Il libro Sogni fatti in Sicilia. Pirandello, Brancati e Sciascia di Giuseppe Savoca, edito con Olschki Editore per la collana Polinnia, è un interessante e attento studio letterario sulla tematica del sogno, caratterizzato da uno stile asciutto, una prosa lucida e puntuale, ricco di citazioni e continue digressioni su passi testuali di scrittori, pensatori, autori del XX secolo, ma anche anteriori, scelti dall’autore allo scopo di testimoniare l’attenzione per il sogno e per il suo rapporto con la realtà, in un processo di coincidenza o parallelismo con essa.

Sogni fatti in Sicilia. Pirandello, Brancati e Sciascia Giuseppe Savoca copertina
La copertina del libro di Giuseppe Savoca, Sogni fatti in Sicilia. Pirandello, Brancati e Sciascia, pubblicato da Olschki Editore (2022) nella collana Polinnia

Ha inizio con la trattazione del sogno, tema caro a Luigi Pirandello al punto da accompagnare la sua produzione letteraria dall’inizio alla fine, come constatato da Savoca. Un motivo presente inizialmente come immagine angosciosa, frutto di una crisi ideologica legata alla modernità, poi come constatazione dell’impossibilità di distinguerlo dalla realtà stessa.

La trattazione della tematica si sviluppa come un excursus della presenza e insistenza del motivo onirico nelle opere di Luigi Pirandello, Vitaliano Brancati e Leonardo Sciascia, non senza riferimenti al pensiero di Sigmund Freud, Blaise Pascal, William Shakespeare, Spinoza, Jorge Luis Borges e tanti altri e alle tecniche narrative di Giovanni Verga, di cui virgoletta l’attributo verista, e di Alessandro Manzoni.

Savoca insiste sul pascalismo di Pirandello che si evolve nella confusione e a volte nell’equivalenza tra vita e sogno in virtù degli effetti reali, che a volte sortisce, descritti nella novella La realtà del sogno o ancora Non si sa come; e mette in evidenza che il legame individuato da Freud tra realtà e sogno implica una dipendenza, ma anche una separazione di essi.

Luigi Pirandello
Luigi Pirandello. Foto di ignoto, in pubblico dominio

Continua con la narrativa di Brancati in cui il sogno ha una connotazione più fantastica di utopia e desiderio.

L’autore attenziona il carattere penitenziale del sogno in Brancati prendendo in esami diversi passi dei suoi romanzi tra i quali Singolare avventura di viaggio o ancora La nave del sonno, nei quali il sogno è un percorso di ricerca di coscienza e nei quali ha una dimensione morale.

È interessante la focalizzazione sulla presenza del motivo erotico inteso come colpa sessuale da cui autoassolversi in virtù della separazione e distinzione tra sogno e realtà o come piacere reale che si vorrebbe sostituire alla realtà più evidente ne Il bell’Antonio.

Vitaliano Brancati
Vitaliano Brancati. Foto di ignoto, caricata da Fgarganese, in pubblico dominio

Savoca prosegue citando Leonardo Sciascia e il suo dialogo letterario ininterrotto con Pirandello e con Brancati.

Da questo momento in poi, Savoca sviscera il motivo onirico nelle opere dello scrittore di Racalmuto, dedicandogli le pagine più interessanti del suo scritto, dal sogno d’America al sogno della Russia, visti come la speranza di un futuro migliore o di realizzazione dell’uguaglianza comunista, al sogno ancora come giustificazione rispetto alla dichiarazione di verità tirata in ballo da alcuni personaggi ne Il giorno della civetta, o come visione di morte in A ciascuno il suo.

Più complessa si fa invece la riflessione sulla ricorrenza del sogno in Il contesto e Todo modo, nei quali assume rispettivamente quasi il senso di illusione e a volte “premonizione”.

Ne La scomparsa di Majorana, l’orrore per la bomba atomica fa dire al narratore:

“…il dissolvimento continua, l’uomo sempre più si disgrega e svanisce in quella stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. E non è già un sogno di quel che l’uomo “era” l’ombra rimasta come stampata su qualche brandello di muro, a Hiroshima?”

Parole che Savoca interpreta come la speranza che possa sopravvivere qualcosa di un uomo scomparso nella sua stessa ombra, sospesa come in un sogno.

Perentoria la citazione, inserita da Savoca nel libro, delle parole di don Gaetano in Todo modo:

E tutto invece non è che una caduta, una lunga caduta: come nei sogni.. che hanno il potere di ipnotizzare il pittore inducendolo nella condizione di sonno-sogno”

Ne La strega e il capitano, il significato e la valenza attribuita ai sogni si fanno ora più oscuri nell’identificazione degli stessi con le superstizioni dei dotti, degli uomini dello Stato e della Chiesa che diventano delirio collettivo costringendo la serva Caterina sotto tortura a confessare colpe inesistenti; ora si mescolano con il tema della giustizia e della pena di morte ripreso in 1912+1 e Porte aperte, in cui il sogno delle porte aperte si contrappone alla realtà delle porte chiuse dei giornali e della verità sotto il regime fascista.

Leonardo Sciascia
Leonardo Sciascia negli anni della sua attività politica in Parlamento. Foto di ignoto, caricata da Lanfranco65, in pubblico dominio

Savoca insiste sul tema onirico citando Il cavaliere e la morte, una delle ultime opere di Sciascia e riprende il sogno del Vice come vagheggiamento legato ai ricordi dell’infanzia, misto a quello della letteratura e del cinema.

La parte del libro di Savoca che offre maggiori spunti di riflessione è, a mio giudizio, quella relativa al capitolo decimo in cui l’autore parla del romanzo di Sciascia Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia.

Dopo aver rimarcato l’influenza di Voltaire e Stendhal, cita l’esperienza che il Candido di Sciascia aveva fatto dell’amore

[…] “E poiché quella esperienza la sentiva fuggire come un sogno, diventare ogni giorno più imprecisa, più vaga, voleva ripeterla” […]

e la definisce sfuggente e vaga nella sua dolcezza come un sogno. Qui il sogno viene identificato come sogno d’amore che Candido vuole portare dentro il sogno della vita. Poi ancora il motivo onirico ritorna nelle parole di Candido, stavolta però legato al ricordo dei morti che popolano i sogni dei vivi.

Giuseppe Savoca Sogni fatti in Sicilia. Pirandello, Brancati e Sciascia
La copertina del libro di Giuseppe Savoca, Sogni fatti in Sicilia. Pirandello, Brancati e Sciascia, pubblicato da Olschki Editore (2022) nella collana Polinnia. Foto di Antonella Alberghina

Nella parte conclusiva del capitolo, Savoca introduce una sorta di “metasogno”, il sogno della Sicilia dentro il sogno di Parigi con queste parole:

“E dunque Candido e Francesca portano il loro sogno fatto in Sicilia dentro una città che è anch’essa al centro di un sogno, il loro e quello dell’autore”.

Significativa in ultimo la seguente riflessione dell’autore “d’ispirazione borgesiana”:

“Il sogno è alimentato dalla letteratura, ed è forse sogno anche la stessa letteratura”.

Essa, a mio giudizio, rappresenta la chiave di lettura del libro di Giuseppe Savoca sul motivo onirico nelle opere degli scrittori siciliani del XX secolo.

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