Katharina Fritsch e Cecilia Vicuña Leoni d’Oro alla carriera Biennale Arte 2022
Venezia, 8 marzo 2022 – Sono stati attribuiti all’artista tedesca Katharina Fritsch e all’artista cilena Cecilia Vicuña i Leoni d’Oro alla carriera della 59. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia – Il latte dei sogni (Giardini e Arsenale, 23 aprile – 27 novembre 2022).
La decisione è stata approvata dal Cda della Biennale presieduto da Roberto Cicutto, su proposta della Curatrice della 59. Esposizione Cecilia Alemani.
La cerimonia di premiazione e inaugurazione della Biennale Arte 2022, si terrà sabato 23 aprile 2022 a Ca’ Giustinian, sede della Biennale di Venezia che aprirà al pubblico nello stesso giorno alle ore 10.
Di seguito le motivazioni della curatrice Cecilia Alemani:
Katharina Fritsch
Katharina Fritsch
“La prima volta in cui ho visto un’opera di Katharina Fritsch di persona è stato proprio alla Biennale di Venezia, nell’edizione del 1999, curata da Harald Szeemann, la prima Biennale che ho visitato. L’imponente opera che occupava il salone principale del Padiglione Centrale si intitolava Rattenkönig, il re dei topi, una scultura inquietante in cui un gruppo di topi giganteschi è disposto in cerchio, le code annodate, come in uno strano rituale magico. Da quel momento in poi, a ogni incontro con una scultura di Fritsch, ho provato lo stesso senso di stupore e di attrazione vertiginosa. Il contributo di Fritsch nel campo dell’arte contemporanea e, in particolare, in quello della scultura non ha paragoni. Il suo lavoro si distingue per opere figurative al contempo iperrealistiche e fantastiche: copie di oggetti, animali e persone rese nei più minuscoli dettagli ma trasformate in apparizioni perturbanti. Spesso Fritsch modifica le dimensioni e la scala dei suoi soggetti, miniaturizzandoli o ingigantendoli e avvolgendoli in campiture di colori stranianti: è come trovarsi al cospetto di monumenti di civiltà aliene, o di fronte a reperti esposti in uno strano museo postumano.”
“Sono molto onorata e grata di ricevere questo premio.” ha dichiarato Katharina Fritsch
Cecilia Vicuña
“Vicuña è un’artista e poetessa, e ha dedicato anni a preservare le opere letterarie di molti scrittori e scrittrici dell’America Latina, svolgendo un encomiabile lavoro di traduzione e redazione di antologie di poesie sudamericane che, senza il suo intervento, sarebbero andate perdute. Vicuña è anche un’attivista che da anni lotta per i diritti delle popolazioni indigene in America Latina e in Cile. Nel campo delle arti visive si è distinta per un’opera che spazia dalla pittura alla performance, fino alla realizzazione di assemblage complessi. Al centro del suo linguaggio artistico c’è una forte fascinazione per le tradizioni indigene e per le epistemologie non occidentali. Per decenni ha lavorato in disparte, con precisione, umiltà e ostinazione, anticipando molti dibattiti recenti sull’ecologia e il femminismo e immaginando nuove mitologie personali e collettive. La maestria di Vicuña consiste nel trasformare gli oggetti più modesti in snodi di tensioni e forze. Molte delle sue installazioni sono realizzate con materiali trovati e detriti abbandonati che l’artista intesse in delicate composizioni, nelle quali il microscopico e il monumentale sembrano trovare un fragile equilibrio: un’arte precaria, al contempo intima e potente”.
“È un grande onore e una gioia per me ricevere il Leone d’Oro – ha affermato Cecilia Vicuña – in un momento in cui l’umanità sta cercando di mantenere la pace e la giustizia contro ogni previsione. Credo che la nostra arte e la nostra coscienza possano svolgere un ruolo importante nell’urgente bisogno di allontanarsi dalla violenza e dalla distruzione, per salvare il nostro ambiente dall’imminente collasso. Venezia è particolarmente significativa per me. Alcuni dei miei antenati paterni sono venuti in Cile dal Nord Italia nel XIX secolo, quindi ho imparato ad amarne la storia e l’arte già da bambina. I miei nonni sarebbero onorati di sapere di questo mio riconoscimento. La mia famiglia da parte materna è originaria del Cile, quindi sono molto orgogliosa di far parte della Biennale di Venezia curata da Cecilia Alemani, che mette in luce “gli artisti che immaginano una condizione postumana mettendo in discussione la presunta idea occidentale che usa l’uomo bianco come misura di tutte le cose.” Sono affiancata da uno straordinario gruppo di artisti che condividono lo spirito de “Il Latte dei sogni” di cui abbiamo un disperato bisogno per trovare un nuovo modo di vivere su questa Terra. ”
NOTE BIOGRAFICHE
Katharina Fritsch (1956) vive e lavora a Wuppertal e Düsseldorf, in Germania.
