Il Romanzo di Artemide di Murielle Szac
Una mitologia moderna del femminino ribelle
Se dovete recuperare dei regali di Natale da consegnare con imperdonabile ritardo ai vostri cari io vi consiglio un pregiato volume cartonato della Ippocampo Edizioni, Il Romanzo di Artemide di Murielle Szac.
La scrittrice francese narra in chiave episodica, trasformando l’antica rapsodia degli aedi greci in una serie TV, la nascita e la crescita di Artemide la dea dei boschi, della giovinezza e della caccia. Il romanzo è un testo che consiglio sia a un pubblico giovane che più maturo, senza distinzione di sesso perché la storia intessuta dalla Szac è un’opportunità per creare un dialogo tra uomini e donne, per poi stabilire i ponti di una sana convivenza che è necessario costruire fin dalla più tenera età.
Il testo, mirabilmente illustrato dai cangianti disegni di Olivia Sautreuil e tradotto da Fabrizio Ascari, segue le vicende interiori e avventurose di Artemide, giovane dea che si ribella alla gerarchia cristallizzata degli dèi olimpici. Già dalla nascita dal ventre di Latona la nostra eroina è costretta a subire un’offesa dal suo sommo padre, Zeus. Infatti Zeus si reca dalla sua amante Latona, nascondendo l’adulterio – come sempre – alla sua “amata” Era, e promette dei doni meravigliosi al gemello di Artemide il neonato Apollo e non si preoccupa di regalare alla figlia qualcosa di altrettanto prezioso, se non un “arrivederci”. Artemide si sente immediatamente trascurata e tradita dalla prima figura maschile che arriva nella sua vita e decide di autodeterminarsi, tant’è che compie la sua personale ascesa in maniera del tutto individuale, senza appellarsi all’aiuto paterno o materno. Artemide è sola, svincolata dalla gabbia paternalistica e genitoriale, uno spirito libero che cerca il proprio posto nel mondo, si fa profetessa di una ribellione del femminino sacro e in perfetta sintonia con le istanze moderne che lottano per delineare i ruoli e le ambizioni delle donne.
La donna moderna, come la più tenera delle fanciulle, vedrà nell’Artemide della Szac una forza archetipica che plasma la forza del genere femminile. Artemide non si limita ad essere la divinità dei boschi ma diventa una potenza primordiale ingiustamente relegata alla sfera maschile della vita, ovvero personifica la caccia. Artemide è uno dei primi esempi queer della storia umana, una donna che si “comporta da uomo” e che si avvicina indistintamente ad entrambe le sfere della sessualità, provando affetto per gli uomini e per le donne.
La costruzione emotiva di Artemide è costruita con sensibile perizia, infatti sappiamo che la giovane dea “rinuncia all’amore” proprio perché è spaventata dagli uomini, poiché quest’ultimi ricordano il dolore che gli ha inflitto suo padre. Artemide inizialmente rinuncia all’amore e per contrappasso diviene anche dea della fertilità e della maternità, questo non la spaventa perché una donna è in grado di essere se stessa anche se non porta a termine una gravidanza. L’avventura di Artemide che si snoda per numerosi episodi simbolici è un meraviglioso viaggio alla scoperta di s’è stessi, tra eroi greci, prodigi magici, incontri edificanti e disegni bellissimi.
Artemide è una divinità femminile e ribelle, perché insegna a essere sempre se stessi.

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.