I PITTORI DELLA REALTÀ.

Verità e illusione tra Seicento e Novecento

a cura di Vittorio Sgarbi

con Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari

Fermo, Palazzo dei Priori

9 dicembre 2022 – 1 maggio 2023

La mostra di Fermo rilegge una particolare stagione dell’arte italiana del dopoguerra: l’avventura dei “Pittori moderni della realtà”. A Palazzo dei Priori le opere di Gregorio Sciltian, Pietro Annigoni, Antonio e Xavier Bueno, Giovanni Acci e Alfredo Serri, insieme con due opere di Giorgio de Chirico.

Ciò che accomuna questo gruppo di artisti è il desiderio di una rinascita della pittura che corrisponde a una parallela rinascita dell’umanità dopo la distruzione, le privazioni e la sofferenza del conflitto mondiale appena vissuto. 

I Pittori della realtà.Verità e illusione tra Seicento e Novecento
La locandina della mostra I Pittori della realtà. Verità e illusione tra Seicento e Novecento, che mostra l’opera di Antonio Bueno, Nudo con fiori, 1947, olio su tavola telata, Collezione eredi Antonio Bueno, Fiesole

La nuova mostra ai Musei di Fermo si inserisce tra i grandi eventi culturali del progetto regionale “Il Seicento nelle Marche”. Le Sale di Palazzo dei Priori ospitano dal 9 dicembre 2022 all’1 maggio 2023 la mostra “I Pittori della realtà. Verità e illusione tra Seicento e Novecento”, a cura di Vittorio Sgarbi con Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari. L’esposizione, realizzata grazie alla preziosa collaborazione con il Mart di Rovereto, rilegge una particolare stagione dell’arte italiana del dopoguerra: l’avventura dei “Pittori moderni della realtà”, un gruppo di artisti che esordisce nel 1947 scagliandosi contro gli esiti del modernismo per difendere e recuperare la grande tradizione pittorica, tra verità e illusione, da Caravaggio alla pittura spagnola e fiamminga.

In ogni caso, come scrive Vittorio Sgarbi:

“Una festa. È stata l’ultima festa della pittura italiana”.

Con queste parole, il curatore e Sottosegretario alla Cultura, ha presentato la nuova grande mostra a Palazzo dei Priori di Fermo. Le sale del palazzo più prestigioso della città ospiteranno fino all’1 maggio 2023 “I Pittori della realtà. Verità e illusione tra Seicento e Novecento”.
Ben 80 opere permettono di rileggere e scoprire una particolare stagione dell’arte italiana del dopoguerra: l’avventura entusiasmante dei “Pittori moderni della realtà”. Questo gruppo di artisti controcorrenti, dalle provenienze e storie più diverse, esordì nel 1947 scagliandosi contro gli esiti del modernismo, per difendere e recuperare la grande tradizione pittorica rifacendosi, in particolar modo, all’arte seicentesca, da Caravaggio alla pittura spagnola e fiamminga.
Spiega il curatore Vittorio Sgarbi: “I Pittori moderni della realtà, con un bellicoso manifesto programmatico, affrontarono la questione stabilendo un fronte di ‘resistenza’. Estetica ed etica, prima che politica. Aderirono con convinzione, partecipando alle cinque mostre in cui si consumò la loro esperienza comunitaria, tra 1947 e 1949. La loro ispirazione era Caravaggio, il valore della composizione e quel ‘ritorno al mestiere’ teorizzato da Giorgio de Chirico”.

Il gruppo dei “Pittori moderni della realtà” è integralmente rappresentato in mostra: Gregorio Sciltian, Pietro Annigoni, Xavier Antonio Bueno. Sono inoltre presenti Alfredo Serri e Giovanni Acci e Carlo Guarnieri, che si aggiunsero successivamente al gruppo. Completano l’esposizione due capolavori di Giorgio de Chirico, il padre della Metafisica che consolidò rapporti di stima con tutti e quattro i “Pittori moderni della realtà”.

