ELEONORA DI TOLEDO, LA GRAN SIGNORA DEL CINQUECENTO: LE GALLERIE DEGLI UFFIZI CELEBRANO CON UNA GRANDE MOSTRA L’EREDITÀ DELLA LEGGENDARIA DUCHESSA DI FIRENZE IMMORTALATA NEL RITRATTO DI AGNOLO BRONZINO

Icona di bellezza, regina della moda e del costume del tempo, influente personalità politica, appassionata d’arte: nei sontuosi spazi del Tesoro dei Granduchi di Palazzo Pitti fino al 14 maggio oltre cento opere tra dipinti, sculture, disegni, antichi abiti di lusso e gioielli racconteranno la vita e l’impatto culturale di una delle più importanti figure femminili nella storia del Rinascimento.

Il direttore Eike Schmidt: “manager abilissima e vera e propria arbitra elegantiarum: era l’Anna Wintour del suo tempo”

Al via da domani a Firenze la più grande mostra di sempre dedicata alla “Gran signora del Cinquecento”: oltre 100 opere, con rilevanti prestiti internazionali, tra dipinti, disegni, arazzi, abiti, gioielli, pietre preziose racconteranno la vita, la personalità e l’esteso impatto culturale di Eleonora di Toledo.

Moglie di Cosimo de’ Medici, che dopo la sua morte divenne Granduca, duchessa e reggente di Firenze, donna politicamente influente, vera e propria fondatrice del Giardino di Boboli per come oggi è conosciuto, ma anche icona di bellezza, Eleonora fu regina della moda e del costume del suo tempo, appassionata d’arte, scintillante (quanto raro) simbolo rinascimentale del potere e del carisma femminile.

Figlia del viceré di Napoli, don Pedro de Toledo, Eleonora era dotata di straordinarie capacità organizzative e svolse un ruolo fondamentale nello costruzione della corte medicea, introducendo l’etichetta spagnola a Firenze, rivoluzionando la moda delle élite, contribuendo alla trasformazione del paesaggio toscano. Ambiziosa quanto il marito, con lui lavorerà per raggiungere importanti obiettivi: accrescere la stabilità dello Stato, garantire al primo figlio il trono e al secondo la porpora, innalzare Cosimo alla dignità granducale, traguardo raggiunto solo in seguito alla scomparsa di Eleonora, morta per tubercolosi all’età di soli quarant’anni.

Eleonora di Toledo Uffizi mostra
Eike Schmidt e Bruce Edelstein

La maxi esposizione, organizzata dalle Gallerie degli Uffizi e curata dallo storico dell’arte e docente della New York University Florence Bruce Edelstein, è visibile dal 7 febbraio al 14 maggio nei sontuosi spazi del Tesoro dei Granduchi al piano terreno della reggia di Palazzo Pitti. Si intitola Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze ed è suddivisa in sette sezioni.

L’INFANZIA ALLA CORTE DI NAPOLI

Il primo capitolo della mostra racconta l’infanzia di Eleonora a Napoli, all’inizio del Cinquecento metropoli importantissima. Figure tra le più importanti nella sua formazione sono ovviamente i genitori di Eleonora: il padre Pedro de Toledo, viceré di Napoli, straordinario committente di palazzi, ville e giardini, e la madre, Maria Osorio Pimentel, attraverso la quale il marito ottenne il titolo nobiliare di marchese di Villafranca. L’importanza di Maria nelle dinamiche della corte imperiale è confermata dal fatto che le fu affidata il completamento dell’istruzione di Margherita d’Austria, figlia illegittima di Carlo V, in previsione del matrimonio con Alessandro de’ Medici, primo duca di Firenze. Il matrimonio sarà uno degli eventi più importanti alla corte vicereale di Napoli nell’inverno del 1535-36, quando l’imperatore fece il suo ingresso nella capitale partenopea dopo il trionfo navale a Tunisi.

