2 Maggio 2016
L’analisi del DNA antico ritrae un quadro drammatico di cambiamenti per l’Europa tra i 45 mila e i 7 mila anni fa. I moderni umani giunsero nel continente attorno ai 45 mila anni fa, causando infine la scomparsa dei Neanderthal. Due grandi cambiamenti si sarebbero poi verificati dopo la fine dell’ultima Era Glaciale, attorno a 19 mila anni fa. Col ritirarsi dei ghiacci, l’Europa sarebbe stata ripopolata a partire dagli umani preistorici nel sud ovest del continente (Spagna, ad esempio). Attorno a 14 mila anni fa, invece, popolazioni con una componente collegata ai moderni abitanti del Vicino Oriente, si sarebbe diffusa a partire dal sud est dell’Europa (Turchia e Grecia, ad esempio) si diffusero, e rimpiazzando il primo gruppo umano.
Anche se non ci sono prove che i più antichi moderni umani in Europa abbiano contribuito all’attuale composizione genetica degli attuali abitanti del continente, tutti gli individui tra i 37 e i 14 mila anni fa discenderebbero da un’unica popolazione fondatrice, che costituirebbe parte della stirpe dei moderni Europei. Questa popolazione (rappresentata da un campione dal Belgio) sarebbe persistita in Europa per tutta l’Era Glaciale, con delle profonde ramificazioni per il continente. Sarebbe stata rimossa da molti luoghi attorno ai 33 mila anni fa, per vedere poi una nuova espansione attorno ai 19 mila anni fa.
Queste le conclusioni di un nuovo studio, pubblicato su Nature, che ha preso in esame il genoma da 51 Eurasiatici vissuti tra i 45 mila e gli 8.500 anni fa. Per questo periodo, la proporzione di DNA da Neanderthal diminuì dal 3-6% al 2% circa, coerentemente con la selezione naturale delle varianti Neanderthal nei moderni umani. I cambiamenti per il periodo considerato non sarebbero perciò meno drammatici di quelli degli ultimi settemila anni, con episodi multipli di migrazioni e di sostituzioni di popolazioni.
Lo studio “The genetic history of Ice Age Europe”, di Qiaomei Fu, Cosimo Posth, Mateja Hajdinjak, Martin Petr, Swapan Mallick, Daniel Fernandes, Anja Furtwängler, Wolfgang Haak, Matthias Meyer, Alissa Mittnik, Birgit Nickel, Alexander Peltzer, Nadin Rohland, Viviane Slon, Sahra Talamo, Iosif Lazaridis, Mark Lipson, Iain Mathieson, Stephan Schiffels, Pontus Skoglund, Anatoly P. Derevianko, Nikolai Drozdov, Vyacheslav Slavinsky, Alexander Tsybankov, Renata Grifoni Cremonesi, Francesco Mallegni, Bernard Gély, Eligio Vacca, Manuel R. González Morales, Lawrence G. Straus, Christine Neugebauer-Maresch, Maria Teschler-Nicola, Silviu Constantin, Oana Teodora Moldovan, Stefano Benazzi, Marco Peresani, Donato Coppola, Martina Lari, Stefano Ricci, Annamaria Ronchitelli, Frédérique Valentin, Corinne Thevenet, Kurt Wehrberger, Dan Grigorescu, Hélène Rougier, Isabelle Crevecoeur, Damien Flas, Patrick Semal, Marcello A. Mannino, Christophe Cupillard, Hervé Bocherens, Nicholas J. Conard, Katerina Harvati, Vyacheslav Moiseyev, Dorothée G. Drucker, Jiří Svoboda, Michael P. Richards, David Caramelli, Ron Pinhasi, Janet Kelso, Nick Patterson, Johannes Krause,Svante Pääbo & David Reich, è stato pubblicato su Nature.
Link: Nature; EurekAlert! via Howard Hughes Medical Institute; EurekAlert! via Chinese Academy of Sciences Headquarters.