Vengono inoltre presentate, a confronto con i moderni, opere di artisti antichi, prevalentemente del Seicento e del Settecento, alimentati dalla temperie caravaggesca prima e barocca poi, assunti a fonte di ispirazione e modello dei quattro firmatari del manifesto. Tra questi artisti citiamo Alessandro Magnasco, il cosiddetto Maestro di Hartford, Giuseppe Recco e Carlo Magini.

Ulteriori confronti saranno possibili con le opere della collezione permanente della Pinacoteca Civica di Fermo, ricca di opere del Seicento (citiamo tra le altre “L’adorazione dei pastori” di Rubens e la “Pentecoste” del Lanfranco) e del Gabinetto Stampe e Disegni della Biblioteca Civica “Romolo Spezioli”.

La mostra è promossa dalla Regione Marche e dal Comune di Fermo, in collaborazione con il Mart di Rovereto e il contributo di Carifermo e della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo. Partner dell’evento è Mus-e del Fermano, gli sponsor sono Eurobuilding, Giano, CFL-Servizi Globali in Edilizia e Violoni Srl. L’organizzazione è affidata a Maggioli Cultura in collaborazione con Sinopia.

La mostra di Fermo offre l’occasione di scoprire la storia e l’arte di questo gruppo considerato anacronistico e non sufficientemente apprezzato dalla critica di allora. Nel manifesto che accompagna la loro prima mostra si legge:

Noi ricreiamo l’arte dell’illusione della realtà, eterno e antichissimo seme delle arti figurative. Noi non ci prestiamo ad alcun ritorno, noi continuiamo semplicemente a svolgere la missione della vera pittura. […] Ben prima di incontrarci, ognuno di noi aveva sentito profondamente il bisogno di ricercare nella natura il filo conduttore che ci permettesse di ritrovare noi stessi nel labirinto delle scuole che si sono moltiplicate nell’ultimo mezzo secolo”.

Ciò che li accomuna è il desiderio di una rinascita della pittura che corrisponde a una parallela rinascita dell’umanità dopo la distruzione, le privazioni e la sofferenza del recente conflitto mondiale. La mostra consente di approfondire le ricerche sulle carriere dei singoli artisti, già note agli studiosi per ricchezza e complessità, e di ricostruirne la significativa parabola all’interno della storia dell’arte italiana del XX secolo.

Seppur apprezzati dal pubblico (si parla di ventimila visitatori in quindici giorni per la prima tappa milanese delle loro mostre), dai collezionisti e da diversi artisti, i “Pittori moderni della realtà” furono disapprovati dai critici che fraintesero le loro intenzioni. Li accusarono di “passatismo, oleografia fotografica e di un vuoto virtuosismo seicentista lontano dalla poetica del realismo”. I quattro rivendicarono una “pittura morale nella sua intima essenza”, un orizzonte ideologico che non ritenevano appartenesse alle ricerche artistiche che negavano il dato reale.

I “Pittori moderni della realtà” si scagliarono duramente contro le decadenti espressioni artistiche di molti contemporanei, manifestazioni della regressione e della rovina imperanti. A questi linguaggi contrapposero una rievocazione di antichi e più alti modelli stilistici, provenienti dal passato. Tuttavia, nonostante dichiarassero intenti di fratellanza, universalità e neutralità, al di là delle asserzioni relative a un’arte alla portata di tutti, i Pittori tradirono un atteggiamento polemico che sembrava disapprovare almeno mezzo secolo di pittura, e che faticava a trovare corrispondenza teorica nel contesto socio-culturale dell’epoca. Il mondo dell’arte marginalizzò e respinse duramente le loro istanze, non totalmente comprese e considerate radicali.

Subissato dalle critiche, il gruppo di disgregò principalmente per via dell’insita e notevole eterogeneità: le distanze ideologiche, le incompatibilità culturali e le differenze anagrafiche portarono in breve alla fine di una notevole e originale esperienza artistica.

La mostra a Palazzo dei Priori di Fermo ne riporta in luce la forza e l’eredità artistica.

