Dante di Pupi Avati – dal 29 settembre 2022 nei cinema

Sergio Castellitto, Dante di Pupi Avati

SINOSSI

Settembre 1350. Giovanni Boccaccio viene incaricato di portare dieci fiorini d’oro come risarcimento simbolico a Suor Beatrice, figlia di Dante Alighieri, monaca a Ravenna nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi.

Dante è morto in esilio nel 1321 mentre la sua fama, grazie alla divulgazione della Commedia, si è diffusa ovunque. Gli ultimi suoi vent’anni sono stati terribili, in continua fuga, cercando ospitalità presso le varie corti, con una condanna al rogo e alla decapitazione inflitta sia a lui che ai suoi figli maschi fuggiti a loro volta da Firenze.

Intanto nel capoluogo toscano gli equilibri di potere sono profondamente mutati e la città cerca una riappacificazione, seppure postuma, con un concittadino di tale valore. I dieci fiorini sarebbero il risarcimento simbolico per la confisca dei beni e per la condanna ad essere arso vivo e decapitato decretata ormai quasi mezzo secolo prima dal comune fiorentino. Contro quella parte del mondo ecclesiale che considera la Commedia opera diabolica, Giovanni Boccaccio accetta quest’incarico nella convinzione di poter svolgere un’indagine su Dante che gli permetta di narrarne la vicenda umana e le ingiustizie patite.

Nel suo lungo viaggio Boccaccio oltre alla figlia incontrerà chi, negli ultimi anni dell’esilio ravennate, diede riparo e offrì accoglienza e chi, al contrario, respinse e mise in fuga l’esule.

Ripercorrendo da Firenze a Ravenna una parte di quello che fu il tragitto di Dante, sostando negli stessi conventi, negli stessi borghi, negli stessi castelli, nello spalancarsi delle stesse biblioteche, nelle domande che pone e nelle risposte che ottiene, Boccaccio ricostruisce la vicenda umana di Dante, fino a poterci narrare la sua intera storia.

Il film racconta la vicenda umana di Dante Alighieri, fra i grandi certamente il più grande e il più noto nel mondo.

NOTE DI REGIA

A farmi intravedere la possibilità di raccontare quell’essere umano ineffabile che è stato l’Alighieri è stata la scoperta della missione di Giovanni Boccaccio nel 1350: quella di portare a Ravenna, alla figlia di Dante, una borsa di dieci fiorini per risarcirla del tanto male che i fiorentini avevano fatto a suo padre. La gran parte della mia narrazione la debbo quindi allo stesso Boccaccio che di Dante fu biografo e appassionato divulgatore.

Il resto è invece frutto di congetture e suggestioni che mi provengono da un ventennio di disparate letture, in una continua consultazione degli esimi dantisti citati in esergo.

Nella realtà Dante era entrato nella mia vita dapprima attraverso la lettura di cronisti a lui coevi (Villani, Velluti, Compagni, etc.) e dei tanti saggi e le tante biografie accademiche e non. Furono quelle letture a convincermi di come fosse lasciata sul fondo, sfocatissima, la sua umanità, seppure così esplicita…

Più o meno in quegli anni lessi “La Vita Nova”, quel prosimetro d’amore che Dante ventenne si trovò a scrivere all’indomani della morte di Beatrice Portinari. Sufficiente a far sì che mi riconoscessi nella gran parte delle emozioni di quel giovane remoto, facessi mio il tentativo di tenere in vita, attraverso la sublimità della poesia, quell’essere celestiale che fu per lui Beatrice Portinari.

Poesia il cui appalesarsi avviene in Dante attraverso la sublimazione del dolore: la perdita della madre nella sua infanzia, la morte di Beatrice nella sua giovinezza, la condanna all’esilio del migliore dei suoi amici, nell’età adulta, l’ingiusta dannazione, estesa ai suoi figli, nella maturità.

È la conferma di quanto il dolore promuova l’essere umano a una più alta conoscenza.

Pupi Avati

 

FILOLOGI DANTISTI

Caro Pupi, sono ancora sotto l’impressione del magnifico film, in cui l’intreccio tra Dante e Boccaccio si svolge con un intensissimo ritmo emotivo, sostenuto da tutte quelle bellissime immagini di vita medievale, ricostruita nella sua evidenza e nella sua verità, nella sua durezza e nella sua purezza, con una così precisa illuminazione di luoghi, di situazioni, di usanze. Nel tuo Dante giovane la passione per la poesia e per la vita sembra come sospesa in una sorta di creativa ingenuità, in un continuo guardare il mondo in totale disponibilità, come cercando insistentemente qualcosa che sfugge e si perde (Sperduti, bravissimo, tante volte guarda, guarda perplesso e attento il muoversi della vita e delle cose e delle persone, partecipe e distante. La ricerca del tuo Dante giovane è replicata in modo del tutto diverso, si direbbe “tardo”, suggestivamente “tardo”, nei movimenti e nelle posture del tuo Boccaccio. Un Dante e un Boccaccio lontani da ogni carattere statuario, eroico, retorico, ma fissati nella loro dimessa umanità, entro cui si cela la tensione verso quel di più promesso dalla poesia e in cui si riconosce il senso della vita. La visione del tuo film è stata una eccezionale esperienza visiva, sentimentale e intellettuale: e spero proprio che abbia il successo e la diffusione che merita”.

