaborato con lui alla realizzazione dell’intero piano. Ma neppure a questo punto gli Spartani vollero prendere qualche misura punitiva nei suoi confronti, non prestando fede neanche ad alcuni iloti delatori. Preferirono comportarsi con lui come sono soliti fare tra di loro, per non assumere avventatamente qualche decisione irreparabile ai danni di uno Spartiata, in assenza di prove irrefutabili ». (Tucidide 1.132. 4-5.)

Nell’area intorno a Sparta oggi. Foto di Semipaw, CC BY 3.0

Secondo la testimonianza proposta dallo storico, agli iloti furono promesse la libertà e la πολιτεία. Patterson, in virtù di ciò, ritiene che la condizione giuridica degli iloti rappresenta un problema da chiarire. La teoria da lui elaborata si basa innanzitutto sull’indagine relativa all’utilizzo di un diritto legale collegato alla vendita degli iloti fuori i confini territoriali della città. Ma l’aspetto ancora più importante dei suoi studi è teso ad analizzare le relazioni tra iloti e spartani in virtù dei diritti concessi da questi ultimi.

Infatti gli Iloti hanno rappresentato una classe sociale vessata da violenze e pratiche umilianti, condizione che veniva trasferita anche ai figli. Il disprezzo degli Spartani si manifestava ad esempio dall’imposizione di costumi infimi fino a costrizioni degradanti per la loro persona. Il concetto elaborato da Patterson si basa sul concetto di “natal alienation” e “social death”, che tecnicamente fa riferimento alla condizione di isolamento dalle protezioni e di supporto fornito da parentela e comunità. Questo fenomeno poteva verificarsi in tre circostanze: responsabilità giuridica per omicidio, spostamento forzato della famiglia/comunità e servizio specializzato prestato presso i padroni spartani.

Grazie a Mirone di Priene sappiamo che gli Spartiati imponevano agli Iloti l’atimia (il bando che privava, in tutto o in parte, dei fondamentali diritti civili il cittadino colpevole o in stato di accusa), applicando sul loro corpo una forma di violenza fisica vera e propria e morale, attraverso l’imposizione di una veste vergognosa. La pena capitale colpiva tutti gli iloti che eccedessero per vigore e floridezza; infatti era riservata un’ammenda ai padroni che non uccidevano i propri schiavi più aitanti.

Gli Iloti dovevano sottostare ad un crudele e violento rituale attraverso il quale ricevevano un numero fisso di frustate all’anno. Dunque quella che poteva sembrare una punizione era in realtà una semplice ma efferata abitudine. Queste pratiche meschine avevano un peso psicologico ben preciso poiché dovevano servire per rammentare agli iloti la loro condizione di schiavi. La violenza spesso poteva sfociare anche nell’eliminazione fisica dello schiavo stesso.

Gli spartiati godevano del diritto di vita e di morte sugli iloti: Aristotele afferma che gli efori, non appena entrati in carica, gli dichiaravano guerra affinchè non fosse sacrilego massacrarli. Gli spartani adottavano criteri ben precisi per eliminare gli iloti. Basti pensare che Mirone parla dell’eliminazione di quegli iloti che per forza fisica e struttura corporea rischiavano di assomigliare allo stereotipo dello Spartano, invece di confondersi tra gli altri iloti ed essere scelti per diventare prede da cacciare nel corso di quella macabra “ caccia all’ilota ” notturna, nota con il nome di κρυπτεία.

Dal sito archeologico di Sparta. Foto di StanTravels, CC BY-SA 4.0

Dunque Sparta, a differenza di Atene, regolava il trattamento degli schiavi attraverso disposizioni istituzionali e cruente pratiche rituali finalizzate all’eliminazione degli schiavi stessi. Attraverso alcune di queste barbare usanze gli iloti venivano messi in ridicolo e umiliati, costretti a svolgere i lavori più infimi e degradanti e portare un copricapo di pelle di cane e vestirsi di pelli di animali (Ateneo, Deipnosofisti, 657d). Talvolta erano costretti a bere una grande quantità di vino prima di presentarsi alle mense pubbliche per mostrare ai giovani lo spettacolo indegno di un ubriaco oppure gli veniva imposto di cantare e danzare al ritmo di motivi ignobili impedendogli di prendere parte alle attività di svago destinate alle persone libere.

Tutte queste usanze violente e repressive sono la testimonianza del timore che gli Spartani nutrivano verso un’eventuale ribellione da parte degli iloti. Con questo articolo si chiude la nostra indagine sull’ilotismo, spero vi siate appassionati quanto me in questo viaggio nella società spartana.

Sparta Iloti società spartana
Il teatro dell’antica Sparta col monte Taigeto sullo sfondo. Foto di Κούμαρης Νικόλαος

[1] Annalisa Paradiso, Forme di dipendenza nel mondo greco, ricerche sul libro VI di Ateneo, Bari, 1991.

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