LE SEZIONI DI MOSTRA

La rassegna a Palazzo dei Priori si divide in cinque sezioni e presenta il gruppo dei “Pittori moderni della realtà” attraverso oltre settanta opere.

Gregorio Sciltian, artista di origine russa, giunge in Italia all’inizio degli anni Venti ed esordisce con una personale alla Casa d’Arte Bragaglia di Roma (1925). La sua pittura mostra evidenti echi caravaggeschi e una minuziosa resa dei dettagli che ricorda quella delle nature morte fiamminghe e spagnole. Le sue nature morte si fanno, nel corso del tempo, sempre più affollate di oggetti, con un effetto trompe-l’oeil che realizza “l’illusione di realtà” perseguita dall’artista.

Pietro Annigoni orienta la propria ricerca sul primato del disegno secondo il modello della scuola toscana, ingaggiando una personale sfida con gli artisti del passato.

fratelli Xavier Antonio Bueno arrivano a Firenze nel gennaio del 1940 per un viaggio di studio e vi rimangono a causa dell’entrata in guerra dell’Italia. Il talento e la straordinaria padronanza delle tecniche pittoriche dei due fratelli spagnoli non passa inosservata e presto il loro lavoro viene apprezzato da Gregorio Sciltian e da Giorgio de Chirico.

In mostra sono inoltre presenti i fiorentini Alfredo Serri e Giovanni Acci, che si unirono successivamente al gruppo. Di Carlo Guarnieri è presente una “Natura morta”.

Giorgio de Chirico è rappresentato da due capolavori, provenienti dal Mart di Rovereto: “Piazza d’Italia con torre rosa” e “Interno metafisico”.

All’interno delle sezioni vengono presentate, a confronto con i moderni, opere di artisti antichi, prevalentemente del Seicento e del Settecento. Tra questi Alessandro Magnasco, con una preziosa tela proveniente dai Musei di Strada Nuova di Genova, il cosiddetto Maestro di Hartford e Pensionante del Saraceni, Giuseppe Recco e Carlo Magini con cinque opere dalla collezione della Fondazione della Cassa di Risparmio di Fano. Ulteriori confronti saranno possibili con le opere della collezione permanente della Pinacoteca Civica, ricca di opere del Seicento, e del Gabinetto Stampe e Disegni della Biblioteca Civica “Romolo Spezioli”.

I Pittori della realtà. Verità e illusione tra Seicento e NovecentoCOORDINATE MOSTRA

Titolo: I Pittori della realtà. Verità e illusione tra Seicento e Novecento

Sedi: Palazzo dei Priori – Fermo

Data: 9 dicembre 2022 – 1 maggio 2023

Orari di apertura: dal martedì alla domenica 10.30-13/15.30-18 (aperto anche 24 dicembre, 25 dicembre apertura straordinaria dalle 17 alle 20, aperto 1 gennaio 2023).

Biglietto: intero € 8,00; ridotto € 6,00 (ragazzi dai 14 ai 25 anni, gruppi composti da più di 15 persone, soci FAI, soci Touring Club Italia, soci Italia Nostra); gratuito under 13, disabili, soci Icom, giornalisti con tesserino. Il biglietto include anche l’ingresso al circuito museale della città.