OPERA CHIAVE

Ritratto di Pedro de Toledo come cavaliere dell’ordine di Santiago, 1542, di Tiziano Vecellio, prestito dell’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera

L’ARRIVO A FIRENZE

L’entrata di Eleonora a Firenze, quale moglie di Cosimo con il quale si era precedentemente sposata per procura a Napoli, fu grandiosa. Il suo arrivo fu celebrato con sommo sfarzo e, grazie a questo matrimonio, l’intera società fiorentina poté affermarsi sulla scena internazionale grazie al prestigio derivato dalla nuova corte ducale. La rievocazione in mostra delle decorazioni realizzate appositamente per i festeggiamenti può essere offerta attraverso l’esposizione di disegni, spartiti musicali, e altre importanti opere che le fonti ricordano tra quelle esposte per l’occasione nel cortile di Palazzo Medici; esposti anche gli anelli nuziali, uno dei quali ritrovato nella tomba di Eleonora e oggi custodito nel Tesoro dei Granduchi agli Uffizi.

OPERA CHIAVE: 

Disegno per il monumento effimero a Giovanni delle Bande Nere, Niccolò Tribolo, prestito del Musée du Louvre

GLI UNDICI FIGLI DI ELEONORA

Eleonora ebbe da Cosimo ben undici figli. La cura degli interessi familiari e la nascita di una prole numerosa furono tra i suoi principali obiettivi. La precoce morte del primo duca di Firenze, Alessandro de’ Medici, e la mancanza di eredi legittimi avevano fornito a Cosimo l’occasione di essere scelto come successore al titolo con relativa facilità. La nascita della prima figlia, Maria, avvenne l’anno successivo dell’arrivo di Eleonora in città. L’erede maschio arrivò per secondo, dopo un propiziale pellegrinaggio al santuario francescano della Verna e fu chiamato Francesco. In rapida successione, arrivarono poi Isabella, futura duchessa di Bracciano, Giovanni, che sarà eletto cardinale, Lucrezia, che divenne duchessa di Ferrara, Garzia, Ferdinando, anch’egli dapprima cardinale e poi granduca, e Pietro, elenco a cui vanno aggiunti tre figli prematuramente scomparsi, Pietro detto “Pedricco”, Antonio e Anna. Nell’istruzione dei figli Eleonora svolse un ruolo fondamentale e si curò attentamente della loro immagine pubblica, perpetuandone la memoria attraverso l’esecuzione di numerosi ritratti.

OPERA CHIAVE:

Ritratto di Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni, Agnolo Bronzino, 1545 circa, Gallerie degli Uffizi
Ritratto di Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni, Agnolo Bronzino, 1545 circa, Gallerie degli Uffizi

ELEONORA E L’ARTE

La Duchessa fu ispiratrice della committenza di corte e dialogò fittamente con artisti del calibro di Bronzino, Bachiacca, Salviati, Vasari e Stradano. A meno di un anno dall’arrivo e poco più di un mese dalla nascita della primogenita Maria, Eleonora si dedicò con energia alla creazione di una residenza adeguata alle esigenze della corte ducale. La famiglia smise di abitare Palazzo Medici, trasferendosi a Palazzo Vecchio, dove fu presto avviato il progetto che avrebbe trasformato la vecchia sede della Signoria nella sfarzosa dimora della famiglia ducale e dei loro servitori, con appartamenti riservati ai prestigiosi ospiti della corte. Un particolare risalto è dato in mostra all’interesse delle duchessa per i lavori prodotti dall’Arazzeria Medicea, fondata da Cosimo.

