7 Marzo 2016
Valutare l’influenza del cambiamento climatico sull’attività dell’uragano atlantico è di cruciale importanza, eppure la quantità limitata di registrazioni in merito incide sulla possibilità di effettuare proiezioni.
Un nuovo studio, pubblicato su PNAS, ha studiato la variabilità dell’uragano atlantico (a partire dal 1500), utilizzando le registrazioni relative ai relitti spagnoli nei Caraibi (1495-1825) e agli anelli degli alberi (da Florida Keys, 1707-2009). Gli autori sono così giunti alla conclusione che tra il 1645 e il 1715, periodo noto come Minimo di Maunder e caratterizzato dalla più notevole riduzione nell’attività solare (oltre che da basse temperature nel Nord Atlantico), si è pure verificato il minor numero di uragani.
Gli studiosi hanno pure utilizzato due testi per l’elenco dei relitti nell’area: “Shipwrecks in the Americas: A Complete Guide to Every Major Shipwreck in the Western Hemisphere” di Robert F. Marx e “Shipwrecks of Florida: A Comprehensive Listing” di Steven D. Singer.
Sapere che una pausa degli uragani caraibici corrisponde a un periodo di diminuita radiazione solare può permettere di comprendere meglio l’influenza dei grandi cambiamenti delle radiazioni, anche derivanti da attività antropiche (come per i gas serra).
Lo studio “Shipwreck rates reveal Caribbean tropical cyclone response to past radiative forcing”, di Valerie Trouet, Grant L. Harley, e Marta Domínguez-Delmás, è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.
Link: PNAS; EurekAlert! via University of Arizona