La Domus Aurea continua a sorprendere e restituisce una eccezionale scoperta legata al blu egizio e alle botteghe che lavorarono agli affreschi della monumentale residenza voluta dall’imperatore Nerone: due vasche in uso durante i lavori di costruzione dell’epoca che dovevano servire per spegnere la calce e per conservare e lavorare i pigmenti utilizzati per le decorazioni parietali.

Planimetria generale del padiglione della Domus Aurea, in evidenza ambiente 9 in cui sono state individuate le due vasche (© Parco archeologico del Colosseo)
Planimetria generale del padiglione della Domus Aurea, in evidenza ambiente 9 in cui sono state individuate le due vasche (© Parco archeologico del Colosseo)

Tra i pigmenti ritrovati e sottoposti ad analisi microscopiche e spettroscopiche per individuarne la composizione chimica e mineralogica, spicca la presenza di ocra gialla all’interno di un’anfora, di vasetti contenenti pigmenti con toni del rosso, come il realgar e la terra rossa, e soprattutto di un eccezionale lingotto del preziosissimo blu egizio, pronto per essere macinato.

Il blu egizio è un pigmento che non esiste in natura, ma viene prodotto artificialmente cuocendo, ad una temperatura molto elevata, una miscela di silice, rocce calcaree, minerali contenenti rame e carbonato di sodio. Il procedimento per la sua preparazione viene descritto da Vitruvio nella sua opera De Architectura, (VII, 11).

Domus Aurea: macro del lingotto di blu egizio (© Parco archeologico del Colosseo, Foto di Simona Murrone)
Domus Aurea: macro del lingotto di blu egizio (© Parco archeologico del Colosseo, Foto di Simona Murrone)

Conosciuto e usato almeno dalla metà del III millennio in Egitto e in Mesopotamia, si diffonde poi nel Mediterraneo antico. Nel mondo romano è impiegato nelle decorazioni pittoriche da solo o associato ad altri pigmenti per realizzare specifiche varietà cromatiche e ricercati effetti di luminosità.

Viene ad esempio usato per rendere una tonalità più fredda per l’incarnato delle figure, per realizzare il chiaroscuro nei panneggi delle vesti o, ancora, per dare lucentezza agli occhi.

Particolare dell’anfora con ocra gialla in fase di scavo (© Parco archeologico del Colosseo)
Particolare dell’anfora con ocra gialla in fase di scavo (© Parco archeologico del Colosseo)

Sicuramente uno dei maggiori centri di produzione ed esportazione del blu egizio è stata la città di Alessandria d’Egitto, ma anche in Italia importanti sono stati i centri di Cuma, Literno e Pozzuoli, quest’ultima già ricordata da Vitruvio come luogo famoso per una produzione di eccellenza.

A Pompei, invece, l’uso del blu egizio è legato alla lavorazione e all’uso del pigmento in contesti di lusso.

Veduta d’insieme delle vasche di lavorazione da sud (© Parco archeologico del Colosseo)
Veduta d’insieme delle vasche di lavorazione da sud (© Parco archeologico del Colosseo)

Il ritrovamento a Roma, in ambito imperiale, di un nucleo così cospicuo di blu egizio conferma ancora una volta la raffinatezza e l’altissima specializzazione delle maestranze che operano nelle decorazioni del palazzo, con l’uso di pigmenti ricercati e costosi.

  “Il fascino trasmesso dalla profondità del blu di questo pigmento è incredibile” – commenta Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo – “la Domus Aurea ancora una volta emoziona e restituisce la brillantezza dei colori utilizzati dai pittori che abilmente decorarono la stanze di questo prezioso e raffinato palazzo imperiale”.

Lingotto di blu egizio (© Parco archeologico del Colosseo, Foto di Simona Murrone)
Lingotto di blu egizio (© Parco archeologico del Colosseo, Foto di Simona Murrone)

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