OPERA CHIAVE: 

Arazzo della bottega di Nicolas Karcher, tessuto da un cartone di Francesco Salviati, Compianto sul Cristo morto degli Uffizi (probabilmente utilizzato da Eleonora nella sua cappella in Palazzo Vecchio nel decennio in cui mancava una pala d’altare dipinta dal Bronzino)
Arazzo della bottega di Nicolas Karcher, tessuto da un cartone di Francesco Salviati, Compianto sul Cristo morto degli Uffizi (probabilmente utilizzato da Eleonora nella sua cappella in Palazzo Vecchio nel decennio in cui mancava una pala d’altare dipinta dal Bronzino)

REGINA DEL FASHION NELLA FIRENZE DEL CINQUECENTO

Immenso fu l’impatto del gusto di Eleonora nella trasformazione della moda a Firenze, attraverso l’imposizione di abiti e vestiario adottati nella corte napoletana del padre don Pedro di Toledo. Eleonora fu responsabile diretta delle scelte del vestiario dei figli, delle sue dame, del marito e dell’intera corte. Sia per Francesco, che a solo sette anni di età intraprese la sua prima missione pubblica andando a Genova per incontrare il futuro re di Spagna Filippo II, che per Giovanni nella sua andata a Roma nel 1559 in compagnia di Vasari per ritirare il suo cappello cardinalizio, fu sempre Eleonora a scegliere i loro vestiti. Protagonisti di queste sale sono due ritratti doppi del Bronzino in cui la principessa è accompagnata in uno dal primogenito Francesco e nell’altro dal secondo figlio maschio Giovanni.

OPERA CHIAVE: 

Abito femminile (probabilmente indossato da una delle damigelle di Eleonora quando fu ricevuta in Vaticano nel 1560 da Papa Pio IV), 1560, prestito del Museo Nazionale di Palazzo Reale di Pisa, eseguito dalla bottega di Agostino da Gubbio

L’AMORE PER I GIARDINI E LA ‘CREAZIONE’ DI BOBOLI

Eleonora svolse un ruolo di grande innovazione non solo nella moda ma anche nello sviluppo del verde. L’opera più importante tra le committenze della Duchessa fu senza dubbio il Giardino di Boboli. L’amore di Eleonora per questi spazi derivava dalla sua infanzia a Napoli, dove il padre aveva commissionato alcune residenze principesche per le quali erano state realizzate nuove tipologie di giardini. In Toscana Eleonora e Cosimo frequenteranno assiduamente le ville di Poggio a Caiano a quella di Castello, dilettandovisi con vari tipi di caccia e pesca. A Castello, i giovani principi furono probabilmente istruiti nella caccia agli uccelli dal famoso nano di corte Morgante e quest’attività fu condotta anche a Boboli. La passione per i giardini e la vita extraurbana è strettamente correlata ad una strategia economica mirata ad aumentare notevolmente le tenute della famiglia Medici, rendendole redditizie attraverso la coltivazione del grano.

OPERA CHIAVE

Giovane divinità fluviale accompagnata da tre putti, 1548 circa, Pierino da Vinci, prestito del Louvre

L’EREDITÀ DI ELEONORA

L’ultimo capitolo della mostra è dedicato alla fortuna postuma di Eleonora e al suo lascito culturale. Dai ritratti che ne perpetuano il ricordo quale consorte di Cosimo (dopo che egli ebbe ottenuto titolo granducale), a raffigurazioni più tardive che la mostrano invecchiata e sofferente, oppure florida e giovane, come appare nel famosissimo ritratto di Bronzino con il figlio Giovanni. Tra le numerose eredità culturali di Eleonora in campo religioso si possono certamente annoverare il sostegno dato ai Gesuiti a Firenze, che ne sancirà il successo poi fatto proprio da Bartolomeo Ammannati, architetto di Palazzo Pitti, e dalla moglie Laura Battiferri, celebre poetessa strettamente legata alla Duchessa, e la fondazione per via testamentaria di un monastero per nobildonne dedicato alla Santissima Concezione.

