Leopardi bibliografo dell’antico: pubblicata una lista autografa, conservata fra i manoscritti napoletani

Mercoledì 31 alle 16,30 nella Sala Rari della Biblioteca Nazionale di Napoli, Maria Luisa Chirico, Matteo Palumbo , Vincenzo Trombetta e Fabiana Cacciapuoti, presenteranno il libro di Marcello Andria e Paola Zito “Leopardi bibliografo dell’antico”, edito da Aracne. I saluti introduttivi sono affidati al Direttore dell’Istituto, Francesco Mercurio. La presentazione sarà accompagnata da una mostra delle carte autografe descritte nel volume.

Il saggio rende nota una inedita lista autografa, conservata fra i manoscritti leopardiani della Biblioteca Nazionale, rimasta finora inedita. Si tratta di un corposo quadernetto, formato da trentotto fogli, sui quali il giovane Leopardi al principio del 1817 annotò oltre cinquecentocinquanta segnalazioni bibliografiche, aggregate per ordine alfabetico, relative a titoli di autori antichi, tardoantichi e Padri della Chiesa. Si tratta di una tappa significativa della maturazione del Leopardi filologo. Il giovane recanatese, ormai insoddisfatto di quanto può offrirgli la pur ricca biblioteca paterna, è ansioso di procurarsi per i suoi studi le edizioni migliori e più rigorose degli autori antichi che si vanno pubblicando in Europa, prevalentemente in Germania, ma anche in Francia, Inghilterra, Olanda o negli stati italiani. Passa scrupolosamente in rassegna, pertanto, i cataloghi degli editori, ma soprattutto le riviste letterarie, che informano la comunità delle lettere sulle più recenti novità e registra puntualmente nel quaderno i titoli selezionati, con l’intenzione di poterli acquistare o almeno consultare, spesso esprimendo commenti in latino sulla qualità delle edizioni e dei curatori. Un ambizioso e impegnativo ‘programma di studio’, dunque, un elenco dettagliato di strumenti di lavoro da utilizzare a largo raggio. Vi compaiono in totale trecentoquarantasette autori greco-latini elencati, fra i quali spiccano Omero e Cicerone, Platone e Aristotele e Orazio, Aristofane e Catullo, ma anche una pletora di autori tardo-antichi noti e meno noti.

L’hanno portata alla luce due studiosi che per molti anni hanno lavorato ai manoscritti leopardiani della Biblioteca Nazionale: Marcello Andria, ora direttore del Sistema Bibliotecario dell’Università di Salerno, e Paola Zito, docente di biblioteconomia e bibliografia all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Entrambi, dagli anni ’80 in poi, hanno concentrato i loro interessi su inediti leopardiani relativi all’officina dello Zibaldone, a progetti incompiuti, a elenchi di libri, appunti di lettura.

La biblioteca Nazionale di Napoli conserva il più vasto fondo di autografi leopardiani. Oltre ai testi compiuti e dati alle stampe in vita dell’autore, o pronti per affrontare i torchi e pubblicati postumi a cura di Antonio Ranieri, l’officina leopardiana contiene una miriade di appunti, annotazioni, frammenti di traduzione, liste sinonimiche, annotazioni più o meno enigmatiche, in prosa o in versi. Piccoli, a volte minuscoli riquadri cartacei, non semplicemente ricoperti ma letteralmente oberati di scrittura fino ai margini e alla sommità degli angoli

Come da MiBACT, redattrice Lidia Tarsitano

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