Insegnare Storia per il 21° secolo: primo congresso e assemblea per la Società Italiana di Didattica della Storia – SiDidaSt

Frotte di storici setacciano le centinaia di archivi in cui sono custoditi, soprattutto in Italia, documenti più o meno datati. O vanno in cerca di nuove fonti. Per giungere poi a conclusioni originali o per approfondire quelle precedenti: perché il passato viene sempre letto con gli occhi del presente e, come ha sostenuto Benedetto Croce in Teoria e storia della storiografia,

«tutta la storia è storia contemporanea».

Però se questo esercizio, senz’altro lodevole, non trova uno sbocco tra la gente e nella società rischia di restare fine a se stesso, materia per torri d’avorio accademiche e per convegni frequentati da pochi addetti-ai-lavori. In parole povere, senza un’efficace didattica la storia studiata e “rigenerata” dagli storici equivale a una fiammante Ferrari confinata in un box.

Non a caso, la Società Italiana di Didattica della Storia (SiDidaSt) – approdata l’8 e 9 settembre 2023 al primo congresso e alla prima assemblea, ospitati dall’ateneo padovano – è stata fondata il 13 aprile 2022 (da Salvatore Adorno, Lucia Boschetti, Antonio Brusa, Luigi Cajani, Piero Colla, Andrea Miccichè, Walter Panciera e Claudia Villani) con un obiettivo preciso: diventare un punto di riferimento e di aggregazione per le diverse realtà che lavorano in questo campo nel nostro Paese.

«Ambisce», come si legge sul suo sito, «a offrire occasioni di confronto, discussione, formazione e aggiornamento».

Dunque, vuole mettere su strada la Ferrari della didattica della storia e della ricerca storiografica, trasformandola in un efficace mezzo di trasporto della conoscenza, capace di ospitare prima di tutto gli studenti, ma anche tutti i cittadini.

Sito ufficiale della Società Italiana di Didattica della Storia – SiDidaSt: https://www.sididast.it/

Clicca qui per locandina e brochure del primo congresso

Va precisato che di didattica della storia in Italia si parla da decenni, grazie a pionieri della materia. Come il professor Brusa, primo presidente della Società e reduce dall’insegnamento della materia all’Università di Bari, che se ne occupa dal 1979. Ora lo scopo della nuova Società deve essere quello di sostenere la sua indispensabilità per consolidare la coscienza civica e la cittadinanza; di denunciare i maltrattamenti che l’insegnamento della storia sta subendo da anni; e di garantire che possa essere insegnata senza intontire chi ascolta, giovane o meno giovane che sia. La nascita della SiDiDast – che per ora riunisce oltre 120 soci, tra docenti e operatori in campi collaterali, dalle istituzioni culturali ai mass media – segnala che è stato raggiunto un primo traguardo. Traguardo che è anche un punto di partenza. Perché la battaglia per la tutela dell’insegnamento della storia e per la definizione delle attività di formazione, dalle scuole dell’infanzia alle università, è tutt’altro che conclusa; almeno, a giudicare da quello che bolle nella pentola di certa politica, tra nostalgismo e revisionismo.

Così come è importante studiare gli usi pubblici della didattica. Il fatto è, si legge sul sito, che

«in questo XXI secolo l’insegnamento della storia, come più in generale quello delle discipline umanistiche, si trova a fronteggiare profondi cambiamenti nei curricoli e nei sistemi di formazione, dovuti alle grandi trasformazioni culturali, sociali e politiche che stiamo vivendo».

A tutto ciò è necessario rispondere,

«unendo gli sforzi degli addetti ai lavori e innalzando la qualità della ricerca didattica e della formazione».

A questo scopo, la Società

«promuove convegni e seminari, gruppi di lavoro e di ricerca, sperimentazioni sul campo, iniziative di formazione, pubblicazioni».

Inoltre

«si attiva per stabilire collegamenti con la ricerca storico-didattica internazionale e per rappresentare le esigenze di una buona formazione storica presso le sedi istituzionali».

Il suo statuto è chiaro.

La SiDidaSt ha l’obiettivo di:

  • creare e coordinare una rete di ricercatori e di docenti impegnati nel campo della didattica della storia;

  • stimolare scambi scientifico-culturali e organizzare, anche in collaborazione con altri enti e associazioni, riunioni, seminari, convegni, pubblicazioni e ogni altra iniziativa atta a promuovere l’insegnamento della storia;

  • valorizzare la dimensione formativa della conoscenza storica in ogni ordine e grado della scuola italiana;

  • organizzare e promuovere attività di formazione e aggiornamento iniziali e in servizio per gli insegnanti di storia;

  • diffondere e promuovere le metodologie per la didattica della storia anche attraverso l’uso delle tecnologie telematiche e dei mezzi di comunicazione di massa;

  • essere interlocutore presso le istituzioni competenti dei singoli atenei e dei ministeri, per tutto quanto attiene gli ordinamenti didattici e la ricerca nella didattica della storia;

  • promuovere i rapporti con gli organismi e le istituzioni locali;

  • salvaguardare e promuovere il pluralismo della ricerca.