Per informazioni: Musei di Fermo tel. 0734 217140 – museidifermo@comune.fermo.it

www.fermomusei.it 

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Bella novità dalla mostra di Fermo:
arriva il “Ritratto della Regina Elisabetta II” di Annigoni
Immagine ‘iconica’ del Novecento, il ritratto fu commissionato all’artista italiano Pietro Annigoni tra il 1954 e 1955. La giovane Regina, da poco salita al trono, è raffigurata di tre quarti con la tenuta blu scuro dell’Ordine della Giarrettiera.
Il dipinto si aggiunge alle 80 opere esposte a Palazzo dei Priori di Fermo fino all’1 maggio 2023.
Pittori della realtà Ritratto Regina Elisabetta II Annigoni
La mostra “I Pittori della realtà” a Palazzo dei Priori di Fermo continua a produrre meraviglia, dopo il successo di visitatori durante il periodo natalizio. Ad impreziosire ulteriormente il progetto espositivo, curato da Vittorio Sgarbi con Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari, arriva un ospite illustre, immagine ‘iconica’ del Novecento: la replica ufficiale del “Ritratto della Regina Elisabetta II”, realizzato a Buckingham Palace da Pietro Annigoni tra il 1954 e il 1955. La replica fu eseguita dall’artista Romano Stefanelli nel 1960 e proviene da una collezione privata di Firenze; è una delle tre repliche dipinte dai principali allievi di Annigoni. Il celeberrimo capolavoro originale è esposto oggi nella Fishmongers’ Hall, sede del committente. La replica è pressoché identica all’originale, per qualità e dimensioni, e porta oltre alla firma di Stefanelli anche la sigla di Annigoni.
Il capolavoro presenta Sua Maestà in un momento molto particolare della storia del Regno Unito. La prematura scomparsa di Giorgio VI nel 1952 aveva innalzato sul trono una giovane ventiseienne, Elisabetta, figlia maggiore del sovrano. L’opera fu affidata ad Annigoni dalla Worshipful Company of Fishmongers di Londra, con il permesso della Corona, a seguito di importanti riconoscimenti di critica e pubblico che l’artista italiano aveva ricevuto nel Regno Unito. Era consuetudine, infatti, che i ritratti reali non fossero commissionati direttamente dalla Corte, ma da istituzioni accreditate presso la famiglia regnante. Pietro Annigoni, raffinato interprete della natura umana e delle dinamiche psicologiche, con questa opera riuscì a realizzare qualcosa che sarebbe rimasto scolpito nella storia del ritratto contemporaneo.
Nel dipinto è raffigurata la Regina di tre quarti con la tenuta blu scuro dell’Ordine della Giarrettiera, il più antico ed elevato ordine cavalleresco del Regno Unito di diretta pertinenza della Corona. Preferì un’inquadratura di taglio alto, come a zumare sulla figura per portarla su un piano più ravvicinato che ne esaltasse il profilo, inserendolo su un sfondo radioso di cielo e terra colto in una angolazione prospettica a volo d’uccello. Nel paesaggio retrostante si riconosce in lontananza, sulla destra, il Castello di Windsor. L’espressione nel volto di Elisabetta, che Annigoni esprime in maniera sublime, è quella di una persona dai tratti gentili e ben curati ma dotata di un temperamento forte e determinato nell’assolvimento dei propri doveri istituzionali, senza ostentare i simboli consueti della regalità. La prorompente vitalità di questa immagine è capace di trasmettere un messaggio di fiducia e speranza ad un’intera Nazione nella prospettiva di un futuro glorioso e prospero.
Come evidenzia Emanuele Barletti nel suo saggio dal catalogo di mostra: “Lo stesso Annigoni ricorda come nel suo primo approccio a Buckingham Palace con la Regina ne avesse idealmente trasporto il volto dalla luce autunnale della sera all’interno del palazzo all’ «aria aperta di una luminosa giornata primaverile», non mancando di sorprendersi del fatto che la prima impostazione del ritratto, fissata di getto con uno schizzo grossolano su un foglio di carta, fosse risultata quella vincente espressa nell’opera finita”.
Il ritratto della Regina Elisabetta II dipinto da Annigoni ebbe un successo straordinario e un’eco vastissima su giornali e riviste patinate in Gran Bretagna e all’estero, continuando a far parlare di sé fino ad oggi. Questo capolavoro fu impiegato in un’ampia gamma di applicazioni istituzionali e commerciali, comprese banconote e francobolli, soprattutto nei Paesi del Commonwealth che hanno adottato ampiamente il format annigoniano.

Testo, video e foto dagli Uffici Stampa Sara Stangoni Comunicazione e Comune di Fermo. Aggiornato il 6 Febbraio 2023.

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