Alla riscoperta del genere survival con As the Gods Will (Kami-sama No Iu Toori in originale) di Takashi Miike

Una scena del film As the Gods Will (Kami-sama No Iu Toori in originale) di Takashi Miike (2014), distribuito da As the Gods Will Production Committee, OLM, Toho Co., Ltd

Al fine di colmare il vuoto lasciato da Squid Game, molti utenti Netflix si sono lanciati nella visione di Alice in Borderland, altra serie survival del 2020, stavolta giapponese, che deve proprio alla serie coreana la sua presenza nella top ten del mese scorso sulla piattaforma streaming. Ma questo non deve affatto stupire, perché l’enorme successo della serie Netflix ha portato tantissimi spettatori alla scoperta del sottogenere survival che ha un enorme seguito soprattutto, in Giappone. E, quindi, cavalchiamo il grande successo di Squid Game e passiamo ad un altro film survival che possa calmare quel senso di fame, quell’acquolina che lascia nella bocca degli spettatori occidentali la serie coreana. Partiamo da un film giapponese poco noto (da noi) del 2014, dal titolo di As the Gods Will (Kami-sama No Iu Toori in originale) del regista Takashi Miike.

Con questo film d’azione, fantascienza, horror, continua un viaggio alla riscoperta del sottogenere survival, tanto popolare in Asia, specialmente in Giappone. Questo lungometraggio di due ore è assai meno conosciuto di un altro film del 2000, che rappresenta il capostipite del genere. Si allude naturalmente a Battle Royal, prodotto cinematografico giapponese di Kinji Fukasaku, tratto dall’omonimo romanzo edito in Italia da Oscar Mondadori. Una delle ragioni del successo di Squid Game è legata proprio alla novità del genere survival per il pubblico occidentale. Infatti, oltre Hunger Games o la trilogia horror di Escape Room, non siamo abituati a prodotti cinematografici di questo tipo, che invece spopolano sul fronte orientale.

As the Gods will
Una scena del film As the Gods Will (Kami-sama No Iu Toori in originale) di Takashi Miike (2014), distribuito da As the Gods Will Production Committee, OLM, Toho Co., Ltd

Il genere survival è, difatti, legato all’identità del popolo giapponese in particolare che, infatti, punta moltissimo alla competizione, sin dalla più tenera età. I giovani studenti vengono costantemente sottoposti a prove e a test, vengono spinti dalle famiglie e dalla scuola a primeggiare sempre e comunque, ad andare nelle migliori scuole e ad avere i lavori più importanti. In questo modo, essendo i primi, onorano e danno lustro alla famiglia. Non è un caso che il tasso dei suicidi degli studenti sia altissimo nell’arcipelago nipponico, specie in prossimità degli esami. Perciò, un genere che vuole puntare sulla competizione e sulla sopravvivenza del migliore non stupisce che abbia tanto seguito e tanta popolarità.

E il film giapponese in questione è particolarmente interessante in tal senso, perché è ambientato dapprima in una scuola giapponese, per poi diventare uno show sotto gli occhi di tutti. I ragazzi vengono sottoposti a prove mortali e a sopravvivere sono solamente i migliori. Tutto può essere risolto con l’intelligenza, ma ad essa si deve aggiungere l’abilità nello sport e una buona dose di fortuna. Il ragazzo vincitore, quindi, è ineccepibile sotto tutti gli aspetti e la sua bravura non è destinata a restare segregata nelle quattro mura della sua classe, ma a diventare di pubblico dominio. Questo accade proprio nel film, quando le ultime prove sono appannaggio di moltissimi spettatori, che si ritrovano a tifare per il migliore e a celebrarlo.

I ragazzi, però, non partecipano ai giochi per propria volontà, diversamente da Squid Game, in cui l’adesione è volontaria, al di là del fatto che sia comunque dettata da circostanze particolari. In fondo, anche nel caso della serie coreana sono obbligati a partecipare in maniera più subdola, per i debiti o per riscattare l’onore perso. Però, in As the Gods Will a nessuno viene chiesto di scegliere, seppure formalmente. Si ritrovano risucchiati in queste prove sanguinarie, per volontà degli dei. Affrontano test ingannevoli e scorretti, che hanno come scopo la vittoria del migliore, per l’appunto, che spesso è costretto ad ingannare a sua volta per sopravvivere. E, pur di vincere, non c’è spazio per le storie d’amore, per i sentimentalismi, l’amicizia.

Ora, il film è davvero godibile, con una regia molto interessante. Specie nelle ultime scene, dove si vedono queste strade invase, con gente in ogni parte, addossata l’una all’altra per assistere alla risoluzione delle prove su un mega schermo. A queste scene quasi agorafobiche, si alternano riprese in luoghi chiusi, teatro dalle prove che stanno affrontando i giovani coinvolti. Il meccanismo è lo stesso di Squid Game: si tratta di prove solo apparentemente innocue, per l’appunto giochi, che in verità mirano ad uccidere quante più persone possibili. La morte si fa spettacolo e, facendosi spettacolo, porta questi spettatori in strada a non entrare in empatia con gli sconfitti, ma ad inneggiare unicamente i vincitori. Al punto che non sentono, come invece accadrà al protagonista, l’ingiustizia alla base di questo sistema omicida. Tanto che possiamo intravedere, al di là della lente distorta e parossistica del genere, la realtà nipponica, in cui si bada unicamente ai risultati scolastici dei ragazzi, al di là dei loro limiti. E, quindi, pur di ottenere quel rispetto da parte delle famiglie e della società, i ragazzi sono disposti a tutto. Accettano come unica questa forma di competitività.

 

La copertina del primo volume del manga omonimo, scritto da Muneyuki Kaneshiro e illustrato da Akeji Fujimura, pubblicato da Kodansha. Immagine fair use

Il film è tratto da un manga omonimo che ha probabilmente influenzato anche il regista sudcoreano Hwang Dong-hyuk nella creazione della celeberrima serie coreana. Quindi, non il manga di Alice in Borderland, come è stato più volte supposto. E a comprovare questa teoria sarebbe, tra le molte coincidenze, il gioco con cui inizia il film, che è la bambola Doruma, una sorta di “un, due, tre… stella”, che è difatti la prima prova in Squid Game. D’altra parte, visto che il regista coreano non ha specificato quale manga l’abbia ispirato e data la popolarità e diffusione del genere, non è detto che non si possa trattare di un altro fumetto. Rimarrebbero, però, fin troppo sospetti i numerosi punti in comune. In conclusione, As the Gods Will è un ottimo film per riscoprire il genere survival dopo la serie sudcoreana ed Alice in Borderland, che simboleggia invece la competizione in ambito lavorativo, all’interno della fredda società nipponica.

As the Gods will
La locandina del film As the Gods Will (Kami-sama No Iu Toori in originale) di Takashi Miike (2014), distribuito da As the Gods Will Production Committee, OLM, Toho Co., Ltd

Il film di Takashi Miike è sulla piattaforma MUBI.

Nata a Bitonto nel ’94, ha studiato Lettere Classiche e Filologia Classica. Nel 2021 si è laureata in Scienze dello Spettacolo. Giornalista Pubblicista, collabora con più testate online. Attualmente frequenta il master in Critica Giornalistica alla Silvio D’Amico. I suoi interessi e studi riguardano la letteratura, il cinema e il teatro.

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