La mostra, curata da Anna Maria Ambrosini Massari con Emanuela Daffra, è promossa dal Comune di Fano, in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure e la Soprintendenza ABAP per le province di Ancona e Pesaro e Urbino, con il contributo della Regione Marche. L’organizzazione è di Maggioli Cultura e Turismo.
Spiega la curatrice Anna Maria Ambrosini Massari: “Abbiamo voluto chiamarla mostra-dossier, perché consente di mettere insieme un’operazione intorno ad un’opera che unisce tanti aspetti, riflessioni e importanti novità emerse grazie al restauro. La protagonista è la Pala, che si potrà ammirare eccezionalmente con le sue tre parti posizionate ad altezza d’uomo, compresa la vista del retro della tavola centrale che ha significative annotazioni.”
Emanuela Daffra, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, spiega: “La storia, non lunga, dell’intervento su quest’opera, è stata segnata da una serie di passaggi di testimone. Da quello di Cecilia Frosinini a Sandra Rossi in qualità di direttore dei lavori, in avanti. Tuttavia, e ciò la dice lunga sulla solida qualità dell’istituto, ciò non ha inciso sulla fluidità del lavoro, sulla coerenza del procedere, esattamente come avviene in una staffetta ben rodata. Credo che questa solida qualità, che è un marchio distintivo, si percepisca ed abbia custodito efficacemente, pur nel succedersi delle persone, le operazioni realizzate da Luciano Ricciardi, Andrea Santacesaria e Ciro Castelli per i supporti lignei, da Anne Marie Hilling, Valeria Cocchetti e Maurizio Spatafora per la pellicola pittorica.”
Sede: Museo del Palazzo Malatestiano – Fano, Piazza XX Settembre, 4
Data: 7 dicembre 2023 –
Orari di apertura: venerdì e sabato 9-13 / 15-19, domenica e festivi 10.30-12.30 / 15-19. Chiuso il 25 dicembre e il 1 gennaio. La biglietteria chiude mezz’ora prima. Previste aperture straordinarie in occasione di eventi e festività. È possibile prenotare l’apertura straordinaria per visite scolastiche da effettuarsi il martedì, mercoledì e giovedì dalle 9 alle 13.
Biglietto: intero € 10,00; ridotto € 5,00 (gruppi min. 15 persone, da 18 a 26 anni, possessori di Fano Visit Card); gratuito fino 18 anni, personale MIC, disabili e loro accompagnatori, guide turistiche abilitate, giornalisti, personale docente con attestazione della scuola, soci ICOM. Il biglietto comprende l’ingresso al Museo del Palazzo Malatestiano.
Per informazioni: tel. 0721 887845-847 – [email protected]
museocivico.comune.fano.pu.it
SCHEDA DI RESTAURO
Pala di Fano
Madonna in trono col Bambino e santi, dalla chiesa di Santa Maria Nuova a Fano
di Pietro Vannucci detto il Perugino
Dopo l’arrivo nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure, nel mese di ottobre 2020, la tavola centrale e la lunetta della Pala di Fano, già oggetto di precedenti restauri, sono state sottoposte a una prima campagna diagnostica che ha rivelato la presenza sugli strati pittorici di molti materiali superficiali alterati, tra cui vernici e patinature ingrigite. Lungo le commettiture di alcune assi si osservavano, inoltre, sollevamenti di strati preparatori e pittorici che erano dovuti a tensioni create dalle traverse metalliche, applicate sul retro in un vecchio intervento, che bloccavano in maniera eccessiva i movimenti delle assi del tavolato, costituite da legno di pioppo.
Durante il restauro, avviato a novembre 2021, sono state eseguite ulteriori indagini, a cura del Laboratorio Scientifico dell’Opificio, tra cui la Fluorescenza ai raggi X, utile a identificare i pigmenti, la radiografia, che consente di comprendere l’unione delle assi del tavolato ed ancoraggi delle traverse, e alcune indagini micro-invasive tra cui cross sections, che consentono di osservare al microscopio ad altissimi ingrandimenti la sezione di un piccolissimo campione di strati pittorici per osservarne stratificazioni e composizione. Alcune indagini sono state svolte con la collaborazione anche di altri enti di ricerca, tra cui l’Istituto Nazionale di Ottica, l’Istituto nazionale di Fisica nucleare e l’Università di Bologna.
