Megalopolis, film di Francis Ford Coppola
Clicca qui per la recensione a cura di Francesco Ariani (15 ottobre 2024)
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Megalopolis, film di Francis Ford Coppola – Opzioni per lo streaming
Megalopolis – può il sogno di Coppola emozionarci?!
Che il mondo della narrativa sia popolato di sognatori non è una novità, e non lo è nemmeno sapere che alcuni di questi sognatori scommettano tutta la loro vita su di un singolo progetto. Pensiamo ad esempio ad un riferimento pop, il gioco Final Fantasy, così chiamato da Hironobu Sakaguchi e Shigeru Miyamoto perché, temendo la bancarotta, erano convinti quel gioco sarebbe stata la loro “ultima fantasia”. Francis Ford Coppola, forte di una inventiva e di una carriera da invidiare, non ha affatto pensato a Megalopolis come al suo ultimo film, ma senza ombra di dubbio è quello su cui più ha investito, in termini di tempo, impegno e denaro.
È emerso nel corso degli anni che la prima idea che Francis Ford Coppola ha avuto per Megalopolis risalga ad un periodo intorno al 1977, iniziando a scrivere il film solo nel 1983. Da allora la carriera del regista è proseguita con un successo dopo l’altro, interrompendosi bruscamente una decina di anni fa per poi riprendere ora, con questo scintillante sogno, non tanto nuovo di zecca, che è costato al regista quasi cinquanta anni di pensieri, passi in avanti e dietrofront. Per realizzare Megalopolis, il regista ha messo soldi di tasca sua e arrivando persino a vendere parte della cantina che porta il suo nome pur di poter pubblicare questo film, che vanta tra l’altro un cast spettacolare e in parte a lui caro.
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Adam Driver, Aubrey Plaza, Shia LeBeouf, Nathalie Emmanuel, Jon Voight, Dustin Hoffman, Giancarlo Esposito e Laurence Fishburne sono solo alcuni dei grandi nomi prestati a ruoli di spicco e parti secondarie di questa pellicola. Megalopolis immagina un’America ispirata maggiormente all’antica Roma, la sua città più importante Nuova Roma – sostanzialmente New York – guidata dal sindaco Franklyn Cicero deve affrontare una crisi senza precedenti, che potrebbe far cadere la civiltà per come è conosciuta. Ad affrontare l’ostinata ritrosia alla novità del sindaco, Cesar Catilina – interpretato da Adam Driver – cercherà di portare alla luce la sua Megalopolis, un progetto di città che porterebbe pace e uguaglianza per tutti. In questo scontro ideologico, filosofico, politico e fisico, si inseriranno tutti gli altri personaggi, in particolare la figlia del sindaco, Julia Cicero – interpretata da Nathalie Emmanuel – che farà da ponte fra il padre e il geniale Cesar.
Affidandosi alle parole di Francis Ford Coppola, l’idea alle spalle di Megalopolis è, tristemente, precorritrice dell’attuale stato in cui versano gli Stati Uniti e parte del mondo moderno. Gli stati di diritto sono a rischio in molte nazioni, guerre percorrono il mondo intero e la memoria storica degli orrori della seconda guerra mondiale sembra non bastare per fermare i rigurgiti di quegli stessi sentimenti che all’epoca portarono il mondo intero sull’orlo della distruzione. La soluzione, per il regista, risiede negli occhi degli artisti, nella loro capacità di immaginare e plasmare il mondo ma, soprattutto, nella loro capacità di pensare e sfruttare il tempo in modo completamente diverso da qualsiasi altra persona.
Megalopolis si apre proprio con una scena in cui un terrorizzato Adam Driver, in cima al Chrysler Building, sembra sul punto di buttarsi verso morte certa, quando all’improvviso blocca il tempo. Da questo momento in poi vedremo più e più volte il personaggio ripetere questa azione e, anche, giocare con esso – quando in stato di alterazione dovuta ad alcool e droghe – fino alla scena finale del film, in cui non sarà lui a farlo, che appare quasi un passaggio di testimone artistico. Ma del tempo c’è una costante menzione in tutto il film: i personaggi si affrontano parlando del tempo a loro disposizione, del tempo in cui bisogna prendere decisioni importanti per il popolo, persino la scenografia e i costumi creano un conflitto fra epoche diverse. Il conservatore Franklyn Cicero vorrebbe adoperare soluzioni che soddisfino il popolo nell’immediato, mentre Cesar Catilina vuole creare la sua Megalopolis pensando al futuro, ritenendo che scelte impopolari nell’immediato debbano essere prese per garantire un futuro roseo per tutti.
