Ho letto Almarina di Valeria Parrella senza aver volutamente letto recensioni e neppure la trama, perché volevo scoprire da sola cosa si nascondesse dietro l’elegante copertina Einaudi.

Ho trovato un libro che mi ha affascinato fin dalla prima pagina per la scrittura densa e immaginifica. Almarina è la storia del rapporto tra la protagonista, Elisabetta, una docente di matematica nel carcere minorile di Nisida, e una giovane detenuta di origine rom, Almarina. Elisabetta, la cui vita personale è stata sconvolta dalla perdita del marito e dal rimpianto di una maternità mancata, dà tutta se stessa al suo lavoro e soprattutto alle e ai giovani del carcere, facendosi assorbire dalla trappola del lavoro-missione. La sua storia, come al centro del romanzo fa presente il direttore del carcere, potrebbe essere quella di tante persone che entrano in contatto con la realtà carceraria e che a un certo punto si convincono di poter salvare che è dentro, offrendo una vita diversa e forse una strada di redenzione. Ma Elisabetta ha una resistenza e una tenacia che la rendono eccezionale: la forza del legame materno e viscerale che la lega sempre di più ad Almarina la porteranno a perseguire, come in una favola, il suo obiettivo di redenzione e liberazione.

Ma liberazione di chi? Perché in questo racconto, forse quella più libera è Almarina, che trova un suo spazio di autonomia proprio all’interno del carcere, lontana da un passato doloroso, da una vita di privazione e di stenti, da un padre violento. E forse è questo che attira Elisabetta sopra ogni altra cosa, la prospettiva di trovare un senso anche alla propria libertà attraverso il rapporto con la giovane.

Non è un caso che le protagoniste siano entrambe donne, perché c’è un altro politico filo rosso che percorre questo romanzo di sommesso impegno civile, quello del rapporto di sorellanza, che anche fra generazioni e classi diverse, lega le donne, poiché, anche se con diversi gradi di coscienza, patiscono la medesima oppressione da parte della società.

Il romanzo, però, pur scrivendo una storia tanto plausibile da sembrare ordinaria, racconta le vicende con una scrittura che produce immagini e sogni, proprio come un racconto sospeso nel tempo del “c’era una volta”. Lo stile è proprio il punto di forza che fa dell’esperienza delle protagoniste, documentata quasi quanto un reportage giornalistico (Valeria Parrella inserisce persino stralci di composizioni scritte da giovani detenuti durante un laboratorio che lei ha tenuto in carcere), una storia che parla di tutte e tutti.

Almarina è una lettura densa, ma allo stesso tempo tanto affascinante che si legge in un fiato perché è quasi impossibile non rimanere incantate/i dalla sinergia tra storia e stile.

La copertina del romanzo Almarina, di Valeria Parrella, pubblicato da Giulio Einaudi Editore (2019) nella collana Supercoralli

Almarina di Valeria Parrella è candidato alla LXXIV edizione del Premio Strega.

 

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.

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