Non lo dico mai, ma questa volta devo proprio: “questo libro merita!”
Ecco l’ho detto.
Di solito non mi esalto così tanto per un libro di narrativa appena uscito. Che devo farci? Sarà che ancora non accetto più il mio status di NON-PIÙ-STUDENTESSA UNIVERSITARIA, ma mi è rimasto un debole per i super manuali da mille pagine e per i saggi, soprattutto di letteratura e filologia.
Invece devo che Brama di Ilaria Palomba, edito da Giulio Perrone Editore (pagg. 239, €16,00), mi è piaciuto davvero molto.

Bianca, la protagonista, incarna un po’ tutte le incertezze ed i timori che qualsiasi donna o uomo, ad un certo punto della vita, può provare.
La differenza è che Bianca si fa distruggere dalle sue paure e dal suo senso di inferiorità nei confronti dei genitori, soprattutto dell’inarrivabile padre, psichiatra affermato che, in fondo, non fa moltissimo per aiutare sua figlia. Certo, cerca di evitarle diversi ricoveri in psichiatria dopo dei maldestri tentativi di suicidio, cerca di starle vicino come fa anche sua moglie, in certi momenti tanto odiata da Bianca. Ma, in concreto, Bianca si perde in quel suo senso di solitudine, si autodistrugge perché, secondo lei, ormai non c’è più nulla da perdere. Anche Carlo Brama, dopo averla salvata dalla vasca da bagno in cui Bianca si era adagiata dopo aver ingoiato numerose pillole, l’aveva lasciata.
L’anima di Bianca è in frantumi: “sei il fantasma di te stesso e cammini in coda a un’infinita molteplicità di sé. I frantumi, eccoli, li vedi? Li vedete? Per me in frantumi sono i dieci sé con cui parlo in chat, scambiando poesie di Rimbaud, Rilke, Hölderlin, frammenti di parole, versi spezzati…”

Brama Ilaria Palomba
Foto di Marika Strano

Di seguito, ulteriori particolari sulla trama del romanzo e considerazioni finali

La protagonista diventa, quindi, insensibile. Per colpa del troppo sentire, del suo animo troppo sensibile non da tutti compreso, forse anche perché è lei a non volersi lasciare capire ed amare per quella che realmente è, arriva a convincersi che non può provare più nulla, che niente può più scalfirla.
“ c’è qualcosa di tremendo nella mia insensibilità, credo di essere diventata inespugnabile e in questo sono simile a un vampiro, un morto vivente”. E cosa le resta? Dei continui rapporti occasionali sia con uomini che con donne, avuti solo per il piacere della conquista, per brama. In fondo, “il desiderio è una fame atroce”.

Anche l’adolescenza di Bianca non è stata affatto facile, anche se sarebbe potuto esserlo: è una ragazza intelligente, ama leggere, scrivere saggi e partecipare a tante conferenze, sia con che senza il suo mito, Carlo, ricercatore e poi docente alla facoltà di filosofia. Ama condividere le letture che più l’anno segnata con gli amici e le amiche. Quindi dispiace particolarmente che lei non riesca subito a chiedere aiuto.
Sa bene, però, che se “non amo nessuno, traduci in: ho paura di non essere amato. Non sopporto la gente, traduci in: non sopporto di vivere in un mondo così barbaro. Posso fare a meno di tutti, traduci in: vorrei saper vivere senza lo sguardo dell’altro.”
Bianca, forse, bada troppo agli sguardi altrui. Non fa altro che compararsi con gli altri, annullarsi per gli uomini che ama. Con il suo fidanzato storico dei vent’anni, con Carlo. È così insicura da credere di poter trovare ciò che cerca negli altri, non rendendosi conto della sua straordinaria intelligenza, con cui potrebbe fare tutto da sola.
Così si accontenta di rimanere a distruggersi nell’ombra.

Il romanzo di Ilaria Palomba è una continua sorpresa, dalla prima all’ultima pagina. È capace di catturare l’attenzione del lettore con un linguaggio crudo ed immediato, a volte spiazzante, ma che rende perfettamente giustizia alle condizioni psicologiche della protagonista, ragazza in continua evoluzione.
L’autrice è in grado di sfoggiare una grande cultura filosofica grazie a continui riferimenti ad autori, poeti, letterati, artisti e musicisti, e questo fa particolarmente molto piacere perché non appesantisce mai la narrazione.
Oltre a Bianca, anche gli altri personaggi sono ben delineati, e ne scopriamo man mano le mille diverse sfumature.
Perché in questo libro, nonostante gli importantissimi contenuti trattati quali il suicidio e la depressione che portano a crisi esistenziali, l’unico colore non è il nero di un macabro pessimismo. Le sfumature dei caratteri dei diversi personaggi rendono la lettura piacevolissima, e tutto ciò aumenta la brama di leggere e di assaporare il lavoro fino all’ultima parola.

Brama Ilaria Palomba
La copertina del romanzo Brama di Ilaria Palomba, edito da Giulio Perrone Editore

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