E gli altri personaggi del film, vi chiederete? Fra chi si schiera dalla parte del sindaco e chi dalla parte del geniale Cesar, ci sono coloro che in un certo senso non vivono in alcun tempo, coloro che non pensano a queste cose e ragionano solo in termini personali, abietti, reazionari e violenti. Personaggi come WOW Platinum e Clodio Pulcher – interpretati da Aubrey Plaza e Shia LeBeouf – fanno a meno della filosofia, del dibattito con l’avversario, ma fanno proprie le tattiche più sporche e meschine pur di raggiungere i loro personalissimi obiettivi, al costo della vita di chiunque. Non è un caso che proprio il personaggio interpretato da Shia LeBeouf sia quello più vicino a coloro che nella pellicola somigliano alle frange estremiste, nazisti, fascisti o in generale sostenitori di qualsiasi propaganda violenta che, più che liberare le masse, dà libero sfogo ai più bassi istinti umani pur di cercare sollievo e validazione.
Megalopolis appare così come un film che elabora e comunica messaggi profondi sulla nostra società, sul ruolo degli artisti in essa e del rapporto che essi hanno con le istituzioni e con il popolo e, fondamentalmente, è così. Ma forma e contenuto non sono la stessa cosa e, se il contenuto di Megalopolis è di altissimo livello, frutto di una mente intelligente e positiva come quella di Francis Ford Coppola, la forma di questo film non sembra tenere del tutto il passo. Si pensi ad esempio ad una scena in particolare, con la quale il regista voleva provare a sperimentare un approccio teatrale ma che, a conti fatti, è fallito: ad un certo punto del film il personaggio interpretato da Adam Driver doveva ricevere una domanda da un intervistatore che, nei piani del regista, doveva alzarsi dal pubblico e porre la domanda.
Ebbene, tale scena segue il copione di Francis Ford Coppola solo in alcuni cinema, mentre in altri tale servizio è stato negato: al posto di una persona fisica, in queste sale una voce fuoricampo porrà quelle domande al personaggio di Adam Driver. Lungi dal cambiare il senso della scena, queste modifiche all’idea originale del regista rappresentano già come alcune idee alla base di Megalopolis non funzionino concretamente, o perché mal pensate o perché, potrebbero pensare alcuni, troppo avanti rispetto alla bassezza del resto del mondo. Non limitandoci a questa scena, molti elementi del film creano un contrasto di intenti e realizzazione che mina in qualche modo la forma di questo film.
Le interpretazioni dei vari attori e attrici sono superlative nella maggior parte dei casi, seppure sia evidente come i membri più anziani del cast fatichino a tenere in scena i loro personaggi, in particolar modo Jon Voight e Dustin Hoffman, il cui personaggio tra l’altro appare e scompare dalla scena in modo decisamente strano e affrettato. I costumi e le scenografie, come detto, accentuano quel senso di discussione sul tempo, di confronto fra vecchio e nuovo, fra una mentalità retrograda ed una innovativa. Eppure in più di una occasione ciò che viene messo in scena appare troppo: troppo didascalico, troppo macchiettistico, troppo in molti sensi. Se da una parte questa esagerazione fa sì che il messaggio venga veicolato con certezza al fruitore, in altre occasioni questo appare eccessivamente didascalico, perdendo di forza.
Fra scene oniriche così confuse e protratte nel tempo da far perdere il filo del discorso, altre scene che sfidano eccessivamente il senso di incredulità del pubblico e alcuni dialoghi fondati principalmente sul citazionismo di filosofi e politici romani, Megalopolis non sembra tenere completamente fede al suo spirito di innovazione, di estensione verso un futuro brillante per tutti. Il gigantesco sogno chiamato Megalopolis di Francis Ford Coppola è così ambizioso e ricco di idee da catturare, interessare e intrattenere, quando non si perde in sé stesso dimenticandosi, a tratti, che questo film non era proiettato solo nella mente del suo regista, ma in delle sale con degli sconosciuti che, purtroppo, non vedono il mondo con lo stesso sguardo del regista.
