Importante scoperta in Egitto, precisamente nella necropoli di Saqqara dove un team di archeologi del Museo Egizio di Torino, del Ministero delle Antichità Egiziane e del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda, sotto la direzione del direttore dell’Egizio, Christian Greco e della curatrice della Collezione Egiziana e Nubiana del Museo di Leiden, Lara Weiss, ha rinvenuto i resti della tomba di Panehsy (responsabile del tempio del dio Amon), che risale al primo periodo Ramesside (1250 a.C.).

La missione archeologica ha inoltre portato alla luce anche alcune cappelle funerarie e la scoperta getta nuova luce sullo sviluppo della necropoli di Saqqara, nel periodo Ramesside.

Tomba di Panehsy. Foto di Nicola dell’Aquila, Museo Egizio

Saqqara non è nuova a grandiose scoperte; è un’area a 30 km a sud de Il Cairo dove vi è la necropoli della capitale dell’antico Egitto Menfi, che, stando alla tradizione egizia, fu fondata nel 3000 a.C. dal re Menes, il primo faraone dell’Egitto unito.

Dal punto di vista strutturale, la tomba di Panehsy ha la forma di un tempio, con un ingresso monumentale e una corte con portico colonnato al cui centro c’è un pozzo che dà accesso alle camere sepolcrali ipogee; il lato ovest dove vi è la corte, invece, è chiusa da tre cappelle.

Il complesso funerario è di forma rettangolare e confina a sud con la celebre tomba di Maya, alto funzionario e responsabile del tesoro del faraone Tutankhamun.

Tomba di Panehsy. Foto di Nicola dell’Aquila, Museo Egizio

I muri di mattoni crudi della struttura superiore della tomba di Panehsy sono ancora in piedi e sono decorati da ortostati, lastre di rivestimento in pietra calcarea, che mostrano rilievi colorati in cui si distinguono Panehsy e sua moglie Baia, cantrice di Amon, e diversi sacerdoti e portatori di offerte.

Il nome del defunto, Panehsy, significa “il Nubiano”, ma non vi sono informazioni al momento che indicano la provenienza geografica del defunto. Con l’aggiunto “da Menfi”, Panehsy vuole invece sottolineare il suo legame con la città, che al tempo era un importante centro amministrativo e religioso.

Panehsy
Tomba di Panehsy. Foto di Nicola dell’Aquila, Museo Egizio

Il nome Panehsy era relativamente comune a quel tempo, ma questo specifico responsabile del tempio che veniva da Menfi era sconosciuto agli studiosi fino ad oggi. Una delle raffigurazioni più belle, a detta degli studiosi di Panehsy è quella in cui è impegnato ad adorare la dea Hathor, rappresentata nella sua tipica iconografia di mucca che esce dalla montagna.

Al di sotto, Panehsy e sua moglie Baia siedono insieme davanti ad una tavola. Un uomo calvo con una pelle di leopardo che gli cinge le spalle si trova di fronte alla coppia deceduta. È il sacerdote che si occupa del culto funerario dei defunti. Lui versa una libagione d’acqua. Il testo in geroglifico identifica il sacerdote come Piay, lo scriba della tavola sacrificale e forse il secondo di Panehsy.

Panehsy
Tomba di Panehsy. Foto di Nicola dell’Aquila, Museo Egizio

Il titolo suggerisce che Piay fosse subordinato al proprietario della tomba Panehsy. Non era così strano che Piay si occupasse del culto della morte del suo superiore, anche se idealmente questo compito spettava al figlio maggiore del defunto che non è presente nella raffigurazione e l’ipotesi è che forse non avesse figli.

Ad est della tomba di Panehsy, gli archeologi italiani, egiziani e olandesi hanno scoperto altre quattro cappelle funerarie più piccole, una delle quali apparteneva a Yuyu, artigiano responsabile della produzione delle lamine d’oro presso il tesoro del faraone.

Panehsy
Tomba di Panehsy. Foto di Nicola dell’Aquila, Museo Egizio

In questa cappella funeraria, quattro generazioni della famiglia di Yuyu erano rappresentate in splendidi rilievi colorati. Si vede il corteo funebre di Yuyu e il rituale dell’apertura della bocca, momento supremo del funerale, oltre alla venerazione della dea vacca Hathor e della barca del dio locale di Saqqara, Soqar.

Un altro ritrovamento degno di nota nell’area ad est della tomba è una cappella, ancora anonima, con una rara rappresentazione del proprietario della tomba e della sua famiglia, il cui stile artistico potrebbe ispirarsi alle statue vicino alla tomba di Maya e Merit.

Tomba di Panehsy. Foto di Nicola dell’Aquila, Museo Egizio

“Lo scavo a Saqqara, iniziato nel 1975 dal Egypt Exploration Society e dal Museo Nazionale delle Antichità di Leiden, è finalizzato alla ricontestualizzatine archeologica di monumenti, rilievi e statue, giunti nelle collezioni europee nel XIX secolo.

Nel 2015 il Museo Egizio è diventato partner della missione. L’archeologia oggi mira a ricostruire la biografia di questi oggetti, perché si possa meglio comprendere la storia economica e sociale dell’antico Egitto.

Tomba di Panehsy. Foto di Nicola dell’Aquila, Museo Egizio

Il ritrovamento della cappella di Yuyu ne è l’esempio plastico, in questo gli stipiti di porta provenienti da questo monumento e conservati oggi al Musée de Picardie ad Amiens possono essere finalmente compresi e contestualizzati”, ha dichiarato il Direttore del Museo Egizio, Christian Greco.

Tomba di Panehsy. Foto di Nicola dell’Aquila, Museo Egizio
Saqqara, tomba di Panehsy. Foto di Nicola dell’Aquila, Museo Egizio

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