OPERA CHIAVE: 

Ritratto di Eleonora di Toledo, 1562, attribuito ad Alessandro Allori, prestito di Berlino, Statiche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie
Ritratto di Eleonora di Toledo, 1562, attribuito ad Alessandro Allori, prestito di Berlino, Statiche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Com’è ben noto la storia dei Medici a Firenze finì con una grande donna, Anna Maria Luisa de’ Medici, che il 31 ottobre 1737 firmò il Patto di Famiglia, affinchè i tesori artistici e culturali della dinastia non fossero venduti e dispersi nel mondo ma rimanessero in città e in Toscana. Non meno importante fu la sovrana che nel Cinquecento gettò le basi del principato, Eleonora di Toledo, il cui impegno ancor oggi determina il volto di Firenze: si pensi solo a Palazzo Vecchio riadattato e decorato da alcuni dei maggiori pittori dell’epoca per ospitare i suoi appartamenti e dove andò a vivere nel 1540; al Giardino di Boboli e a Palazzo Pitti, acquistati nel febbraio 1550 dalla duchessa con le proprie finanze e trasformati secondo i suoi personali ideali progettuali e da lei amministrati attivamente, da vera e propria manager del patrimonio. Insieme a Vittoria Colonna, Eleonora fu altresì una delle grandi mecenati donne, non solo di artisti ma anche di letterati e filologi. Non solo. Come la duchessa di Mantova Isabella d’Este, anche la spagnola trapiantata a Firenze aveva un debole per l’abbigliamento e fu una vera e propria arbitra elegantiarum, quasi una Anna Wintour del periodo”.

INFORMAZIONI SULLA MOSTRA

TITOLO: Eleonora di Toledo e l’invenzione della Corte dei Medici a Firenze

LUOGO: Tesoro dei Granduchi, Palazzo Pitti

DURATA: 7 febbraio – 16 maggio

TIPO: Arte rinascimentale

CURATELA: Bruce Edelstein

CATALOGO: edito da Sillabe

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UNA SPAGNOLA FIORENTINA ED EUROPEA

Com’è ben noto la storia dei Medici a Firenze fini con una grande donna, Anna Maria Luisa de’ Medici, che il 31 ottobre 1737 firmò il Patto di Famiglia. Con quello strumento giuridico veniva garantito che tesori artistici e culturali della dinastia non fossero venduti e dispersi nel mondo per pagare i debiti accumulati dalla famiglia uscente, ma rimanessero in città e in Toscana. Non meno importante fu la sovrana che nel Cinquecento gettò le basi del principato, Eleonora di Toledo, il cui impegno ancor oggi determina il volto di Firenze: si pensi solo a Palazzo Vecchio riadattato e decorato da alcuni dei maggiori pittori dell’epoca per ospitare i suoi appartamenti e dove andò a vivere nel 1540; al Giardino di Boboli e a Palazzo Pitti, acquistati nel febbraio 1550 dalla duchessa con le proprie finanze, trasformati secondo i suoi personali ideali progettuali e da lei amministrati attivamente, da vera e propria manager del patrimonio. Insieme a Vittoria Colonna, Eleonora fu altresì una delle grandi mecenati donne, non solo di artisti ma anche di letterati e filologi, e la mostra ricorda il sostegno che la sovrana garanti nel suo cenacolo a due poetesse tanto diverse tra loro come la pia Laura Battiferri e la cortigiana Tullia d’Aragona, petrarchista.

Eleonora di Toledo Uffizi mostra
Eike Schmidt

Come la duchessa di Mantova Isabella d’Este, anche la spagnola trapiantata a Firenze aveva un debole per i vestiti e fu una vera e propria arbitra elegantiarum, quasi una Anna Wintour del periodo, in quanto favori l’industria tessile di lusso a Firenze e influì sulle tendenze della moda e sul gusto vestimentario non soltanto attraverso gli abiti che lei stessa indossava (la testimonianza più spettacolare è quella offerta nel suo ritratto del Bronzino agli Uffizi), ma anche scegliendo l’abbigliamento per il marito e per la corte, distinguendosi quindi anche nel campo dell’abbigliamento maschile.

