Un recente studio del Direttore di Ercolano Francesco Sirano fa luce su alcune delle vittime dell’eruzione del 79 d.C.

Qualche mese fa il Parco archeologico di Ercolano annunciava un nuovo intervento di scavo nell’area dell’antica spiaggia della città vesuviana. Il lido dell’Herculaneum romana, indagato in parte già a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, aveva fornito importantissime informazioni sulla forma urbis, sul fronte della città lato mare e su un cospicuo numero di individui che proprio sulla spiaggia e sotto i fornici hanno trovato la morte durante l’eruzione del Vesuvio.

Ercolano
Spiaggia Antica di Ercolano. FOTO: paErco

Un nuovo lavoro di revisione del materiale recuperato durante gli scavi ha portato il direttore del Parco, Francesco Sirano, ad attenzionare in modo particolare alcuni elementi antropologici con reperti che accompagnavano una delle vittime dell’eruzione del 79 d.C. L’individuo, denominato  come “scheletro Antica Spiaggia n.26”, in base al contesto di ritrovamento e ad alcune informazioni sul suo abbigliamento ha dato modo di poter considerare alcune ipotesi interessanti sul suo ruolo e sulla sua presenza ad Ercolano al momento della tragedia.

Il contesto, assieme alla ricerca antropologica e alle preziose attività di restauro sui materiali, rinvenuti spesso accanto ai fuggiaschi della spiaggia, ci rivelano storie interessanti. Sirano, con speciale attenzione quasi “investigativa”, ha ristudiato l’armatura di una vittima incrociando i dati dell’antropologia fisica con quelle del dato archeologico arrivando ad una serie di interpretazioni davvero interessanti sul chi fosse quell’uomo.

Ercolano vittime
Spiaggia Antica di Ercolano. FOTO: paErco

Dagli scavi degli anni ’80 sappiamo che oltre al recupero di resti umani, gli archeologi hanno individuato anche elementi di abbigliamento, averi, masserizie, effetti personali dei fuggiaschi stessi, elementi architettonici di crollo di ville con affaccio sul litorale, utensili e attrezzature riconducibili alla famosa barca di Ercolano che proprio all’interno di un padiglione del Parco archeologico trova una adeguata esposizione.

Gli studiosi hanno quindi individuato la spiaggia come probabile punto di raccolta per un nutrito gruppo di Ercolanesi in fuga, sia all’interno dei Fornici con masserizie e bagagli di occasione, sia sulla spiaggia vera e propria.  Il numero di individui presenti all’aperto sulla spiaggia, dai dati a disposizione, sembra però essere inferiore rispetto agli occupanti dei fornici ma in questo caso sarebbe da tenere in considerazione anche la violenta ondata del flusso piroclastico abbattutosi ad una velocità compresa tra gli 80-100 km/h che potrebbe aver spazzato e trascinato in mare un numero non ben precisato di individui.

Ercolano vittime
Scavo vittima Ercolano. Foto: PaErco

Tra le vittime, un individuo di sesso maschile ritrovato il 7 agosto del 1982 in corrispondenza del fornice 8, di età compresa tra i 40 e i 45 anni e di altezza intorno ai 170 cm, in buono stato di salute e trovato in giacitura primaria in posizione prona con le  braccia piegate in avanti e il volto schiacciato a terra. Indizi che richiamano immediatamente alla violenza dell’impatto al suolo sotto una spinta abbattutasi alle spalle della vittima, forse connessa all’onda d’urto all’arrivo del flusso piroclastico o forse al flusso stesso.

Lo studio antropologico ha messo in luce anche i traumi provocati dallo choc termico ma anche lo stato di salute dell’uomo e alcune particolarità come l’utilizzo superiore del braccio destro rispetto al sinistro. Dalla documentazione di scavo si è appurato inoltre che l’individuo conservava in parte tracce di abbigliamento, la modalità eruttiva del Vesuvio verso Ercolano ha permesso la conservazione di materiali deperibili che altrove non si sono ritrovati, e da alcune fotografie d’epoca è stato possibile  rintracciare anche la presenza di una cintura e sul fianco destro di una spada.

Ercolano vittime
Ercolano, scavo vittima foto d’archivio. Foto: PaErco

Tra le scapole, inoltre, vi era uno zainetto o una bisaccia di forma vagamente quadrangolare, probabilmente in materiale organico (pelle o stoffa) del quale si è conservato solo il contenuto. Ancora, al di sotto di uno dei fianchi doveva trovarsi un pugnale, recuperato solo dopo la rimozione dello scheletro, e ancora delle monete accanto al corpo, forse contenute dentro un piccolo sacchetto che dopo interventi di restauro è stato possibile quantificare in 12 denari d’argento e 2 aurei.