Dopo aver ristabilito la continuità materica del supporto ligneo della tavola centrale, sono stati riallineati i margini della pellicola pittorica che presentavano dislivelli in corrispondenza delle commettiture. È stato rimosso il vecchio sistema di contenimento in metallo ed applicato uno nuovo in legno, costituito da tre traverse a doppia sezione ancorate con meccanismi elastici e registrabili. Sul retro sono stati inoltre riproposti, sulla base di quella che era la struttura originaria poi manomessa da interventi successivi, gli elementi longitudinali di sostegno che consentono un controllo più omogeneo del supporto viste le dimensioni del dipinto.
L’intervento sul supporto della lunetta, in buone condizioni conservative, è stato invece limitato al risanamento di piccole parti e alla rifunzionalizzazione, con molle a balestra, delle traverse autentiche tenute da un sistema a ponticelli lignei.
L’intervento sugli strati pittorici della tavola centrale e della lunetta è iniziato dalla pulitura che ha mirato a restituire leggibilità alla pittura, offuscata da numerosi strati alterati e da ridipinture, attraverso la rimozione graduale, parziale e selettiva dei materiali superficiali alterati, non originali. Di pari passo sono state svolte operazioni di fermatura degli strati preparatori e pittorici nelle zone più fragili, a rischio di caduta, soprattutto lungo le commettiture della Pala. Le lacune sono state integrate con la tecnica differenziata della selezione cromatica, ricostruendo l’unità dell’immagine nel rispetto dell’autenticità dell’opera.
L’intervento sulla predella, giunta nei laboratori dell’Opificio nel giugno del 2023 e principalmente sottoposta a una campagna di indagini diagnostiche poiché già recentemente restaurata, è consistito in una leggera revisione della superficie pittorica e nella rimozione di materiale di deposito coeso dal retro.
Il restauro ha consentito un grande recupero della leggibilità di questa straordinaria opera, in cui si possono oggi maggiormente apprezzare l’armonia di luci ed ombre, gli equilibri cromatici, la profondità dell’imponente architettura, la sapiente resa dei modellati. L’intervento ha permesso, inoltre, di approfondire la comprensione dell’opera, i materiali e la loro stratificazione, la tecnica esecutiva, anche nei suoi aspetti più nascosti, tra cui le catene dell’architettura della tavola centrale presenti nel disegno preparatorio, poi non realizzate, ed un paesaggio montuoso con una città celata sotto la figura di Giuseppe di Arimatea, aggiunta in corso d’opera dal pittore, probabilmente per una composizione più simmetrica che si legasse in maniera armonica a quella perfettamente armonica e bilanciata della Pala.
CREDITI RESTAURO
Pietro Perugino, Pala di Fano – Restauro
Il restauro dell’opera è stato eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure, Firenze
Soprintendente:
Marco Ciatti (fino a luglio 2022)
Emanuela Daffra (da agosto 2022 ad oggi)
Direttore del Settore restauro Dipinti su tela e tavola:
Cecilia Frosinini (fino a marzo 2021)
Sandra Rossi (da aprile 2021 a maggio 2023)
Emanuela Daffra con Renata Pintus (da giugno 2023 ad oggi)
Restauro degli strati pittorici:
Anna Marie Hilling, con Valeria Cocchetti e Maurizio Spatafora
Restauro del supporto ligneo:
Luciano Ricciardi, con Ciro Castelli e Andrea Santacesaria
Diagnostica:
Laboratorio Scientifico dell’Opificio delle Pietre Dure: Andrea Cagnini, Monica Galeotti, Simone Porcinai con Mario Bandiera, Daniele Ciappi, Federica Innocenti, Dominique Petrocchi, Alessandra Santagostino Barbone, Edoardo Tartaglia, Isetta Tosini
Roberto Bellucci
Istituto Nazionale di Ottica CNR: Raffaella Fontana, Jana Striova, Alice dal Fovo con Francesca Battaglia, Antonina Chaban, Silvia Innocenti, Irene Lunghi, Diego Quintero Balbas, Emma Vannini
Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Sesto Fiorentino, CHNet Firenze, Università degli studi di Firenze DIFA: Francesco Taccetti, Lisa Castelli, Anna Mazzinghi, Chiara Ruberto
Alma Mater Studiorum Università di Bologna DIFA, INFN Bologna: Maria Pia Morigi, Matteo Bettuzzi, Rosa Brancaccio, Nayyab Amjad
SCHEDA OPERA
Pala di Fano
Madonna in trono col Bambino e santi, dalla chiesa di Santa Maria Nuova a Fano
di Pietro Vannucci detto il Perugino
La cosiddetta Pala di Fano fu commissionata nell’aprile 1488 a Pietro Vannucci detto il Perugino per l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Nuova in San Lazzaro a Fano, dove i frati Minori Osservanti si trasferirono nel 1480 dal precedente insediamento in Santa Maria al Metauro; nel 1517 venne concessa loro la chiesa in San Salvatore, ubicata nel centro storico della cittadina, alla quale passò anche il titolo di Santa Maria Nuova. Qui vennero spostate tutte le opere esistenti nella sede francescana precedente, compreso il dipinto del Perugino.