Gallery. Si ringrazia la Società Italiana di Didattica della Storia – SiDidaSt per le foto del primo congresso

Durante il recente congresso – intitolato Insegnare Storia per il 21° secolo – i soci e un altro centinaio di partecipanti (in presenza e online) si sono concentrati sul miglioramento e rinnovamento della didattica della storia dal punto di vista dei curricoli, dei contenuti e dell’uso di nuovi metodi e tecnologie. Occorre infatti essere capaci di suscitare l’interesse degli studenti, fornendo loro strumenti utili per contrastare quella che i promotori definiscono «la cultura della distrazione e della disinformazione». I temi scelti per aprire il congresso hanno seguito questo canovaccio. Giuliano De Felice (Università di Bari) si è dedicato all’Archeologia del contemporaneo: il patrimonio materiale come laboratorio del tempo presente; mentre Ivo Mattozzi (Libera Università di Bolzano) ha affrontato La questione cruciale del rinnovamento della storia generale da insegnare, tra storiografia e didattica. I quattro workshop successivi sono stati: Il curriculum scolastico di storia, con la presidenza di Walter Panciera (Università di Padova) e Nadia Olivieri (Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea); Lo snodo storia-memoria e l’educazione alla cittadinanza, presieduto da Luigi Cajani (ha insegnato alla Sapienza Università di Roma) e Piero Colla (Università di Strasburgo); Il rapporto tra Storia e ambiente, con Salvatore Adorno (Università di Torino) e Andrea Miccichè (Università di Enna Kore) alla presidenza; Insegnamento della Storia e nuove tecnologie, con Lucia Boschetti (Università di Bari) e Chiara Massari ((IIS Levi-Ponti – Mirano / Venezia) come presidenti. Superando l’argine scolastico e accademico, si è parlato anche della formazione professionale dei giornalisti che scrivono, più o meno occasionalmente, di storia globale, nazionale o locale.

La chiusura del congresso è spettata alla lectio magistralis del sociologo Alessandro Cavalli, accademico dei Lincei, sul tema Dagli orizzonti temporali della memoria alle immagini del futuro. Il suo è stato un intervento importante: non solo per i contenuti, ma anche per il modo in cui li ha esposti. Ha parlato a una platea di storici e di addetti ai lavori, tuttavia anche un 15enne avrebbe potuto capire (se avesse avuto voglia di ascoltare) quello che stava dicendo. La capacità di farsi comprendere da tutti (su determinati temi non iper-complessi) è un pilastro della comunicazione e della didattica; altrimenti si usa soltanto un linguaggio escludente, concepito per determinate élite. Il professor Cavalli – che ha fatto gli esami di maturità nel 1957 (come ha raccontato) – già così ha dato una lezione di stile agli storici, agli insegnanti e anche ai giornalisti. Ha concluso:

«L’umanità ha dimostrato di essere capace di miglioramento, anche se in modo discontinuo. Siccome è capace di migliorare, forse vale la pena di provare a salvarla».

Senza dubbio questa capacità di miglioramento ha più chance se la gente riesce a capire ed elaborare il lessico della storia, perché non conoscerla rende più difficile fare passi avanti. Una capacità che matura nelle aule scolastiche e poi in quelle degli atenei, purché ci sia chi può e sa renderla degna di essere imparata. Ovviamente, come ha detto il presidente Brusa, «bisognerà dare battaglia»: nei ministeri e nelle istituzioni, nelle scuole e nelle università, nella società. Insomma, c’è tanto da fare ma ne vale la pena.

P.S: entro settembre del 2023 sarà eletto il primo direttivo della SiDiDast scelto col voto dei soci; questo eleggerà poi il presidente. In attesa dei risultati, resta in carica la direzione temporanea della Società, i cui membri sono stati scelti tra i soci fondatori: il presidente è Antonio Brusa, il vice Luigi Cajani, la segretaria e tesoriera Lucia Boschetti; gli altri membri sono Salvatore Adorno, Piero Colla, Andrea Micciché e Walter Panciera.

Link per approfondire

Archeologie del contemporaneo. Paesaggi, contesti, oggetti

Convegno e prima assemblea – Società Italiana di Didattica della Storia

Culture del ricordo e uso politico della storia nell’Europa contemporanea

Il giornalista che scrive di storia

Lo storico come figura sociale «Organizzare il passato in funzione del presente»

Pubblicazioni open access relative alla Didattica della Storia

Società Italiana di Didattica della Storia

Teoria e storia della storiografia in “Croce e Gentile”

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