Da spagnola arrivata a Napoli dodicenne nel 1534, e a Firenze diciassettenne nel 1539, Eleonora portava con sé un bagaglio culturale notevolissimo e attinto a fonti diverse. Vi spiccano la conoscenza del sapere ebraico acquistata grazie alla precettrice Benvenida Abrabanel (poi trasferitasi a Ferrara) sebbene l’ipotesi che parlasse la lingua non sia suffragata dalle fonti, la profonda fede francescana – stimolata dalla presenza in casa di Alonso de Madrid, consigliere spirituale della madre, Maria Osorio Pimentel – che sicuramente fu all’origine del suo pellegrinaggio a La Verna nel 1540, del nome di battesimo del primogenito e futuro duca e granduca Francesco I, e anche dell’iconografia della sua cappella privata a Palazzo Vecchio (1541-1543 circa); il sostegno al nuovo ordine dei gesuiti, manifestato nel contributo per la fondazione del collegio accanto a Palazzo Medici Riccardi e a favore della chiesa di San Giovannino (poi degli Scolopi). Gli orizzonti della duchessa si ampliarono ulteriormente dopo il matrimonio, grazie agli incontri richiesti dal suo ruolo istituzionale con personaggi delle più varie provenienze. Le cronache ricordano in particolare il sultano Abu Abdallah Muhammad V. noto come Moulay al-Hassan, califfo di Tunisi dal 1526 al 1543, che Eleonora ricevette a Firenze nel 1543 quando egli venne a cercare alleati cristiani che lo riportassero sul trono dopo essere stato cacciato dal pascia ottomano Hayreddin.

Considerando che il breve tempo tra le nozze nel giugno 1536 di Margherita d’Austria (1522-1586) con Alessandro de’ Medici e l’assassinio di questi il 6 gennaio seguente non dette alla duchessa la possibilità di lasciar tracce nella storia di Firenze, è con Eleonora che inizia la serie di donne importanti e potenti, forti, colte, provenienti nella maggior parte da altri paesi, alla corte dei Medici: il panorama può sembrare intricato ma, a ben vedere, segue un ben individuabile fil rouge che parte proprio dalla duchessa spagnola. Le segui infatti Giovanna d’Austria (1547-1578) di lignaggio imperiale, cugina di Margherita e moglie, nel 1565, di Francesco primogenito di Eleonora La nipote di Giovanna, Maria Maddalena d’Austria (1587-1631) nel 1608 convola a nozze con Cosimo II de’ Medici, la cui nonna era Eleonora. Il legame con la casa imperiale fu consolidato dal matrimonio nel 1625 di Claudia de’ Medici (1604-1648), nipote di Eleonora, con l’arciduca Leopoldo V d’Asburgo-Tirolo. Il loro figlio, Ferdinando Carlo (che ebbe un ruolo nella conversione di Cristina di Svezia al cattolicesimo) per giunta nel 1646 impalma Anna de’ Medici (1616-1676), figlia di Cosimo II e Maria Maddalena.

Claudia era già stata sposata in primo matrimonio allo sfortunato Federico Ubaldo della Rovere, ultimo rampollo maschio della famiglia ducale di Urbino e Pesaro, che mori diciottenne nel 1623, due anni dopo la celebrazione delle nozze a Firenze. Tuttavia, la figlia della giovanissima coppia, Vittoria (1622-1694), pronipote di Eleonora, alla morte del padre si trasferì a Firenze dove venne fidanzata al cugino tredicenne Ferdinando, che della duchessa toledana era pronipote: grazie a questo legame, alla morte del nonno Francesco Maria II della Rovere, nel 1631, l’importantissima collezione d’arte dei duchi di Urbino fu trasferita sulle rive dell’Arno e oggi quadri che da essa provengono sono tra i tesori più celebri degli Uffizi e di Palazzo Pitti. D’altra parte, l’eredità di Vittoria della Rovere non incluse il ducato paterno, cosi che le speranze fiorentine di guadagnare anche il territorio urbinate – e con esso di realizzare il vecchio sogno di Lorenzo il Magnifico di espandere i confini dello stato fiorentino fino all’Adriatico – nemmeno questa volta andarono in porto.

