Tár è il nuovo film del regista statunitense Todd Field con protagonista e coproduttrice Cate Blanchett. Il film, uscito nelle sale italiane il 9 febbraio ha guadagnato al botteghino ben 222.061 euro. Tár sarà uno dei prodotti cinematografici protagonisti della stagione degli Oscar 2023.

Tár: trama

Lydia Tár (Cate Blanchett) è una rinomata direttrice d’orchestra, nonché prima donna direttrice capo della Filarmonica di Berlino. Proprio a Berlino, Tár si prepara per la registrazione dal vivo della Sinfonia n 5 di Gustav Mahler. Ad assistere Lydia, troviamo Francesca (Noémie Merlant). Oltre a Francesca, Lydia può contare sull’amore e il supporto di Sharon (Nina Hoss). Durante un pranzo di lavoro, Lydia fa intendere di voler sostituire il suo assistente direttore, presumibilmente con Francesca.

Contemporaneamente un’ombra oscura pare calare sulla carriera della protagonista. Da mesi, ormai, Tàr riceve mail da Krista una sua ex allieva. Queste mail ci lasciano intendere che tra la direttrice d’orchestra e l’ex alunna ci sia stata una storia d’amore extraconiugale finita male. Lydia suggerisce a Francesca di cestinare le mail di Krista. Questa scelta egoistica porterà ad una tragedia che mostrerà un lato dell’artista che sembra contrapporsi a quello dell’arte sublime che produce.

Lydia Tár Cate Blanchett
Cate Blanchett nel ruolo di Lydia Tár. Credit: Florian Hoffmeister / Focus Features. © 2022 Focus Features, LLC.

Il dilemma etico

Dopo l’ondata del #metoo, il mondo si è reso conto di quanto il mondo artistico in toto sia, a suo modo, strettamente legato ad un tipo di promiscuità sessuale troppo spesso sfociata in vere e proprie violenze. Oggi, dopo aver aperto questo vaso di Pandora, molte carriere consolidate sono saltate. In un certo senso, oltre ad un vero processo giudiziario, i personaggi incriminati hanno subito anche un processo mediatico e morale. Questo, in molti casi, ha portato ad una vera e propria damnatio memoriae delle opere d’arte prodotte dagli artisti condannati.

Il dilemma che ci accompagna ormai da anni è questo: quanto è giusto punire l’artista distruggendo l’arte?
Il tema principale del film è proprio questo: Lydia Tár è una grandiosa direttrice d’orchestra. Prima donna a poter regnare sulla Filarmonica di Berlino, queer, indipendente e colta da fare imbarazzo. Nessuno mette in discussione il suo talento artistico. A far storcere il naso è la sua condotta morale.

Credits: Courtesy of Focus Features. © 2022 Focus Features, LLC.

Il paradigma di Bach

Onde evitare fraintendimenti, si premette che questa sezione non vuole entrare nel merito delle discussioni sulla vita di Bach, ma riferisce un punto focale del film. Durante una lezione tenutasi alla Juilliard di New York, Lydia dibatte ardentemente con uno studente di nome Max. Il fulcro della discussione è l’esecuzione di un brano di Bach. Max, da persona non binary, queer e di colore, si rifiuta di suonare Bach a causa della vita di quest’ultimo, ritenuto dall’alunno un personaggio amorale e misogino.

Lydia non contraddice quanto affermato da Max (non contraddice quindi i biografi che spiegano quanto Bach sia stato una pessima persona). Tuttavia, la lezione che la direttrice d’orchestra vuole impartire è un’altra. Lydia suona per Max una composizione di Bach e chiede al ragazzo cosa stia provando. Max, costretto a confrontarsi con il piacere provato ascoltando la musica di Bach, abbandona l’aula. Tár non vuole disquisire su Bach in quanto uomo. L’interesse è totalmente rivolto verso la produzione artistica di Bach. E, in un certo senso, forse ci dovremmo interessare solo di quella.

Tuttavia, sappiamo bene che non è così semplice discernere l’uomo dalla sua creazione. Infatti molto spesso ci chiediamo come persone tanto aberranti siano state capaci di creare opere d’arte di bellezza unica e irripetibile. Forse dovremmo sempre ricordarci quanto scritto da Rilke:

Ché il bello/è solamente la prima nota del Tremendo. E dato/ di sostenerlo e di ammirarlo è a noi/solo perché non cura di annientarci.

TÁR
Credits: Courtesy of Focus Features. © 2022 Focus Features, LLC.

Tár: la tecnica e le controversie

Oltre alla performance mastodontica di Cate Blanchett, lo spettatore si confronterà anche con una regia e con un stile definibile “europeo”. La regia di Todd Field non è veloce come quella del cinema americano. Al contrario, il film si prende il suo tempo per confonderci, per mostrare la mescolanza tra la bellezza della musica e la melma immorale della vita di Lydia.

Tár come personaggio è un dio, (apparentemente) intoccabile come ci suggerisce la regia tramite inquadrature dal basso. Lydia come moglie, amica e lavoratrice è tutt’altro. Infatti, durante questi momenti della narrazione, la regia vede la protagonista ripresa alla pari degli altri personaggi. Anzi, alcune volte i primi piani sono più dedicati a Sharon o Francesca, Lydia è in ombra.

La locandina di Tár con l'indicazione delle 6 nomination agli Oscar 2023
La locandina di Tár con l’indicazione delle 6 nomination agli Oscar 2023

Inevitabilmente, una tematica del genere era destinata a dar vita a controversie. La critica più aspra arriva dalla comunità LGBTQI+, che ha visto nella figura di Lydia Tár un vero e proprio insulto nei confronti delle donne gay. Per quanto comprensibile questa reazione, data la fatica immane per avere un film con rappresentazione decente, in questo caso la critica non sussiste. La figura di Lydia è simbolica. Lydia rappresenta l’arma a doppio taglio che ci viene consegnata nel momento in cui raggiungiamo un certo tipo di potere. Il potere ci porterà a far del bene o a far del male egoisticamente? Poco importa che sia un uomo o una donna a trovarsi protagonista di questo dilemma.

Credits: Courtesy of Focus Features. © 2022 Focus Features, LLC.

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