Megalopolis forse non è il film dell’anno che i fan del regista si aspettavano e, tantomeno, la sua migliore pellicola: ma è una gemma sulla quale vale la pena di volgere lo sguardo, una gemma attraverso la quale la luce dei proiettori si rifrange nelle sale e ci mostra un’idea articolata e complessa, degna di essere assorbita e discussa. Francis Ford Coppola con questo film mette in chiaro come il futuro sia importante per lui, come l’idea di essere ricordato in un certo modo, lasciando dietro di sé qualcosa che valga, sia importante: in questo dialogo fra il regista e il suo pubblico, Megalopolis si colloca, forse, come la sua più chiara lettera d’intenti.
Dopo il grande evento di preapertura della 19a edizione della Festa del Cinema di Roma e di Alice nella città, tenutosi a Cinecittà lunedì 14 ottobre, in cui il regista ha presentato la sua nuova opera in anteprima italiana, Megalopolis, il nuovo film scritto, diretto e prodotto da Francis Ford Coppola e interpretato, tra gli altri, da Adam Driver, Giancarlo Esposito, Nathalie Emmanuel, Aubrey Plaza, Shia LaBeouf, Jon Voight, Laurence Fishburne arriva nelle sale italiane mercoledì 16 ottobre 2024 distribuito da Eagle Pictures di Tarak Ben Ammar.
Sinossi
Un artista geniale con il potere di fermare il tempo combatte contro un sindaco ultraconservatore per salvare il mondo morente e ispirare speranza. Megalopolis è un’epopea romana ambientata in un’America moderna e immaginaria. La città di New Rome sta cambiando, causando aspri conflitti tra Cesar Catilina, geniale artista che cerca di proiettarsi in un futuro utopico e idealistico, e la sua nemesi, il sindaco Franklin Cicerone, reazionario e legato a uno status quo regressivo, avido e corrotto. Tra i due si inserisce Julia, la figlia del sindaco che, essendo innamorata di Cesar Catilina, si trova a dover scegliere in chi riporre la propria lealtà e a chiedersi cosa merita, davvero, l’umanità.
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NOTE DI REGIA
I semi di Megalopolis sono stati piantati quando da bambino ho visto La vita futura di H.G. Wells. Questo classico prodotto da Alexander Korda del 1930 parla della costruzione del mondo di domani e mi ha sempre accompagnato, sia quando ero considerato un “bambino prodigio” sia come regista.
In realtà, non ho lavorato a questa sceneggiatura per 40 anni, come spesso viene scritto, stavo piuttosto raccogliendo appunti e ritagli, idee, vignette politiche o soggetti storici per creare un album di cose che trovavo interessanti per una futura sceneggiatura. Alla fine, dopo molto tempo, mi ha convinto l’idea di un’epopea romana. E poi, più tardi, di un’epopea romana ambientata nell’America moderna, per cui ho iniziato a scrivere questa sceneggiatura, a fasi alterne, solo negli ultimi dodici anni circa. Inoltre, dato che ho fatto molti film con soggetti diversi e con stili diversi, speravo in un progetto più avanti negli anni, quando avrei potuto capire meglio QUALE fosse il mio stile personale.
Nel totale rispetto degli autori originali, nei miei film ho sempre insistito che il loro nome fosse il primo ad essere citato, come avviene per Il padrino di Mario Puzo o Dracula di Bram Stoker, è solo con Non torno a casa stasera e La conversazione che avrei potuto inserire il mio nome come autore originale; ma all’epoca ero ancora troppo insicuro per arrogarmi questo diritto. Tuttavia, con questa sceneggiatura, ricordo che una volta presi 130 pagine bianche e ci apposi un frontespizio che annunciava audacemente Megalopolis di Francis Ford Coppola e, come sottotitolo, Tutte le strade portano a Roma. Ho fatto finta che non fossero solo pagine completamente bianche, soppesando il fascicolo tra le mani per poter immaginare come sarebbe stato un giorno e credere che prima o poi sarebbe potuto esistere. Poi arrivò la prima bozza, che avrò riscritto 300 volte, sperando che ogni riscrittura la migliorasse, anche solo di un mezzo punto percentuale.
