KAROL SZYMANOWSKI E LE SUE MÉTOPES

BREVE INTRODUZIONE ALL’OPERA PER PIANOFORTE DEL COMPOSITORE POLACCO

Karol Szymanowski è sicuramente una delle figure più interessanti del panorama musicale del XX secolo. La produzione di questo brillante compositore polacco, per una serie di vicissitudini storiche, è rimasta a lungo quasi sconosciuta e lontana dalle sale da concerto, nonostante i suoi lavori fossero delle opere di altissimo livello. È infatti grazie a lui e ad alcuni giovani compositori polacchi del suo tempo che la Polonia, dopo il successo avuto con Fryderyk Chopin, divenne nuovamente celebre per la musica. Szymanowski e i suoi colleghi si posero come obiettivo quello di creare una musica polacca “moderna e nazionale”. In quegli anni, infatti, ogni compositore cercava di creare un proprio modo di comporre diverso da quello degli altri, per distaccarsi dalla lunga tradizione occidentale e per creare quindi una propria identità musicale nazionale. Tra le “innovazioni” introdotte nella musica del tempo vediamo specialmente l’abbandono dell’uso del sistema delle tonalità, l’uso di scale modali e scale antiche di derivazione popolare e l’inserimento di materiale tematico derivante dal folklore del Paese di origine dei compositori. Sulla base di questa idea, Szymanowski iniziò a comporre i suoi primi lavori significativi e si impose all’attenzione della critica.

Karol Szymanowski
Karol Szymanowski a bordo dell’RMS Olympic (13 marzo 1922). Foto George Grantham Bain Collection (Library of Congress), disponibile presso la Divisione Stampe e Fotografie (Prints and Photographs Division) della Biblioteca del Congresso sotto l’ID digitale ggbain.33946, in pubblico dominio

La sua vita fu piena di successi, ma fu anche segnata da una lunga serie di eventi negativi e di delusioni, sia nell’ambito della carriera che della vita privata. Particolare motivo di sofferenza a livello professionale fu per Szymanowski la resistenza opposta dalla critica polacca, estremamente conservatrice, alle novità portate dalle sue composizioni. Nonostante ciò, Szymanowski riuscì a diventare famoso in tutta Europa e soprattutto negli Stati Uniti, anche grazie al pianista Arthur Rubinstein, amico e fidato esecutore delle sue opere pianistiche. Si ricordi, a tal proposito, la prima esecuzione della seconda sonata per pianoforte, che si rivelò un concerto di enorme successo. Il periodo di massima ispirazione personale per Szymanowski fu senz’altro quello che precedette e riguardò la Grande Guerra. In questo frangente, infatti, il compositore, di ritorno da un lungo viaggio in Italia, si isolò nella sua residenza di Zakopane e compose, ispirato dalla cultura greca incontrata in Sicilia, quelli che sarebbero divenuti alcuni dei suoi massimi capolavori: i Mythes e le Métopes.

Karol Szymanowski e le sue Métopes
La casa  di Karol Szymanowski a Zakopane, dove scrisse le sue Métopes, nel 1914. Foto Flickr K. Schubert MIK 2019 dal profilo mik Krakow, CC BY-SA 2.0

Le Métopes Op. 29 sono delle perle rare della letteratura pianistica. Questa meravigliosa raccolta di “trois poèmes pour piano” (tre “poemi” per pianoforte) trae ispirazione dal sublime poema omerico dell’Odissea, come si può evincere dai titoli di ogni brano: L’île des syrènes, Calypso e Nausicaa, ispirati dai personaggi del racconto. Lo stesso titolo dell’opera ci riporta alla Grecia antica. Le metope, infatti, erano i bassorilievi che ornavano i fregi dei templi dorici. Ognuno dei tre brani fa rivivere delle tappe del viaggio di Ulisse, calando lo spettatore nell’atmosfera del racconto, attraverso la particolare e personale visione di Szymanowski. L’atmosfera è sensuale, ipnotica, onirica.

Ulisse e le sirene. Mosaico pavimentale romano del secolo II d.C., da Dougga e oggi al Museo del Bardo a Tunisi. Foto di Giorces, modificata da Habib M’henni, in pubblico dominio

Il compositore riesce a creare con i suoni e precise scelte armoniche un universo a sé stante, fatto di effetti timbrici ricercatissimi. Di conseguenza, l’opera – che ho avuto l’occasione di approfondire durante i miei studi specialistici di pianoforte col Maestro Angelo Arciglione – richiede al pianista esecutore un tocco sapiente e raffinato. Il timbro, come in Claude Debussy, di cui sono evidenti le influenze, diviene uno degli oggetti principali di questa musica. Si trovano spesso, specie nel primo e secondo brano, momenti in cui l’accordo con i suoi suoni è immobile e risuona nella sua bellezza, circondato da tremoli ed effetti di contorno. A questi momenti si alternano episodi di intenso lirismo, espressi da un canto intenso e ipnotico, come ad esempio nell’île des syrènes, dove il canto delle sirene ci guida per tutto il brano, mediante il continuo fluire dell’acqua, espresso dai tremoli e dai grandi arpeggi all’accompagnamento, e talvolta contornato da effetti di arpeggi acuti rapidi che ricordano il cinguettio degli uccellini e il fruscio del vento.

Karol Szymanowski e le sue Métopes
Dettaglio di partitura della terza metopa. Foto di Giuseppe Adornetti

In Calypso, invece, sono gli effetti di acqua, giochi di luce ed ombre e tremoli di note acute cristalline a prendere il sopravvento sul canto e a rendere il brano in questione il più “impressionista” della raccolta. Interessante notare uno dei temi iniziali del brano, dato dalla discesa parallela di due scale esatonali differenti fuse dal pedale, altro elemento di chiara influenza debussiana, che si potrebbe definire “politonale”.

Valentin Serov, Odisseo e Nausicaa. Foto dell’Utente Wikipedia Shakko, CC BY-SA 4.0

Di armonia chiaramente bitonale è invece l’inizio del terzo brano, Nausicaa. Quest’ultimo brano inizia con un carattere danzante e leggero, per poi trasformarsi ed aumentare via via di tensione sino al climax che esplode in un fortissimo verso il finale del brano. Nel climax, Szymanowski utilizza accordi nuovi, moderni, estremamente dissonanti e quasi cacofonici, molto simili, se non uguali, a quelli usati da Messiaen nel suo Catalogue d’oiseaux. Nel punto di massima tensione ecco che riaffiora, come un “ricordo alla fine del racconto”, il canto di Calypso, stavolta però in fortissimo, quindi trasformato, che va via via dissolvendosi in accordi trasparenti fino al pianissimo.

Immergendosi nello studio di questi brani, non si può che rimanere colpiti dallo stile estremamente personale dell’autore che, totalmente consapevole dei mezzi espressivi utilizzati, ci regala un’opera di alto valore artistico davvero unica nel suo genere.

Il Museo presso la casa del compositore a Zakopane. Foto Flickr K. Schubert MIK 2019 dal profilo mik Krakow, CC BY-SA 2.0

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