L’opera è costituita da una grande ancona centrale raffigurante la Madonna con il Bambino e i Santi Giovanni Battista, Ludovico di Tolosa, Francesco, Pietro, Paolo e Maria Maddalena; la cimasa, con il Cristo in Pietà e la predella con cinque episodi della vita della Vergine. Con lo spostamento cinquecentesco di sede dell’ordine, la Pala venne collocata nel coro della nuova chiesa dove dalla prima metà del Settecento occupa il terzo altare a destra.
Non si tratta dell’unica opera ad essere stata eseguita dal Perugino per Santa Maria Nuova: essa fu probabilmente preceduta di qualche anno dall’Annunciazione, tutt’oggi in loco.
La storia delle committenze per le due opere è piuttosto complessa e viene attestata dalla presenza di alcuni documenti ritrovati presso l’Archivio di Stato di Pesaro. Infatti originariamente, nel 1485, Durante del fu Giovanni Vianutii de Durantibus, mediante testamento, assegnò trecento ducati d’oro veneti per la decorazione della cappella dedicata all’Annunciazione, la quale doveva essere necessariamente realizzata da maestri fiorentini; tale somma fu invece dirottata verso Perugino e finalizzata alla esecuzione della pala, come attesta il contratto stipulato nel 1488, dal quale si evince che Perugino non lavorò per questa committenza presso la città di Perugia come parte della critica aveva affermato, bensì a Fano. La menzione, inoltre, di «uno suo garzono» ha fatto pensare che questi potesse essere il giovanissimo Raffaello, già inserito dal padre nella bottega del Perugino; sono infatti noti i contatti fra questi e Giovanni Santi che per la stessa chiesa di Santa Maria Nuova eseguì una Visitazione la cui datazione oscilla fra il 1484 e il 1490.
La Pala di Fano ha uno sviluppo verticale, che lascia molto spazio all’architettura dipinta, entro la quale si dispone il gruppo della Madonna col Bambino, assisa su un trono sopraelevato; attorno ad esso si dispongono, in due ali simmetriche, i santi, in un clima composto, sottolineato dalla cadenza ritmica dei loro corpi e dalla bellezza ricercata dei personaggi. Una certa convenzionalità nella composizione, unita, tuttavia, alla presenza di raffinatissimi dettagli pittorici, induce a pensare che nella pala si possa vedere una collaborazione fra maestro e aiuti: Perugino potrebbe aver fornito l’idea della composizione, dell’architettura, nonché i cartoni dei santi e della Vergine ma, oberato dalle committenze, avrebbe lavorato in maniera discontinua, impiegando i suoi discepoli e integrando poi l’intervento per innalzare il livello qualitativo dell’opera.
Di più alta levatura si rivela la cimasa, nella quale la composizione e l’esecuzione denotano una evidente differenza stilistica e cronologica rispetto alla pala, di cui essa è di quasi un decennio posteriore (1497). Sono anni nei quali il Perugino è destinatario di commissioni importanti e diversissime che lo allontanarono da Fano, come la celebre Pala dei Decemviri, destinata alla cappella del Palazzo dei Priori di Perugia, ora nella Pinacoteca Vaticana, commissionata nel 1488, ma terminata attorno al 1495 o la Visione di San Bernardo per Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze, ora all’Alte Pinakothek di Monaco. Inoltre, la cimasa pare risentire per stile e composizione dei ripetuti soggiorni veneziani del pittore, databili tra il 1494 e il 1497 e ravvisabili nelle delicate variazioni tonali delle tinte e nelle espressioni dei dolenti che si caricano di una emotività inedita per l’artista.