Ercolano vittime
Ercolano, armi vittima. Foto PaErco

All’interno dello zainetto erano presenti altri materiali: un punteruolo cilindrico, due scalpelli, una martellina, due anelli e una perlina in pasta vitrea. Per quanto riguarda le armi e il cinturone, le recenti analisi condotte dalla Venaria Reale, hanno permesso di dimostrare che il pugnale aveva un fodero in legno con due valve rivestite di cuoio. La lama era in ferro e si impugnava grazie all’elsa e al pomolo in materiale organico, forse avorio.

Il gladio, la spada, era anch’essa dotata di fodero in legno e parti metalliche in argento compreso il puntale con terminazione sferica. Lo studio del Direttore Sirano ha inoltre indugiato sui  dettagli decorativi delle armi, molto interessanti anche per approfondire i motivi iconografici in voga e soprattutto, non secondario, per individuare il grado militare e il corpo di appartenenza dell’uomo.

L’oro, individuato grazie a recenti analisi, era presente sulla superficie del gladio quanto nel cinturone per dare un effetto bicromato, elementi che sicuramente escludono un livello basso nell’esercito. L’armatura non precisa il corpo militare di appartenenza anche perché non vi sono significative differenze tra le varie tenute di un legionario, un membro della marina o un pretoriano. Ma quello che può con una certa probabilità emergere è che difficilmente la vittima era un militare di stanza ad Ercolano perché dalle fonti non sono note guarnigioni dell’esercito nell’area vesuviana se non in momenti accesi della storia romana.

Ercolano, vittime fornici. Foto: Daniele Enrico Moschetti

La documentazione archeologica al momento disponibile non fornisce dati sicuri sull’individuazione del soldato come pretoriano, però, focalizzando l’attenzione al decoro delle fibbie del cinturone con decorazioni di scudi ovali, è possibile trovare elementi di rimando  a caratteristiche tipiche dell’armamento pretoriano.

Anche le monete che l’individuo aveva con sé possono fornire interessanti spunti di riflessione. 62 denari d’argento è l’ammontare complessivo della somma ritrovata, somma che negli Annales di Tacito sarebbe compatibile ad uno stipendium di pretoriano che guadagnava 2 denari al giorno, il doppio di un legionario. Le monete quindi al momento dell’eruzione del 79 d.C. sarebbero riconducibili ad uno stipendio mensile di un pretoriano, coincidenza o casualità comunque da non scartare se riferita al potere di acquisto del momento e alla liquidazione degli stipendi che almeno fino al regno di Domiziano avvenivano tre volte l’anno.

Ma è ancora un’altra l’interessante ipotesi che si ricava da questa ricerca. In base al luogo di rinvenimento della vittima, l’antica spiaggia, la presenza nelle vicinanze di una barca, una lancia militare, si è proposto di identificare l’uomo come un classarius proveniente da Miseno e sbarcato ad Ercolano per aiutare nella fuga gli abitanti. Gli strumenti nello zainetto rimanderebbero alla lavorazione del legno. Nelle flotte romane i fabri svolgevano attività di carpenteria, connesse non solo all’esclusiva costruzione, ma sicuramente anche alla manutenzione e riparazione delle imbarcazioni. Un faber navalis quindi sembrerebbe identificare la vittima di Ercolano.

Potrebbe quindi essere un militare appartenuto alla flotta di Plinio il Vecchio che in seguito alla richiesta di aiuto dell’amica Rectina si era lanciato al salvataggio disperato sulla spiaggia organizzando una fuga?

Non esiste una certezza assoluta in archeologia, addirittura l’ingegnere Matrone che aveva organizzato alcuni scavi in località Bottaro a Pompei tra la fine dell’800 e gli inizi del‘900 aveva proposto l’ipotesi che l’uomo potesse addirittura essere il generale Plinio il Vecchio, ipotesi abbandonata almeno nell’osservazione dell’abbigliamento. L’interesse storico-archeologico, al di là del raccontare una storia tragica e ridare vita alle vittime di questo evento, risulta importante anche per la ricostruzione dei corpi militari dell’antica Roma.

Ercolano, foto Classicult

Le moderne tecnologie, unite ad uno studio archivistico e al riesame diretto sui materiali archeologici associati ai resti delle vittime potrà in futuro ampliare le conoscenze sugli abitanti di Ercolano in vista anche di nuovi scavi che proprio il Parco Archeologico di Ercolano ha annunciato in prossimità dell’Antica Spiaggia.

Si ringrazia il Direttore del Parco Archeologico di Ercolano Francesco Sirano e l’Ufficio stampa per il materiale cortesemente concesso.

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