1 Aprile 2016
Il primo studio su larga scala del DNA antico proveniente dalle Americhe ha evidenziato l’impatto devastante sulle popolazioni indigene, in conseguenza dell’arrivo degli Europei nelle Americhe.
Lo studio, pubblicato su Science Advances, ha preso in esame il DNA da 92 genomi mitocondriali da mummie e scheletri precolombiani, di età compresa tra i 500 e gli 8.600 anni fa.
Nessuno dei lignaggi provenienti da queste è risultato essere ancora presente nei moderni indigeni, né ha mostrato di aver lasciato discendenza. Questa separazione daterebbe almeno a 9.000 anni fa; gli studiosi hanno ipotizzato diversi scenari demografici per spiegare il fenomeno. L’unico che riuscisse adatto alle osservazioni formulate è quello che ipotizza che – subito dopo la colonizzazione iniziale – si stabilirono popolazioni che rimasero geograficamente isolate, e che si estinsero poi in conseguenza del contatto con gli Europei.
La ricostruzione conferma l’arrivo dei primi Americani attorno a 16 mila anni fa, disperdendosi rapidamente fino a raggiungere il Cile 14.600 anni fa. La diversità genetica in queste prime popolazioni era limitata dal fatto che queste prime popolazioni fondatrici rimasero isolate presso lo Stretto di Bering tra i 2.400 e i 9.000 anni fa. Al picco dell’Era Glaciale i movimenti delle popolazioni umane erano limitati o bloccati. Questo isolamento è alla base della diversità genetica unica osservata nei primi Americani.
Lo studio “Ancient mitochondrial DNA provides high-resolution time scale of the peopling of the Americas”, di Bastien Llamas, Lars Fehren-Schmitz, Guido Valverde, Julien Soubrier, Swapan Mallick, Nadin Rohland, Susanne Nordenfelt, Cristina Valdiosera, Stephen M. Richards, Adam Rohrlach, Maria Inés Barreto Romero, Isabel Flores Espinoza, Elsa Tomasto Cagigao, Lucía Watson Jiménez, Krzysztof Makowski, Ilán Santiago Leboreiro Reyna, Josefina Mansilla Lory, Julio Alejandro Ballivián Torrez, Mario A. Rivera, Richard L. Burger, Maria Constanza Ceruti, Johan Reinhard, R. Spencer Wells, Gustavo Politis, Calogero M. Santoro, Vivien G. Standen, Colin Smith, David Reich, Simon Y. W. Ho, Alan Cooper e Wolfgang Haak, è stato presentato su Science Advances.
Link: Science Advances; Science Mag; EurekAlert! via University of Adelaide