AA. VV., Sulla bellezza così antica e così nuova della città, Quaderni di Varia Cultura 14

Le immagini dei centri urbani durante il lockdown della primavera 2020 appartengono già alla Storia. In quelle settimane, le città hanno riacquistato il silenzio, la pulizia (dell’aria e delle strade), persino un nuovo rapporto con la natura. Ma è stato sufficiente per renderle più “belle”? Trenta risposte a questa domanda si possono leggere in Sulla bellezza così antica e così nuova della città. Trenta come il numero delle personalità (architetti, filosofi, sociologi, docenti universitari e altri professionisti) coinvolte nella stesura di questo «Quaderno di Varia Cultura» della Fondazione Gianfranco Dioguardi, pubblicazione monografica realizzata nel settembre 2022 con il contributo del Ministero della Cultura.

Firenze, i portici di via Pelletteria durante il lockdown del 2020. Foto di Francesco Bini, CC BY 3.0

Il titolo del Quaderno cita un passo delle Confessioni di sant’Agostino. Ma sono gli affreschi dell’Allegoria ed effetti del buono e del cattivo governo di Ambrogio Lorenzetti (1338) a rappresentare uno dei principali punti di riferimento artistici dei contributi raccolti nel libro. Come scrive nel suo testo introduttivo uno dei curatori, Francesco Maggiore, l’opera di Palazzo Pubblico a Siena raffigura infatti

una città dinamica, con cantieri, piazze, botteghe, abitata da cittadini dediti al commercio e ad attività ricreative e artistiche; sono messi in relazione luoghi, architetture, spazi e persone legandoli al concetto di convivialità, benessere, convivenza, socialità, laboriosità. (p. V).

È dunque la persona umana a plasmare la bellezza delle città, fino a divenirne il “cuore pulsante”. Con la sua individualità, l’attitudine alla creazione e allo sviluppo dei centri urbani attraverso l’architettura, le pratiche commerciali, le attività ricreative. Trasformando tante esperienze diverse in un grande spazio collettivo, in quell’incanto che sprigiona ogni giorno la parola “comunità”.

Ambrogio Lorenzetti, “Effetti del buon governo in città”, da Palazzo Pubblico di Siena. Foto di Rubinbot, modificata da Serena.Lav, in pubblico dominio
Eppure è sempre l’uomo, oggi, a mostrarsi come il pericolo più grande per la bellezza delle città. Ad esempio con il costante ripiegamento sui diritti di cittadinanza attraverso la riduzione di servizi pubblici e luoghi di socialità. Poi, sempre più spesso, con l’inclinazione a un turismo di massa che espropria i centri urbani della loro anima più profonda. Ma soprattutto con l’inquinamento ambientale e la ritrosia ad adottare misure concrete per contrastarlo. Una scelta consapevole e distruttiva sia per il benessere collettivo sia per quello individuale. Lo sottolinea Silvana Kühtz, fondatrice del collettivo artistico “Poesia in Azione”, ricordando come

Aumentare il verde in città consente di rinfrescarle, riducendo così il consumo di energia e risparmiando denaro, ma anche di renderle più belle. […] le foreste urbane forniscono biodiversità, […] riparo e attività ricreative, donano bellezza, che non è orpello casuale. È un prerequisito, un diritto. (p. 15).

La questione ambientale non riguarda tuttavia soltanto le aree verdi o le polveri sottili emesse dalle automobili. È necessario pensare (e attuare) un futuro diverso anche per le costruzioni. L’attività edilizia ha infatti inevitabili ricadute ambientali, come ci ricorda nella postfazione Paolo Portoghesi, uno dei maggiori architetti italiani viventi. Si dovrà dunque privilegiare il recupero dell’esistente rispetto alla costruzione di nuovi edifici; ma

Questo nuovo modo di combattere lo squilibrio ambientale – scrive ancora Portoghesi – comporterà rinunce, anche dolorose: lo sperimentalismo fine e se stesso che ha dominato da più di un secolo l’architettura dovrà considerarsi una fase conclusa che molto ha dato alla umanità: ma continuando senza discernimento diventerebbe un ostacolo al compito improcrastinabile di salvare la abitabilità della terra da parte dell’uomo. (p. 146)

Vincenzo D’Alba, illustrazione dal libro “Sulla bellezza così antica e così nuova della città”, Fondazione Gianfranco Dioguardi 2022.