Ho considerato molte possibilità, per poi interessarmi all’episodio noto come “La Congiura di Catilina”, meditando su come l’America moderna fosse la controparte storica dell’Antica Roma e che la Congiura di Catilina raccontata dallo storico Sallustio potesse essere ambientata nell’America moderna, proprio come Cuore di tenebra di Joseph Conrad era ambientato nella guerra del Vietnam in Apocalypse Now.
Ho iniziato con l’essenza di una trama: forse un malvagio patrizio (Catilina) complottò per rovesciare la Repubblica, ma fu ostacolato da Cicerone, il console. Ho rinominato Catilina come Cesar, come suggerito da Mary Beard, perché nella versione di Svetonio il giovane Giulio Cesare era in combutta con Catilina e Cesar sarebbe stato più familiare al pubblico di Sergio (nome storico di Catilina). Mi sono poi chiesto se la tradizionale rappresentazione di Catilina come “cattivo” e di Cicerone come “buono” fosse necessariamente vera. Nella storia, Catilina perse e fu ucciso, mentre Cicerone sopravvisse. Ma poiché è il sopravvissuto a raccontare la storia, mi sono chiesto: e se ciò che Catilina aveva in mente per la sua nuova società fosse stata una ridefinizione della spartizione del potere e avesse potuto essere “visionario” e “buono”, allora Cicerone avrebbe potuto essere letto come “reazionario” e “cattivo”?
La storia si sarebbe svolta in una New York un po’ stilizzata, ritratta come il centro del potere del mondo, e Cicerone sarebbe stato il sindaco, durante un periodo di grandi sconvolgimenti finanziari come la crisi finanziaria sotto l’ex sindaco Dinkins. Cesar (Catilina), a sua volta, sarebbe un costruttore, un grande architetto, designer e scienziato, la combinazione di elementi di Robert Moses come viene descritto nella brillante biografia The Power Broker di Robert Caro, insieme a caratteristiche di architetti come Frank Lloyd Wright, Raymond Loewy, Norman Bel Geddes o Walter Gropius.
Passo dopo passo, a partire da questi primi accenni, ho approfondito le ricerche sui casi più interessanti riguardanti New York tra i miei album: il caso dell’omicidio di Claude Von Bulow, lo scandalo Mary Cunningham/James Agee Bendix, la comparsa di Maria Bartiromo (una bellissima giornalista finanziaria soprannominata “The Money Honey”), le bizzarrie dello Studio 54 e la crisi finanziaria della città (salvata da Felix Rohatyn), in modo che tutto ciò che avveniva nella mia storia fosse tratto da fatti realmente accaduti o nella storia moderna di New York, o in quella dell’Antica Roma.
A questo ho aggiunto tutto ciò che avevo letto o imparato.
In quest’opera, Megalopolis, non avrei potuto fare a meno di stare, come faccio di solito, sulle spalle di G.B. Shaw, Voltaire, Rousseau, Bentham, Mill, Dickens, Emerson, Thoreau, Fuller, Fournier, Morris, Carlyle, Ruskin, Butler e Wells, tutti insieme; con Euripide, Tommaso Moro, Moliere, Pirandello, Shakespeare, Beaumarchais, Swift, Kubrick, Murnau, Goethe, Platone, Eschilo, Spinoza, Durrell, Ibsen, Abel Gance, Fellini, Visconti, Bergman, Bergson, Hesse, Hitchcock, Kurosawa, Cao Xueqin, Mizoguchi, Tolstoj, McCullough, Mosè e i profeti, come faccio di solito per i miei film.
Nel 2001, Ritenevo di avere le basi del progetto, così ho aperto un ufficio di produzione a Park Slope, Brooklyn, e ho iniziato a lavorare. Ho fatto un primo casting, delle prove di lettura del copione e ho avviato una seconda unità guidata dal brillante direttore della fotografia Ron Fricke, pensando che sarebbe stato più facile ed economico iniziare a girare prima di annunciare le riprese principali. La seconda unità è stata girata con uno dei primi modelli di fotocamere digitale Sony che ritenevo fosse di qualità adeguata a riprendere gli elementi delle attività vitali della città (distribuzione del cibo, fognature, smaltimento dei rifiuti). La sceneggiatura ha sempre previsto la caduta dall’orbita di un vecchio satellite sovietico sulla terra, avevamo quindi bisogno di alcune riprese di aree distrutte e sgomberate, ma naturalmente nessuno poteva prevedere gli eventi dell’11 settembre 2001 e la tragedia del World Trade Center. Poiché all’epoca stavamo girando la nostra seconda unità, abbiamo ripreso alcune di quelle immagini strazianti.