Le grandi dame dei Medici estesero la rete diplomatica anche con la casata reale di Francia, sempre per via matrimoniale, a cominciare da Caterina de’ Medici (1519-1589), moglie nel 1547 di Enrico II di Valois. Queste relazioni privilegiate vennero continuate da sua nipote Cristina di Lorena (1565-1636) che sposa Ferdinando de’ Medici (figlio di Eleonora) nel 1588, e raggiunsero lo zenit con Maria de’ Medici (1575-1642), moglie del re francese Enrico IV dal 1600 al 1610, reggente per il figlio minorenne fino al 1617, e figura centrale nella politica francese fino all’esilio nel 1631. Il nadir invece venne toccato dalla povera cugina di Luigi XIV. Margherita Luisa d’Orléans (1645-1721) che obtorto collo nel 1661 dovette sposare Cosimo III de’ Medici e lasciò il marito dopo quattordici anni di sofferenze e insofferenze per tornarsene in patria.

Le ultime due unioni nuziali della dinastia medicea riguardarono principi tedeschi. Arrivò a Firenze Violante Beatrice di Baviera (1673-1731), sposa nel 1688 del gran principe Ferdinando e dopo la morte del marito, dal 1717 al 1731, energica e amata governatrice di Siena. Parti invece alla volta di Düsseldorf per unirsi in matrimonio nel 1691 con l’Elettore Palatino, Jan Willem, Anna Maria Luisa (1667-1743), la pro-pro-pronipote di Eleonora di Toledo, che dopo la morte del marito e 25 anni vissuti in Germania, nel 1716 tornò nella sua città a concludere la parabola dinastica.

In questa fitta rete di parentele medicee, Eleonora di Toledo non è da considerarsi mera progenitrice di molte delle donne che determinarono la marcia della storia fiorentina, toscana e nel caso della regina di Francia, Maria, e dell’Elettrice Palatina, Anna Maria Luisa, anche europea. Perché, come si legge in catalogo e come si può ben comprendere visitando la mostra, la duchessa fu soprattutto, per le sue discendenti e per le altre esponenti della famiglia, la capostipite esemplare di una donna al governo, valida alleata del marito ma anche attiva e capace di determinare, in prima persona, le sorti della città e dello Stato.

Eike Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi

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MUSEI: SCHMIDT, A GENNAIO +110% VISITATORI RISPETTO AL 2022, +28% VISITATORI GALLERIE UFFIZI RISPETTO ANNO RECORD 2019

“Il buon giorno si vede dal mattino: a gennaio le Gallerie degli Uffizi sono state complessivamente visitate da 282.532 persone, un numero che non rappresenta soltanto il 110% in più dell’afflusso nello stesso mese dello scorso anno, ma il 28% in più del gennaio 2019, che è stata l’annata del record storico di presenze, circa 4,4 milioni. Funziona la destagionalizzazione, con un effetto domino estremamente positivo per il territorio fiorentino. Il nostro attuale obiettivo è quello di battere il nostro stesso record: in base a questi numeri sembra che siamo partiti col piede giusto. E lo testimoniano anche quelli della domenica gratuita di ieri: 9.902 persone alla Galleria degli Uffizi; 7.653 a Boboli; 6.236 a Palazzo Pitti, per un totale di 23.791”. Lo ha detto oggi in Palazzo Pitti il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, nel corso della presentazione della grande mostra “Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze”.

Testi, video e foto dall’Ufficio Stampa delle Gallerie degli Uffizi

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