30 Gennaio – 27 Marzo 2015
Nella grotta Scaloria, situata ai piedi del Gargano, vicino Manfredonia, nella provincia di Foggia, gli uomini che la abitavano nel Neolitico praticavano la scarnificazione dei loro morti. Questi i risultati di un nuovo studio pubblicato su Antiquity.
Circa settemila anni fa, quindi, nella grotta si rimuovevano tutte le carni, e le si mescolavano con ossa animali: il fine della pratica sarebbe stato quello di separare completamente i morti dai vivi. Si tratta di una pratica nota per diversi periodi di tempo in diverse aree del mondo, ma è la prima volta che la si verifica per l’Europa preistorica. Il processo di sepoltura qui sarebbe stato lungo e composto da diverse fasi. Il team di ricercatori ha anche proposto il paragone estremamente suggestivo tra le ossa e le stalagmiti della grotta.
[Dall’Abstract: ] Analisi della tafonomia e dello scheletro documentano le diverse e spesso inusuali pratiche di sepoltura impiegate dalle popolazioni neolitiche europee. Nella camera superiore della grotta Scaloria nell’Italia meridionale, i resti di alcune dozzine di individui sono state oggetto di attenta e sistematica scarnificazione e disarticolazione, comprendendo tagli e raschi con strumenti litici, che hanno lasciato i loro segni sulle ossa. In alcuni casi questi non erano corpi completi ma parti di corpi che sono stati portati alla grotta dall’area circostante. Lo strato della sepoltura, frammentato e mescolato, risultato di queste attività, indica complessi riti sepolcrali secondari, riguardanti la transizione tra individui interamente viventi a interamente morti.
Lo studio “Cleaning the dead: Neolithic ritual processing of human bone at Scaloria Cave, Italy”, di John Robb, Ernestine S. Elster, Eugenia Isetti, Christopher J. Knüsel, Mary Anne Tafuri e Antonella Traverso, è stato pubblicato su Antiquity – a review of world archaeology.
Link: Antiquity – a review of world archaeology; Science mag; IIAS
La Grotta Scaloria nel 1967, foto da Wikipedia, Pubblico dominio, caricata da Manfredonia.