Le ricerche a Melka Kunture riscrivono l’evoluzione di Homo erectus: il ritrovamento della mandibola di un bambino di 3 anni, risalente a 2 milioni di anni fa, ha consentito di retrodatare significativamente la comparsa di Homo erectus. La scoperta è stata effettuata in Etiopia dalla missione archeologica guidata dalla Sapienza. I risultati della ricerca sono pubblicati su Science.

L’area archeologica di Melka Kunture, che si estende sull’altopiano etiopico a circa 2.000m di altitudine, si inserisce a pieno diritto fra i poli centrali per la ricostruzione delle fasi antiche dell’evoluzione umana insieme alle grotte del Sudafrica e ai siti della Rift Valley in Africa orientale.

In questo straordinario complesso di siti Pleistocenici, ora candidato alla Lista del patrimonio mondiale dell’umanità, le nuove ricerche effettuate dalla Missione archeologica italo-spagnola con finanziamenti dei Grandi scavi di Ateneo della Sapienza di Roma (2011-2019) al Dipartimento di Scienze dell’Antichità e col supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, rivoluzionano le conoscenze su Homo erectus.

In particolare, il ritrovamento della mandibola di un piccolo Homo erectus di circa 3 anni a Garba IV permette di documentare questo ominino, considerato all’origine della linea che porta a Homo sapiens, già 2.000.000 di anni fa, prima cioè che alle quote più basse dei siti della Rift Valley.

I risultati dello studio, condotto da un team di ricerca composto da studiosi della Sapienza e dell’ISMEO, in collaborazione con altri enti di ricerca nazionali e internazionali, sono stati pubblicati sulla rivista Science.

“A Garba IV – spiega Margherita Mussi direttrice delle ricerche dal 2011 – la mandibola è stata trovata nel livello E con industria litica di tipo Olduvaiano, fatta in ossidiana, mentre finora si riteneva che l’Olduvaiano fosse sempre prodotto da Homo habilis. Inoltre, sempre Garba IV, ma nel soprastante livello D, 1.950.000 anni fa è documentato invece l’Acheuleano con la produzione di bifacciali, che qui inizia circa 200.000 anni prima che altrove in Africa e nel mondo”.

Le datazioni che retrocedono significativamente l’età della comparsa sia di Homo erectus che dell’Acheuleano sono basate sulla magnetostratigrafia dell’intera gola di Garba, dove si trova il sito.

Questo studio, appoggiandosi anche a precedenti datazioni al Potassio/Argon e all’Argon/Argon, aveva già riconosciuto nel 2021 nei livelli della gola la sequenza dei cambiamenti magnetici avvenuti negli ultimi due milioni d’anni ovunque sulla terra.

“Le nuove ricerche – aggiunge Mussi – hanno strettamente correlato alla magnetostratigrafia lo studio approfondito della dentizione dell’Homo erectus di Garba IV – che ci piace indicare come una bambina e chiamare “Garba” anche in mancanza di certezze al riguardo. Dopo una analisi a livello di micron della struttura interna dei denti, eseguita al super-sincrotrone di Grenoble (Francia), sono stati eseguiti confronti dettagliati con un importante campione di denti di Homo erectus da altri siti dell’Africa Orientale, confermando l’attribuzione a questa specie”.

Le caratteristiche del più antico Acheuleano sono state riprese per questo studio da studiosi spagnoli mentre l’ambiente è stato studiato con contributo di vari specialisti, tra cui un recente dottore di ricerca di Sapienza per quanto riguarda gli isotopi stabili che hanno permesso di meglio definire le piante consumate dagli animali.

Il fiume Awash a Melka Kunture comparsa di Homo erectus
Il fiume Awash a Melka Kunture

Riferimenti bibliografici:

Margherita Mussi et al., Early Homo erectus lived at high altitudes and produced both Oldowan and Acheulean tools. Pubblicato online in Science il 12 ottobre 2023, DOI: https://doi.org/10.1126/science.add9115

Testo e immagini dal Settore Ufficio stampa e comunicazione Sapienza Università di Roma

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