Anche le illustrazioni di Vincenzo D’Alba a corredo di questo libro ci ricordano che le città sono nelle mani dell’uomo. E inevitabilmente il futuro delle città – ma anche la bellezza delle città – passa dalla loro vivibilità quotidiana, dallo sforzo (come scrive il fisico Roberto Bellotti) di

ridurre le differenze e le possibilità di fruizione del bello tra chi già lo intercetta e chi no. […] Le città belle sono quelle che offrono opportunità, superando i modelli organizzativi, economici e sociali che aumentano le disuguaglianze, la marginalità e il dominio […]. (p. 43)

Sulla bellezza così antica e così nuova delle città Quaderni di Varia Cultura
Vincenzo D’Alba, illustrazione a p. 28 del libro “Sulla bellezza così antica e così nuova della città”, Fondazione Gianfranco Dioguardi 2022.

In un libro dedicato alla bellezza delle città, ve ne sono inevitabilmente alcune più presenti di altre. Paolo Ciampi, partendo dall’idea che «le città sono le storie da cui sono abitate», cita Borges e celebra «le strade svogliate del quartiere» fiorentino in cui vive, «intenerite da penombra e da tramonto». Alfonso Femia esalta i «forti contrasti» di Genova come «modello assoluto» della coesistenza, in una città, di «armonia e conflitto». Giulio Iacchetti trova l’incanto di Milano anche nei suoi «quartieri scassati» e nel «clima esteticamente straziante» che li caratterizza. Maria Laterza ricorda la Taranto della sua infanzia e l’«aria di nobilità decaduta» del suo centro storico. E poi, ovviamente, Roma: stravolta – sottolinea Antonio Romano – dal «contagio» della cementificazione.

Al termine di questo viaggio tra le città si torna infine a Siena. Trent’anni prima che gli affreschi di Lorenzetti venissero completati, la città toscana approvava il proprio Costituto, uno dei primi in lingua volgare. Una scelta di democrazia, orientata alla trasparenza verso la propria popolazione che non conosceva il latino. Ma soprattutto utile a far comprendere il vero obiettivo che avrebbe dovuto assolvere chi era chiamato ad amministrare la città:

Chi governa deve aver a cuore massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini.

Sulla bellezza così antica e così nuova della città
La copertina del volume Sulla bellezza così antica e così nuova della città, Quaderni di Varia Cultura 14, a cura di Vincenzo DʼAlba, Silvana Kühtz, Francesco Maggiore, Vanna Maraglino con il coordinamento scientifico e culturale di Gianfranco Dioguardi

Mercoledì 21 Dicembre ore 19:30: presentazione del libro “Sulla bellezza così antica e così nuova della città”, Quaderno di Varia Cultura n. 14 della Fondazione Gianfranco Dioguardi. Stefano Savella dialoga insieme a Silvana Kühtz, co-curatrice del volume.

Silvana Kühtz è docente al Dip. Culture Europee e del Mediterraneo dell’Università della Basilicata, dove insegna Estetica e Ascolto Comunicazione Creatività, per studenti di Architettura, ed Educazione, Ambiente e cultura della sostenibilità per studenti di Paesaggio, Ambiente e Verde urbano. Dal 2005 coordina rassegne e produzioni artistiche, come i concerti sensoriali, i laboratori Abitare poeticamente la città, che fanno capo al collettivo artistico Poesia in Azione che ha fondato.

L’evento è ospitato sulla Pagina Facebook di ClassiCult e della Wunderkammer, sul canale YouTube di ClassiCult e della Wunderkammer, sul canale Twitch della Wunderkammer, sui canali LinkedIn e Twitter di ClassiCult.

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