Dove sei, mondo bello? Sally Rooney e la banalizzazione della generazione millennial

Erano i primi giorni di dicembre e, in occasione di un mio breve soggiorno a Dublino, avevo preso finalmente la decisione di dare una chance a Sally Rooney: allergica come sono ai fenomeni letterari, ero riuscita ad evitare per anni i suoi romanzi di acclamatissimo successo – per quanto avessi poi ceduto al fascino della serie televisiva Netflix Normal People, tratta dall’omonimo romanzo e decisamente gradevole.
Ma stavo andando a Dublino, la città in cui le storie di Rooney sono ambientate e da cui lei proviene, per la prima volta nella vita, e mi sembrava l’occasione giusta per leggere uno dei suoi romanzi, l’ultimo: Beautiful World, Where Are You?, in uscita per Einaudi l’8 marzo 2022 con il titolo italiano Dove sei, mondo bello? e da molti ritenuto il suo più alto e maturo prodotto letterario fino ad ora.

Ho letto il libro in tre ore, è stata senza dubbio una lettura molto agile, facile, scorrevole – qualsiasi cosa voglia dire questo aggettivo, applicato alla narrativa. Qualche minuto dopo aver terminato il romanzo, ho aperto la pagina Goodreads dedicata a Dove sei, mondo bello? per scriverne una recensione breve ma incisiva. Tutto quello che sono riuscita a tirar fuori, però, è stato: “In pratica un romanzone rosa per millennial, molto pretenzioso. Terribile”.

Sally Rooney Dove sei mondo bello
La copertina del romanzo di Sally Rooney Dove sei, mondo bello? Il libro è stato pubblicato da Einaudi (2022) nella collana Supercoralli

Ma è bene che io dica qualcosa in più a proposito della mia assoluta durezza per Dove sei, mondo bello?

Sally Rooney ha messo insieme un ritratto molto basilare, sciatto, superficiale e poco realistico della generazione a cui appartengo. Lo ha fatto ricorrendo a tutti i tipi letterari ampiamente e pesantemente sfruttati da altra letteratura: la ragazza intelligente che non trova soddisfazione nel lavoro; quella ricchissima ma ancora infelice; un cattolico dal cuore d’oro a cui piace comunque fare sesso; un macho che non ha mai letto un libro ma si innamora di una scrittrice. Sono tutti millennial – da qui l’etichetta attribuita a Rooney di “scrittrice millennial per eccellenza”.

Questi quattro protagonisti hanno tutti tra la fine dei venti e l’inizio dei trent’anni e hanno vite irrisolte sia dal punto di vista personale che professionale. Il romanzo non affronta però le loro battaglie individuali, ma le porta piuttosto ad una semplice e prevedibile risoluzione. Lo fa ignorando la maggior parte degli aspetti significativi delle vite di costoro, fatta eccezione per le loro relazioni sentimentali.
I magnifici quattro formano due coppie ben distinte, ed è questo tutto ciò che ci viene sostanzialmente detto dei loro problemi da millenial: si innamorano, fanno molto sesso, sono assolutamente male assortiti, ma l’amore vince su tutto e le due coppie alla fine troveranno un giusto equilibrio. Uno scambio finale tra le due giovani donne – la cui improbabile corrispondenza via email costituisce una serie di interludi tra i due punti di vista narrativi alternati dei personaggi femminili – pacificherà infine il lettore, e menzionerà incidentalmente la pandemia (senza dare spazio ai problemi ad essa connesse), semplicemente perché Rooney probabilmente pensava che non se ne potesse fare a meno.

La copertina inglese del romanzo di Sally Rooney, Beautiful World, Where Are You? La traduzione italiana, Dove sei, mondo bello? è stata pubblicata da Einaudi (2022) nella collana Supercoralli. Foto di Roberta Berardi

Lo stile di Rooney è piano, come le è sempre stato riconosciuto. Principalmente paratattico, con frasi corte e lessico basilare. Il che mi porta a una domanda preliminare: questo romanzo è, come decanta il mercato, fiction letteraria, o piuttosto un romanzo rosa? Se neanche la lingua viene in soccorso alla mancanza di profondità della storia, che cosa distingue questo libro da una comune lettura da ombrellone? Per di più, a conferma di questa equazione, la quantità di dettagli dedicati alle descrizioni dei rapporti sessuali fra i membri delle due coppie è leggermente imbarazzante e decisamente superflua. Una buona scena di sesso, in un libro come in un film, dovrebbe avere la funzione e l’abilità di fornire al lettore un contesto, delle informazioni utili a una riflessione sull’evoluzione del rapporto fra i personaggi. Al contrario, le continue scene si sesso nel romanzo di Rooney hanno il solo scopo di ricordarci che i nostri quattro eroi, nonostante le avversità della vita, riescono a rimanere sessualmente attivi. Le scene sono prive di caratterizzazioni particolari, piane come la lingua che le racconta; elementari e talvolta anche per nulla realistiche – non mi dilungherò sulle improbabili e portentose abilità orgasmiche di una delle due protagoniste, o sulle conversazioni surreali che le coppie hanno nel bel mezzo dell’atto amoroso.

