13 Agosto 2015
I segni sulle ossa fossili, datate a 3,4 milioni di anni fa e provenienti dal sito di Dikika, in Etiopia, non sarebbero stati determinati da qualcuno che le ha calpestate.
Questi i risultati di un nuovo studio che si innesta sulla discussione in merito a due ossa provenienti dal sito DIK-55, e che porterebbero 12 segni in totale, caratteristici dell’uso di strumenti litici. Le due ossa apparterrebbero a un’antilope e a un animale delle dimensioni di un bufalo, e sarebbero state colpite dai nostri antenati (nel caso in questione Australopithecus Afarensis) con forza e numerose volte. Lo studio supporta l’interpretazione originale, presentata su Nature nel 2010, e confutata l’anno successivo su PNAS.
La questione è importante, perché collegata allo scoprire quando si è cominciato a mangiare carne e, come si ritiene, a sostenere con essa l’evoluzione del cervello. Anche se alcuni primati si nutrono occasionalmente di altri piccoli animali, non cacciano invece quelli più grandi, che mantengono depositi di grasso nel midollo. È questa una delle ipotesi prevalenti nella paleantropologia, che una dieta ricca di proteine e grasso abbia permesso lo sviluppo del cervello. I reperti in questione però risalgono al tempo degli australopitechi, mentre il genere Homo comparì 2,8 milioni di anni fa.
Lo studio “Taphonomy of fossils from the hominin-bearing deposits at Dikika, Ethiopia”, di Jessica C. Thompson, Shannon P. McPherron, René Bobe, Denné Reed, W. Andrew Barr, Jonathan G. Wynn, Curtis W. Marean, Denis Geraads, Zeresenay Alemseged, è stato pubblicato sul Journal of Human Evolution.
Link: Journal of Human Evolution; Emory University; Science Daily; Past Horizons; Live Science.
La regione di Afar, in Etiopia, da Wikipedia, CC BY-SA 3.0, caricata e di TUBS (