LA CHIMERA, film scritto e diretto da Alice Rohrwacher

una produzione tempesta / Carlo Cresto-Dina con RAI Cinema

in co-produzione con

Ad Vitam Production (Francia), Amka Films Productions (Svizzera)

con il contributo di

Ministero della Cultura (Italia)

Ufficio Federale della Cultura (Svizzera)

CNC Aide aux Cinemas du Monde (Francia)

in associazione con

RSI Radiotelevisione Svizzera (Svizzera), NEON (USA), ARTE France Cinéma (Francia), TRT – Cinema (Turchia), Canal + (Francia), Ciné + (Francia)

Prodotto da Carlo Cresto-Dina

co-prodotto da Gregory Gajos, Alexandra Henochsberg, Pierre-François Piet, Michela Pini, Amel Soudani

Produttori Associati

Valeria Jamonte, Manuela Melissano

Produttori Esecutivi

Eli Bush, Jeff Deutchman , Rich Klubeck, Alessio Lazzareschi, Tom Quinn, Michael Weber

Distribuzione Italia

01 Distribution

Vendite Internazionali:

The Match Factory

Prossimamente al cinema

La locandina del film
La locandina del film La Chimera

Sinossi:

Ambientato negli anni ’80, nel mondo clandestino dei “tombaroli”, La chimera racconta di un giovane archeologo inglese (Josh O’Connor) coinvolto nel traffico clandestino di reperti archeologici.
Completano il cast Isabella Rossellini, Carol Duarte, Alba Rohrwacher e Vincenzo Nemolato.

Ognuno insegue la sua chimera, senza mai riuscire ad afferrarla. Per alcuni è il sogno del guadagno facile, per altri la ricerca di un amore ideale…
Di ritorno in una piccola città sul mar Tirreno, Arthur ritrova la sua sciagurata banda di tombaroli, ladri di corredi etruschi e di meraviglie archeologiche. Arthur ha un dono che mette al servizio della banda: sente il vuoto.
Il vuoto della terra nella quale si trovano le vestigia di un mondo passato.
Lo stesso vuoto che ha lasciato in lui il ricordo del suo amore perduto, Beniamina.
In un viaggio avventuroso tra vivi e morti, tra boschi e città, tra feste e solitudini, si svolgono i destini intrecciati di questi personaggi, tutti alla ricerca della Chimera.

La chimera, di Alice Rohrwacher. Gallery

NOTA DI ALICE ROHRWACHER

un mondo sotterraneo

Nel luogo in cui sono cresciuta capitava spesso di ascoltare storie di segreti ritrovamenti, di scavi clandestini e di avventure misteriose. Bastava restare in un bar la sera tardi, o fermarsi in una fraschetta di campagna per sentire di quel tale che col trattore aveva scoperchiato una tomba villanoviana, o dell’altro che scavando di notte vicino alla necropoli aveva rinvenuto una collana d’oro così lunga da poter circondare una casa, e dell’altro ancora che era divenuto ricco, in Svizzera, vendendo un vaso etrusco che aveva trovato nell’orto.

Storie di scheletri e fantasmi, di fughe e di oscurità.

La vita che mi stava attorno era costituita di più parti: una solare, contemporanea, affaccendata, e una notturna, misteriosa, segreta. C’erano molti strati, e tutti ne facevamo esperienza: bastava scavare per pochi centimetri la terra ed ecco che tra i sassi appariva un frammento di manufatto, fatto da altre mani. Da che epoca mi stava guardando? Bastava recarsi nelle stalle e nelle cantine dei dintorni per rendersi conto che quei luoghi erano stati altro, erano forse tombe etrusche, rifugi d’altre epoche, luoghi sacri. Questa vicinanza tra il sacro e il profano, tra la morte e la vita, che ha caratterizzato tutti gli anni della mia crescita mi ha sempre affascinato ed ha dato una misura al mio sguardo. Per questo ho deciso di fare finalmente un film che racconti questa trama stratificata, questo rapporto tra due mondi, probabilmente l’ultimo tassello di un trittico su un territorio che si interroga su una domanda centrale: che cosa fare del passato?