Devo aggiungere che la maggior parte degli eventi che costituiscono la trama di Dove sei, mondo bello? sono largamente inverosimili:

– Alice ha 28 anni ed è una scrittrice che ha avuto un anticipo di centinaia di milioni di euro per il suo romanzo d’esordio ed è infelice perché questo evento le ha messo addosso indicibili pressioni. Forse Sally Rooney ha vissuto lei stessa questa insolita esperienza (beata lei!), ma è certamente difficile credere che questo personaggio possa risultare emblematico di un “millenial tipo”. Per di più, il modo in cui Alice si comporta è di una pretenziosità così scialba che è difficile amare o odiare fino in fondo il suo personaggio.

– Nella vita reale, gli intellettuali pretenziosi come Alice raramente si innamorano davvero di qualche bruto analfabeta che odia leggere libri. Mi tocca concludere, dunque, che i suoi sentimenti per Felix siano solo una malriuscita reiterazione del cliché de “l’amore è cieco”, in cui il contesto culturale e le connessioni intellettuali non contano, almeno non quando la forza brutale dell’amore unisce due persone.
Ricordate La bella e la bestia? Ecco.
– Eileen e Simon sono una riscrittura irlandese della storia di Dawson Leery e Joey Potter in Dawson’s Creek, ma con un lieto fine. Ancora un cliché: due amici di infanzia che sono sempre stati innamorati e soltanto da adulti riescono a dare corpo a questo amore. Lui è un cattolico praticamente, ma quando lei è incinta (e loro già vivono stabilmente insieme), più rispettoso che mai del suo libero arbitrio, le chiede se vuole davvero tenere il bambino. Rooney è riuscita a renderlo così tanto un bravo ragazzo che alla fine lo ha trasformato in una specie di macchietta del cattivo, o quanto meno di una sua ridicola imitazione.

– Alice ed Eileen, nelle loro irrealistiche email (l’unico modo in cui comunicano, nel 2019-20), parlano a lungo e senza una vera ragione dei cambiamenti climatici e del futuro disperato del nostro pianeta. Sproloquiano a vanvera su come gli uomini abbinano rovinato tutto, su come la terra si sia evoluta, e come non ci sia futuro per essa, o meglio per noi su di essa. Non c’è una riflessione seria sull’ecologia, né vi troviamo alcuna considerazione robusta di natura etico-morale. Rooney ha voluto solo farci sapere che lei è consapevole che certi problemi esistono e che ci tiene a sufficienza da nominarli con cadenza regolare nel suo ultimo romanzo.
Ma la funzione della letteratura qual è? Fare mera menzione o provocare discussioni?

Gli stereotipi non caratterizzano solo azioni e interazioni, ma anche le personalità dei quattro protagonisti. Simon è il salvatore giunto a liberare Eileen dalle catene del suo periodo no; Alice è la scrittrice lunatica e cupa che non si concede di essere felice; Eileen è un genio dal cuore d’oro che non ce l’ha fatta nella vita solo a causa della sfortuna; Felix è il bruto dal fisico sexy, che sembra però, sin dall’inizio, solo un uomo violento, abusivo e tossico, ma Alice fa finta di niente.

Dunque, sono questi i millennial? La mia generazione è davvero fatta di gente stereotipicamente insignificante, che alla fine ce la farà comunque in qualche modo, Dio solo sa come? No. Rooney non è affatto l’incarnazione della scrittura millennial. Rooney è solo una donna che appartiene a quella generazione e che prova goffamente (o almeno in questo romanzo) a descriverla senza conoscerla davvero a fondo.

Per finire, faccio un appello affinché gli almeno scrittori si liberino della ridondante e tautologica espressione “pandemia globale”. Una PANdemia è globale per definizione, non necessita dell’aggettivo pleonastico. Ma questo, naturalmente, è il minore dei problemi di questo romanzo.

Write A Comment

Pin It