26 – 27 Novembre 2015
Stratford-upon-Avon è una città di mercato del Warwickshire, oggi meta di turismo soprattutto per il fatto di essere la città natale di William Shakespeare. Ci si riferisce a lui anche con l’epiteto di Bardo di Avon, infatti.
Scavi archeologici hanno ora portato alla luce quella che era la cucina della casa di Shakespeare, con un focolare e forno, un pozzo e una fossa per conservare gli alimenti (una sorta di frigo, insomma). Ritrovati anche frammenti di piatti, coppe, e altri manufatti da cucina. L’abitazione, situata all’angolo tra Chapel Street e Chapel Lane, è nota come “New Place“, ed era la più grande della cittadina all’epoca: consta di venti stanze e dieci focolari.
La scoperta delle aree relative alle attività di cucina, di birrificazione, della dispensa e dell’area di conservazione a freddo, insieme alla bilancia, permettono ora di apprezzare New Place come luogo di lavoro oltre che di abitazione di alto livello.
New Place fu acquistata da Shakespeare nel 1597 (allora era già un drammaturgo affermato) per la considerevole cifra di 120 sterline. Qui egli visse fino alla morte, avvenuta nel 1616: durante questo periodo scrisse 26 opere, tra cui “La Tempesta”. Si programma l’apertura al pubblico per Luglio del 2016: l’anno prossimo ricorrono i quattrocento anni dalla morte del drammaturgo. Lo scavo ha anche rivelato elementi di epoche precedenti, medievali e dell’Età del Ferro.
Is this Shakespeare's kitchen? New discovery at his final Stratford home @strat_observer https://t.co/zSiupEaPfZ pic.twitter.com/vpGFkyaxNm
— Historic England (@HistoricEngland) November 27, 2015
Link: Shakespeare Birthday Trust, 1, 2; BBC News; The Telegraph; The History Blog; Western Daily Press; Culture 24; Stratford Observer; Coventry Telegraph; The Stage.
Il Ritratto di Chandos, attualmente alla National Portrait Gallery di Londra, artista e autenticità non confermati (potrebbe trattarsi del pittore chiamato , da Wikipedia, Pubblico Dominio, caricata da GianniG46.
Great Garden a New Place, foto di da Wikipedia, CC BY 2.0, caricata da Flickr upload bot.