Giulio Ferrroni

Critico letterario, storico della letteratura, saggista e accademico italiano.

Caro Maestro, vorrei dirle l’emozione grande che il suo film mi ha dato. Il racconto filmico è di altissimo livello, e accuratissime le ricostruzioni. L’incontro di Dante e Beatrice bambini è di grande delicatezza, e la parte relativa a Dante giovane e Beatrice è davvero suggestiva; bellissima questa Beatrice dolce e silenziosa, che parla con lo sguardo; perché effettivamente la Vita nuova ci racconta un amore di sguardi e di sogni.

Ma due momenti mi sono sembrati affascinanti su tutti: il colloquio notturno fra la figlia di Dante e Boccaccio (in tanti glielo avranno detto), e così la scena in cui Boccaccio legge a Romena la lettera di Dante: per chi studia i testi di Dante, per chi vorrebbe vedere una sua carta, quel Boccaccio che tratta la lettera come una cosa sacra, mescolando parole e pianto, è indimenticabile.

Sergio Castellitto ha una straordinaria umanità, e una profonda verità, e ci rende un Boccaccio studioso e soprattutto innamorato di Dante, che a lui deve l’amore per la poesia, che è come dire il senso della vita.

Grazie di cuore, rimarrà per noi una delle cose veramente belle, da custodire nella mente e nel cuore”.

Giovanna Frosini

Storia della lingua italiana

Direttrice della Scuola di Dottorato

Accademica della Crusca

Vicepresidente dell’Ente Nazionale Giovanni Boccaccio

Complimenti! Un film magnifico. Splendido il linguaggio filmico, suggestiva la sceneggiatura, ottima la resa complessiva, al di là di qualche piccola forzatura narrativa”.

Enrico Malato

Professore emerito di Letteratura italiana presso l’Università «Federico II».

Ideatore e direttore della Storia della letteratura italiana , dei periodici «Filologia e Critica» e «Rivista di studi danteschi».

CAST ARTISTICO

SERGIO CASTELLITTO Giovanni Boccaccio
ALESSANDRO SPERDUTI Dante giovane
ENRICO LO VERSO Donato degli Albanzani
ALESSANDRO HABER Abate di Vallombrosa
GIANNI CAVINA Piero Giardina
LEOPOLDO MASTELLONI Bonifacio VIII
LUDOVICA PEDETTA Gemma Donati
MORENA GENTILE Donna gozzuta
ROMANO REGGIANI Guido Cavalcanti
CARLOTTA GAMBA Beatrice

PAOLO GRAZIOSI Alighiero di Bellincione
MARIANO RIGILLO Meneghino Mezzani
ELIANA MIGLIO Badessa Santo Stefano degli Ulivi
VALERIA D’OBICI Suor Beatrice

GIULIO PIZZIRANI Dante anziano
ERICA BLANC Gemma Donati anziana
MILENA VUKOTIC Rigattiera
NICO TOFFOLI Ser Manetto Donati

CAST TECNICO

Regia PUPI AVATI

Soggetto e sceneggiatura PUPI AVATI

Direttore della fotografia CESARE BASTELLI

Scenografia LAURA PERINI, MATTIA FEDERICI

Montaggio IVAN ZUCCON

Costumi ANDREA SORRENTINO

Musiche LUCIO GREGORETTI e ROCCO DE ROSA

Prodotto da ANTONIO AVATI per DUEA FILM con RAI CINEMA e con MGProduction

Distribuzione 01 DISTRIBUTION

Nazionalità ITALIANA

Anno 2021

Durata 94’

La locandina del film drammatico Dante di Pupi Avati
La locandina del film drammatico Dante di Pupi Avati, prodotto da Antonio Avati per DUEA Film, RAI Cinema, in collaborazione con MG Production, e distribuito da 01Distribution

 

 

Testo, video e foto da 01Distribution

Dove i classici si incontrano. ClassiCult è una Testata Giornalistica registrata presso il Tribunale di Bari numero R.G. 5753/2018 – R.S. 17. Direttore Responsabile Domenico Saracino, Vice Direttrice Alessandra Randazzo. Gli articoli a nome di ClassiCult possono essere 1) articoli a più mani (in tal caso, i diversi autori sono indicati subito dopo il titolo); 2) comunicati stampa (in tal caso se ne indica provenienza e autore a fine articolo).

Write A Comment

Pin It