Frammenti di storia: Eliopoli si racconta”

Dal 2 giugno al 6 agosto 2023 la nuova mostra del ciclo “Nel laboratorio dello studioso”

Frammenti di storia: Eliopoli si racconta, al Museo EgizioGrazie alle iscrizioni che si conservano sugli oggetti e che riportano i nomi di chi li ha commissionati, possiamo identificarne i proprietari di due delle tre sfingi: i faraoni Thutmosi III e Sheshonq I. Ricerche ancora in corso potranno fornire in futuro informazioni sulla testa frammentaria della terza sfinge esposta. Se tra i primi a scavare a Eliopoli, infatti, a inizio Novecento ci fu l’archeologo Ernesto Schiaparelli, all’epoca direttore dell’Egizio, oggi è invece impegnata sul campo una missione archeologica egiziano-tedesca (Heliopolis Project); la collaborazione con il Museoha tra i suoi obiettivi anche quello di mettere in parallelo i risultati degli scavi di Schiaparelli con quelli del presente:un confronto tra archeologia del passato edi oggi, che vede tra gli studiosi in campo la curatrice della mostra e del Museo Egizio, Federica Ugliano. La curatrice di “Frammenti di storia: Eliopoli si racconta” ha conseguito un dottorato di ricerca in studi umanistici (Scienze dei Beni Culturali) presso l’Università degli Studi di Trento, con una tesi dedicata allo studio della collezione predinastica del Museo Egizio, di cui ha curato anche il riallestimento. Ha inoltre partecipato a diversi scavi in Italia e in Egitto (Luxor, Abido e Eliopoli). Tra i suoi interessi rientrano la cultura materiale del periodo predinastico, la storia della ricerca archeologica agli inizi del XX secolo e lo studio degli archivi egittologici.

I frammenti di tre piccole sfingi che provengono da Eliopoli, uno dei principali siti sacri nell’antichità: sono alcuni dei reperti protagonisti della mostra “Frammenti di storia: Eliopoli si racconta”, il nuovo appuntamento con il ciclo di esposizioni bimestrali, “Nel laboratorio dello studioso”, un viaggio dietro le quinte del Museo Egizio, alla scoperta dell’attività scientifica condotta dai curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca del museo. La mostra, che debutta il 2 giugno all’Egizio, accende un faro su alcuni dei reperti trovati dall’archeologo Ernesto Schiaparelli e dal suo team di archeologi nella campagne di scavo condotte a cavallo tra il 1903 e il 1906 a Eliopoli, oggi chiamata El-Matariya e situata in un sobborgo del Cairo.

La mostra si conclude il 6 agosto 2023.

La storia di Eliopoli inizia circa 5500 anni fa, ben prima di faraoni, piramidi e geroglifici. A quest’epoca risalgono infatti i primi reperti in mostra, che testimoniano la presenza di un antichissimo villaggio, costruito sulla cima di una collina di sabbia per mettersi al sicuro dall’inondazione periodica del Nilo. Secondo uno dei miti raccontati dagli antichi egizi sull’origine dell’universo, il dio Atum avrebbe creato il mondo, tutti gli dèi e le creature che lo popolano, dalla sommità di una collina primordiale, emersa dalle acque dell’oceano Nun. che venne identificata proprio con la collina di Eliopoli. A causa di questa sua origine “mitologica”, a partire almeno dall’epoca del faraone Djoser (2700 a.C. circa) piccoli santuari etempli sempre più monumentali, preceduti da viali di sfingi e obelischi, prendono il posto delle abitazioni. Eliopoli si trasforma così in uno dei più importanti centri religiosi di tutto l’Egitto, diventando sede di culto e venerazione di tante divinità e, in particolare, del dio del sole, Ra. Il nome di origine greca che ancora utilizziamo, HeliouPolis – “Città del Sole”, deriva proprio da questa antica tradizione.

Non erano però solo i faraoni a lasciare doni votivi, con dediche e invocazioni agli dèi, ma anche le persone comuni. Tra gli oggetti che potevano essere dedicati alle divinità di Eliopoli, si trovano anche reperti insoliti: in mostra si può ammirare un fossile di riccio marino rinvenuto all’interno di uno dei depositi votivi, scoperti nel 1903 proprio dalla Missione Archeologica Italiana. I geroglifici incisi sulla superficie piana del fossile ci svelano che un sacerdote, di nome Tjanefer, ha trovato questo oggetto curioso e ha deciso di mostrare la propria devozione, consacrandolo al dio Ra e deponendolo all’interno di uno dei suoi templi.

Sono previste due visite guidate da un’ora con la curatrice della mostra: la prima martedì 13 giugno e la seconda martedì 11 luglio, entrambe alle 16.00. La partecipazione è consentita a un massimo di 25 persone con prenotazione online; il costo è di 7 euro a persona (escluso il biglietto d’ingresso).

Tra le curiosità in mostra anche una delle tante cassettine in legno utilizzate per riporre e trasportare i reperti archeologici, e fatta costruire da Ernesto Schiaparelli.

Testo e foto dall’Ufficio stampa della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino

Dove i classici si incontrano. ClassiCult è una Testata Giornalistica registrata presso il Tribunale di Bari numero R.G. 5753/2018 – R.S. 17. Direttore Responsabile Domenico Saracino, Vice Direttrice Alessandra Randazzo. Gli articoli a nome di ClassiCult possono essere 1) articoli a più mani (in tal caso, i diversi autori sono indicati subito dopo il titolo); 2) comunicati stampa (in tal caso se ne indica provenienza e autore a fine articolo).

Write A Comment

Pin It