Il mio obiettivo principale è sempre quello di fare un film con tutto il cuore, e lì ho iniziato a capire che si sarebbe trattato di raccontare l’amore e la lealtà e ogni aspetto della vita umana. Megalopolis ha fatto eco a questi sentimenti, in cui l’amore è stato espresso in una complessità quasi cristallina, il nostro pianeta in pericolo e l’umanità quasi in un atto di suicidio, fino a diventare un film molto ottimista che ritrova fiducia nell’essere umano.
Io credo nell’America. I nostri fondatori hanno preso in prestito una costituzione, il diritto romano, e il Senato per il loro governo rivoluzionario senza re. La storia americana non avrebbe potuto svolgersi né avere successo senza la guida degli apprendimenti classici.
Il mio sogno è che Megalopolis diventi uno dei film preferiti per l’ultimo giorno dell’anno, con il pubblico che discute non delle nuove diete o dei propositi di smettere di fumare, ma piuttosto si pone questa “semplice” domanda: “La società in cui viviamo è l’unica possibile per noi?”.
Francis Ford Coppola
LA CONGIURA DI CATILINA
Quando ho iniziato a scrivere Megalopolis, avevo l’idea che potesse essere una grande composizione; una sfida ambiziosa come “Il Quartetto di Alessandria” o qualcosa su quella scala. Ho vagato alla ricerca di idee, frammenti che mi attraevano nei libri che avevo letto; nella storia; nelle idee. Leggendo i testi dello storico romano Sallustio e il libro “Dodici contro gli Dèi” di William Bolitho, ho scoperto CATILINA, ho immaginato un personaggio che fosse in parte ispirato a lui e ho avuto l’idea di ambientare LA CONGIURA DI CATILINA nella New York dei giorni nostri.
Francis Ford Coppola
CAST ARTISTICO |
|
ADAM DRIVER |
Cesar Catilina |
GIANCARLO ESPOSITO |
Sindaco Franklin Cicerone |
NATHALIE EMMANUEL |
Julia Cicero |
AUBREY PLAZA |
Wow Platinum |
SHIA LABEOUF |
Clodio Pulcro |
JON VOIGHT |
Hamilton Crasso III |
LAURENCE FISHBURNE |
Fundi Romaine |
TALIA SHIRE |
Constance Crasso Catilina |
JASON SCHWARTZMAN |
Jason Zanderz |
KATHRYN HUNTER |
Teri Cicerone |
GRACE VANDERWAAL |
Vesta Sweetwater |
CHLOE FINEMAN |
Clodia Pulcro |
BAILEY IVES |
Huey Wilkes |
MADELEINE GARDELLA |
Claudette Gardella |
BALTHAZAR GETTY |
Aram Kazanjian |
e con |
|
DUSTIN HOFFMAN |
Nush Berman |
CAST TECNICO |
|
Regia e Sceneggiatura |
FRANCIS FORD COPPOLA |
Produttori |
FRANCIS FORD COPPOLA FRED ROOS BARRY HIRSCH MICHAEL BEDERMAN |
Case di produzione |
AMERICAN ZOETROPE LIONSGATE |
Produttori Esecutivi |
ANAHID NAZARIAN BARRIE OSBORNE DARREN DEMETRE |
Fotografia |
MIHAI MALAIMARE JR. |
Scenografie |
BRADLEY RUBIN BETH MICKLE |
Montaggio |
CAM MCLAUCHLIN GLEN SCANTLEBURY |
Costumi |
MILENA CANONERO |
Casting |
COURTNEY BRIGHT NICOLE DANIELS |
Musiche |
OSVALDO GOLIJOV |
Effetti Speciali |
JESSE JAMES CHISHOLM |
Distribuzione |
EAGLE PICTURES |
Durata |
138’ |
Informazioni ufficiali, video e immagini dagli Uffici Stampa Boom PR, Festa del Cinema di Roma/Cristiana Caimmi. Aggiornato il 1° ottobre 2024.