Dal 1979 ha lavorato con opere su scale differenti e dalle tonalità audaci, che ritiene debbano essere viste come fotografie tridimensionali. Santi, topi, modelli e piante, conchiglie, serpenti, ombrelli, figure umane, rane e oggetti di vita quotidiana popolano il suo mondo: un luogo dove dettagli realistici e finiture immateriali e disorientanti sfumano i confini tra l’ordinario e il misterioso, provocando una sensazione di sorpresa e stupore.
La maggior parte delle opere sono riprodotte in serie, anche se alcune sono create come singole sculture su larga scala: tra queste Elefant / Elephant (1987) e Rattenkönig (1993). Di frequente le opere sono colorate secondo uno schema monocromatico o a due toni, applicato in modo omogeneo per nascondere il processo tecnico di esecuzione, concepito più come un tentativo religioso che come un virtuosismo tecnico. Le sue opere sono inizialmente plasmate a mano, colate e lavorate nuovamente, per poi essere rimodellate nel materiale scelto e infine rifinite con una vernice opaca. Le sue sculture mantengono un naturalismo formale reso particolare dal colore che, catturando la luce, dona alla scultura qualità disorientanti e immateriali.
Dal 1984 ha partecipato a diverse mostre internazionali d’arte e numerose istituzioni le hanno dedicato mostre monografiche in Europa e negli Stati Uniti, tra le quali il Kunstmuseum di Basilea, il San Francisco Museum of Modern Art, l’Art Institute of Chicago, la Tate Modern a Londra e il K21 a Dusseldorf. Nel 2009 le sue opere sono state oggetto di una retrospettiva alla Kunsthaus di Zurigo e alla Deichtorhallen di Amburgo. Nel 2013 ha creato Hahn/Cock, un enorme scultura blu elettrico raffigurante un gallo per Trafalgar Square a Londra e nel 2016 ha partecipato, insieme a Alexej Koschkarow, a una mostra allo Schaulager di Basilea, intitolata Zita – Щapa.
Cecilia Vicuña (1948) è poetessa, artista, cineasta e attivista. Vive e lavora tra New York e Santiago del Cile. Il suo lavoro affronta le preoccupazioni urgenti del mondo contemporaneo, tra cui la distruzione dell’ambiente, i diritti umani e l’omogeneizzazione culturale. Nata e cresciuta a Santiago, è costretta all’esilio in seguito al violento colpo di stato contro il presidente del Cile Salvador Allende nei primi anni Settanta.
A metà degli anni Sessanta conia il termine “Arte Precario”, che propone la configurazione di uno spazio relazionale tra soggetti e oggetti a partire da azioni poetiche. Le sue opere, temporanee e multidimensionali, da poesie o immagini vengono trasformate in un film, in una canzone, una scultura o una performance collettiva. I suoi dipinti dei primi anni Settanta de-colonizzano l’arte dei conquistatori e dei “santi” ereditati dalla Chiesa Cattolica per creare immagini irriverenti degli eroi della rivoluzione. Ciò che caratterizza tutto il suo lavoro è il desiderio di omaggiare la storia e la cultura degli indigeni cileni.
Ha conseguito un Master alla National School of Fine Arts dell’Università del Cile e studiato alla Slade School of Fine Art alla University College London. Il Guggenheim Museum di New York le dedicherà quest’anno una mostra monografica. Altre sue monografiche sono state realizzate, fra gli altri, al Centro de Arte Dos de Mayo (CA2M) di Madrid, Spagna (2021), al MUAC – Museo Universitario de Arte Contemporaneo di Città del Messico, Messico (2020) e al Kunstinsituut Melly a Rotterdam, Paesi Bassi (2019). Le sue opere sono presenti in numerose collezioni, sia private che pubbliche, come la Tate Modern, Londra, (UK), il MoMA di New York (USA), il Guggenheim Museum di New York (USA), il Museo Nacional de Bellas Artes de Santiago, Santiago del Cile (Cile), il MALBA, Museo de Arte Latinoamericano de Buenos Aires, Buenos Aires (Argentina), il Museum of Fine Arts, Boston (USA), il Pérez Art Museum Miami, Miami, (USA).
Vicuña è autrice di ventisette volumi di arte e poesia pubblicati negli Stati Uniti, in Europa e in America Latina. La sua filmografia include documentari, animazioni e poesie illustrate. Ha ricevuto svariati premi, come il Premio Velazquez de Arts Plasticas a Madrid, Spagna (2019), l’Herb Alpert Award in the Arts a Santa Monica, USA (2019), l’Anonymous Was a Woman Award a New York, USA (1999) e l’Andy Warhol Foundation Award a New York, USA (1997). Nel 2015 è stata nominata Messenger Lecturer dalla Cornell University. È co-founder di www.oysi.org.
Sito web ufficiale della Biennale Arte 2022: www.labiennale.org
Testo e foto dall’Ufficio Stampa Arti Visive | La Biennale di Venezia