Parco Archeologico di Butrinto: ponti sommersi e pavimenti mosaicati emergono dal sito albanese

Continuano le scoperte nel sito archeologico di Butrinto in Albania. Il gruppo di ricerca guidato dal professor Enrico Giorgi dell’Università di Bologna e dalla professoressa Belisa Muka dell’Istituto di Archeologia di Tirana ha messo in luce i resti di una struttura ancora ben conservata con segni di una lunga frequentazione  e quelli di un ponte romano sommerso.

Promosso dall’Università di Bologna, con il Dipartimento di Storia Culture Civiltà, e dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in accordo con l’Istituto di Archeologia di Tirana e con il Parco Nazionale di Butrinto, il progetto di scavo e di indagine è nato nel 2015 e da allora ha lanciato una serie di missioni per riscoprire le molte testimonianze di questa ricca città dell’antico Epiro.

Butrinto
Crediti per la foto: Federica Carbotti

Dal 2019 il team è impegnato nello scavo stratigrafico dell’acropoli e cerca di mettere in evidenza la lunga vita del sito, abitato senza soluzione di continuità dall’età del Bronzo al XVIII secolo.

“L’anno scorso, grazie a una serie di metodologie non invasive, in particolare indagini geofisiche tramite Ground Penetrating Radar, avevamo individuato alcune ‘anomalie’ nel sottosuolo che indicavano la presenza di possibili strutture ancora sepolte”, spiega il professor Giorgi. “Nel corso della campagna di quest’anno abbiamo quindi deciso di verificare con lo scavo la natura di una di queste anomalie”.

L’anomalia si è rivelata essere infatti il muro perimetrale di un edificio ancora ben preservato nella sua porzione inferiore, grazie al crollo del tetto che ne ha segnato il definitivo abbandono. Una volta rimosso il crollo, sono venuti alla luce pavimenti in cocciopesto decorati con tessere di mosaico, di epoca romana, e altri materiali databili ad età tardo antica e medievale. Elementi che indicano chiaramente una lunga e stratificata frequentazione dell’edificio.

Butrinto
Crediti per la foto: Stefano Medas

Le ricognizioni subacquee nella laguna che circonda il sito archeologico, condotte in collaborazione con il professor Stefano Medas del Dipartimento di Beni Culturali dell’Alma Mater (Campus di Ravenna) e con la società Idra di Venezia, hanno invece permesso di individuare i piloni di un ponte di età romana.

Il ponte collegava il promontorio di Butrinto con la piana di Vrina, consentendo anche il passaggio dell’acquedotto che riforniva il cuore della città romana”, dice ancora Enrico Giorgi. “Si tratta di un momento molto rilevante per la ricerca su questo centro dell’antico Epiro, poiché per la prima volta i resti sommersi del ponte sono stati documentati con fotografie e rilievi topografici”.

Crediti per la foto: Enrico Giorgi

Quest’anno l’attività di ricerca e studio ha permesso di concludere anche il rilievo topografico con laser scanning del circuito murario di età ellenistica della città. Questa attività, funzionale alla verifica dell’attuale stato di conservazione dei monumenti nel Parco archeologico, ha permesso nel 2015 di stipulare una collaborazione tra Università di Bologna e l’Istituto di Archeologia di Tirana nel sito di Butrinto.

Foto dall’Ufficio Stampa dell’Università di Bologna

Per seguire il progetto: https://site.unibo.it/butrint/en

Butrinto: ponti sommersi e pavimenti mosaicati emergono dal sito albanese
Butrinto: ponti sommersi e pavimenti mosaicati emergono dal sito albanese. Crediti per la foto: Federica Carbotti

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