La morte è qualcosa che la nostra società ci impone di affrontare individualmente, al massimo all’interno di una famiglia. Invece, confrontandomi col passato, vedevo un’idea della morte integrata nella vita e nella collettività.

Arthur, lo straniero

Protagonista assoluto de La Chimera è Arthur, lo straniero. Abita sulle mura della città: né dentro né fuori. Viene da un paese non ben identificato, Inghilterra, Irlanda… Ma forse non è importante, lui stesso non vuole svelarlo. Escluso dal viavai quotidiano eppure parte determinante della banda che lo ha scelto come guida e capo, Arthur fa parlare molto di sé.

Arthur è diverso da tutti loro in quanto non appartiene al territorio alla banda. Quello che lui cerca non sono il guadagno, i soldi, l’avventura, ma qualche altra cosa che è difficile da condividere. Gli piace, è vero, frequentare la banda, subisce il fascino del paese con le sue feste, le sue luci, i suoi fuochi e quel senso di comunità che lui non ha mai sentito. È una fascinazione di antica memoria, che condivide con i tanti giovani che dal nord scendevano in Italia durante il loro Grand Tour restandone ammaliati. Ma non gli basta.

Come Orfeo che cerca Euridice (l’Orfeo di Monteverdi scandisce i capitoli del film), così Arthur sente che scavando può trovare qualcosa che ha perduto, fosse la famosa e tanto cantata “porta dell’aldilà”. E aldilà c’è Beniamina, la donna che ha perso molti anni prima, la sua radice.

La Chimera è anche una storia di amore, ma che non può risolversi in un amore individuale. Arthur sente la nostalgia dell’amore, di qualcosa che ci lega agli altri, la nostalgia di una radice. È il filo rosso di Beniamina? Forse è quella la radice che rende ogni uomo parte di qualcosa di più grande, di sacro.

visivamente

Abbiamo lavorato con tre formati di pellicola: il 35 mm che si presta all’affresco, all’iconografia, alla grande pagina illustrata che interrompeva i libri di fiabe, il super16 mm che ha una densità narrativa e una capacità sintetica senza pari, e che come una scrittura magica riesce a farci entrare direttamente nel cuore dell’azione, e il 16mm rubato da una piccola cinepresa amatoriale, come fossero degli appunti a matita sul bordo di un libro.

Nel racconto de La Chimera ho provato a intrecciare dei fili molto lontani tra di loro, come in un arazzo d’oriente. Ho provato a giocare con la materia del film, rallentando, accelerando, cantando, dichiarando e ascoltando. Osservando gli uccelli in volo, che per gli etruschi rappresentano il nostro destino.

Perché la cosa più importante è, come dentro un caleidoscopio, riuscire a rintracciare nella storia di un uomo la storia degli uomini, e ritrovarci tutti insieme attorno ad un film a chiederci che cosa disgraziata e buffa, che cosa commovente e violenta sia l’umanità.

Bibliografia essenziale

Guerrieri di Polvere /Sergio Paglieri

I predatori dell’arte perduta /Fabio Isman

Tombaroli si nasce /Gismondo Tagliaferri Etnografia dei tombaroli della Tuscia/ Mirko Luniddi Luoghi Etruschi /D.H Lawrence

Canti Orfici /Dino Campana

Orfeo Euridice Hermes /R. M. Rilke

CAST

Josh O’ Connor, Carol Duarte, Isabella Rossellini, Alba Rohrwacher, Vincenzo Nemolato, Yle Vianello, Giuliano Mantovani, Gian Piero Capretto, Melchiorre Pala, Luciano Vergaro detto “Catirre”, Ramona Fiorini, Luca Gargiulo

CREW

fotografia HÉLÈNE LOUVART

montaggio NELLY QUETTIER

scenografia EMITA FRIGATO

costumi LOREDANA BUSCEMI

suono XAVIER LAVOREL

trucco ESMÉ SCIARONI

casting director CHIARA POLIZZI

acting coach TATIANA LEPORE

aiuto regista NICOLA SCORZA

organizzazione GIORGIO GASPARINI

Sul set del film, tempesta, ha adottato EcoMuvi, il disciplinare internazionale di sostenibilità ambientale, certificato, per la produzione audiovisiva.

 

Testo, video e immagini da 01 Distribution.

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