6 Ottobre 2015
Il Ministero delle Antichità annuncia una nuova scoperta a Matareyya
—————————————————————————————————
La Missione Archeologica Egiziana e Tedesca, al lavoro nell’area di al-Matareyya (Eliopoli) ha dissotterrato blocchi di uno dei santuari di Nectanebo I della Trentesima Dinastia. La scoperta è stata effettuata durante gli scavi in corso, da parte della missione nell’area dell’antica città Iunu – Ain Shams. Così ha annunciato il dott. Mamdouh Eldamaty, Ministro delle Antichità.
La Missione è riuscita anche a scoprire piccoli resti calcarei delle antiche colonne, così come quelli del soffitto del Tempio di Nectanebo I, che ancora portano la forma delle stelle – ha aggiunto Eldamaty.
Il Direttore del Settore delle Antichità Egizie, dott. Mahmoud Afify ha spiegato che la missione è anche riuscita a scoprire parte della statua del Faraone Merenptah. Altre parti della stessa statua furono ritrovate nelle precedenti stagioni. Altre parti di una statua che rappresenta il Faraone Nectanebo I furono anche scoperte, così come i resti di un recinto in mattoni di fango, che un tempo circondava l’Area dei Templi presso l’antica città di Iunu.
Inoltre, il Direttore Generale dell’Area di al-Matareyya, Khaled Abul Ela, chiarisce che i blocchi di basalto scoperti, che appartengono a uno dei santuari di Nectanebo, sono lunghi da 75 cm fino a 1,25 metri, e portano iscrizioni che rappresentano i Nòmi Egizi a quel tempo, e anche i bassorilievi del dio Hapi, mentre regge le offerte. Ha aggiunto che la missione è riuscita, in una precedente stagione, a scoprire i resti di questo Santuario che nella progettazione ricorda quello di Nectanebo ritrovato in Aswan. Abul Ela ha infine evidenziato che i lavori di scavo nell’area continueranno a dissotterrare ulteriori tesori che sveleranno i segreti, i fatti e i misteri di quest’Era.
Link: Ministry of Antiquities – Egypt
Traduzione dal Ministero delle Antichità Egizie. © Ministry of Antiquities, Ufficio Stampa: scritto da Gehad Elrawy, tradotto da Eman Hossni. Il Ministero delle Antichità Egizie non è responsabile dell’accuratezza della traduzione in Italiano. Foto del Ministero delle Antichità Egizie.