Esistono biografie di critici d’arte avvincenti al pari delle opere da essi esaminati: è questo il caso di Margherita Sarfatti, scrittrice e giornalista divenuta celebre tra l’altro anche per la storia d’amore con il Duce.

Foto di Giuliana Dea

Appartenente ai Grassini, famiglia ebraica abbiente e rinomata, era particolarmente istruita e capace di parlare fluentemente ben quattro lingue. La sua carriera nell’imprenditoria la vide fondatrice della prima società di vaporetti a Venezia e del primo gruppo finanziario finalizzato a mutare il Lido in luogo turistico. Convertitasi al cattolicesimo, sposò l’avvocato socialista Cesare Sarfatti per poi trasferirsi a Milano dove scriverà per il quotidiano del PSI “Avanti!”, di cui diverrà responsabile per la rubrica di critica d’arte.

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Nel 1912 conobbe il dirigente del Partito Socialista Italiano, Benito Mussolini, con il quale nascerà una relazione che durerà più di vent’anni, inducendola a sostenere le posizioni del Duce e a diventare redattrice del suo quotidiano “Il Popolo d’Italia” e direttrice editoriale della sua rivista politica “Gerarchia”. Durante la Prima Guerra Mondiale morì suo figlio Roberto, al quale dedicò un monumento funebre dell’architetto Terragni. Negli anni Venti il suo salotto divenne uno dei centri culturali più frequentati di Milano, con la fondazione nel 1922 il Gruppo del Novecento, al quale aderirono molti artisti, sebbene poi si allontanarono dal suo progetto di dar vita all’arte fascista.

Foto di Giuliana Dea

Alla morte del marito, nel 1924, scrisse la biografia del Duce, che ebbe notevole successo in tutto il mondo e fu tradotta in diciotto lingue. La storia segreta con Mussolini destò le gelosie della moglie e dopo qualche anno la donna fu allontanata dal “Popolo d’Italia”, scrivendo poi per la “La Stampa” a Torino. Opposta fortemente all’alleanza con la Germania di Hitler, ruppe definitivamente la relazione con il Duce sostituita da Claretta Petacci.

Foto di Giuliana Dea

Mentre la sorella ed il marito venivano uccisi ad Auschwitz, lei si trasferì negli Stati Uniti d’America ed in Sud America dove scrisse la sua autobiografia mai pubblicata con la modificazione di “Dux” che prenderà il nome di “My fault”. Rientrata in Italia, nel 1955 pubblicò il libro di memorie “Acqua passata” per poi ritirarsi nella sua villa nei pressi di Como sino alla morte. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo un testo di versi, il romanzo “Il palazzone” e ovviamente molteplici volumi di arte, tra i quali “Storia della pittura moderna” (1930). Una vita intensa la sua, di cui ci restano dei ricordi nell’Archivio del ‘900 del Mart a Rovereto.

Foto di Giuliana Dea
Foto di Giuliana Dea

Le opere fotografate potrete trovarle negli spazi della mostra “Margherita Sarfatti: segni, colori e luci a Milano“, fino al 24 febbraio 2019 al Museo del Novecento a Milano.

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