14 Settembre 2015

Gli Archeologi dissotterrano strutture monumentali in pietra nei Carpazi

Vista della parte settentrionale degli scavi archeologici, alla metà di Agosto. Il muro conservatosi dalla Prima Età del Bronzo è visibile sullo spaccato del fossato, nel fondo del fossato una linea di rocce che forma lo strato più basso del muro. Foto di M.S. Przybyła.
Vista della parte settentrionale degli scavi archeologici, nella metà di Agosto. Il muro di contenimento dalla prima Età del Bronzo è visibile sullo spaccato del fossato, nel fondo del fossato una linea di rocce che forma lo strato più basso del muro. Foto di M.S. Przybyła.
Il più antico esempio di muro in pietra della storia delle costruzioni nelle terre polacche, più vecchio di oltre due millenni e mezzo dell’architettura romanica, è stato scoperto dagli archeologi di Cracovia sulla Collina di Zyndram a Maszkowice (Voivodato della Piccola Polonia o Małopolska).
Una scoperta di tale importanza era inaspettata perché gli archeologi hanno studiato il sito a Maszkowice a partire dagli inizi del ventesimo secolo. Come conseguenza di quegli scavi scoprirono principalmente i resti dell’insediamento abitato dall’anno 1000 al 50 a. C. Gli Archeologi dell’Università Jagellonica, guidati dal dott. Marcin S. Przybyła, apparvero a Maszkowice nel 2010. Una sorpresa li attendeva al di sotto dei resti dell’insediamento della Tarda Età del Bronzo e dell’Età del Ferro – risultarono esserci resti di un insediamento più antico di oltre mezzo millennio.
Disegnando la documentazione dei grandi blocchi che formano la facciata esterna del muro. Foto di M.S. Przybyła.
Archeologa disegna la documentazione dei grandi blocchi che formano la facciata esterna del muro. Foto di M.S. Przybyła.


“I suoi abitanti non erano indigeni, viventi nella Piccola Polonia a partire dall’Età della Pietra, ma un piccolo gruppo di coloni, non più di 12 persone provenienti da sud, dal territorio dell’odierna Ungheria” – ha riferito a PAP il dott. Przybyła.
Altri siti archeologici associati al gruppo sono stati scoperti nei Carpazi polacchi: gli archeologi si riferiscono ad essi come alla Cultura Ottomány. Quello meglio conosciuto è l’insediamento fortificato a Trzcinica presso Jasło, ma quell’insediamento è molto distintamente diverso da quello scoperto a Maszkowice. Nel primo, i terrapieni non erano costruiti in pietra, ma in terra e legno.
“Nell’intera Europa Centrale c’è solo una dozzina di siti datati a un’epoca così antica, con fortificazioni in pietra più o meno ben conservate – ha spiegato l’archeologo. – A quel tempo, l’utilizzo della pietra come materiale da costruzione era tipico delle aree mediterranee. Nella zona temperata dell’Europa, fino al Medio Evo le fortificazioni erano costruite in legno e argilla.”
Gli Scienziati furono sorpresi dalla dimensione della struttura creata dai costruttori preistorici. La cima della collina era livellata, creando un altopiano con un’area di mezzo ettaro. Tonnellate di argilla dalla cima della collina furono utilizzate per costruire un terrazzamento sui pendii gentili ad est e nord della collina, che inoltre espansero l’area dell’insediamento. Il muro è formato da grandi blocchi di arenaria di mezzo metro, tenuti insieme con l’argilla.
“Dalla ricerca geofisica sappiamo che il muro era lungo circa 120-140 metri, circondando l’intero insediamento da est  e nord. Indubbiamente, oltre ad essere un muro di contenimento, ostacolava pure l’accesso all’insediamento da parte di potenziali aggressori”- ha aggiunto il dott. Przybyła.
Misurazioni nel luogo dove nella parte esterna della base del muro conservatosi ci sono grandi pietre dal muro esterno che scivolarono per la discesa e a terra e si ribaltarono. Foto di M.S. Przybyła.
Misurazioni nel luogo dove nella parte esterna della base del muro di contenimento ci sono grandi pietre dal muro esterno che scivolarono per la discesa e a terra e si ribaltarono. Foto di M.S. Przybyła.

La scoperta della faccita esterna del muro di contenimento ha fatto un’enorme impressione agli archeologi. A differenza del muro interno, non è stato costruito con blocchi di arenaria di forme irregolari, ma con enormi blocchi perfettametne incastrati, che spesso raggiungono 1 metro in lunghezza. Alcuni di questi hanno una forma esagonale regolare. 4-5 strati di pietre strettamente adiacenti si sono conservati ad oggi. Data l’altezza del terrapieno e il numero di pietre che caddero dal muro e che sono state ritrovate sotto il suo livello, l’altezza originale della facciata della fortificazione poteva raggiungere 2,7 metri.
Vista delle lastre di pietra che segnano il passaggio che conduce all'interno dell'insediamento, sul fondo della fotografia uno dei blocchi dalla facciata esterna del muro. Foto di M.S. Przybyła.
Vista delle lastre di pietra che segnano il passaggio che conduce all’interno dell’insediamento, sul fondo della fotografia uno dei blocchi dalla facciata esterna del muro. Foto di M.S. Przybyła.

Sul pendio, a circa 5 metri dalla facciata del muro, il sistema di difesa fu ulteriormente rafforzato da un fossato stretto e profondo 1,5 metri, con uno spaccato triangolare. La fortuna ha sorriso agli archeologi, che sono stati in grado di scoprire i resti della porta di ingresso. Ha la forma di un corridoio stretto, di 1,5 metri, che attravesa il muro e conduce attraverso il terrapieno in argilla, verso l’interno dell’insediamento. I muri di questo passaggio furono rinforzati con grandi blocchi di arenaria, “ancorati” negli strati più bassi della pietra, formando un muro di contenimento.
Gli Archeologi stimano l’età dell’insediamento tra il 1.750 e il 1.690 a. C., sulla base dell’analisi al radiocarbonio – resti organici che accompagnavano le strutture sono stati analizzati. Secondo il dott. Przybyła, a causa della dimensione dell’intera struttura e dei blocchi in pietra utilizzati per la sua costruzione, si tratta di un capolavoro dell’architettura molto più vicino a soluzioni ritrovate nelle civiltà dell’Età del Bronzo nel Mediterraneo, piuttosto che a qualsiasi tradizione culturale dell’Europa Centrale ed Occidentale. Gli Archeologi stanno valutando la possibilità che il know-how applicato provenisse da lì.
“Contatti in questa direzione da parte di almeno alcuni degli abitanti preistorici della >>Collina di Zyndram<< sono già stati indicati da frammenti precedentemente scoperti di una figurina umana stilizzata – un cosiddetto idolo a violino. Tali statuette erano prodotte in grandi quantità nella Grecia Micenea, e nei Balcani Settentrionali” – ha aggiunto.
Il dott. Przybyła crede che le scoperte della sua spedizione siano anche importanti dal punto di vista della divulgazione dell’archeologica polacca. Il ricercatore crede che il problema principale quando si parla di archeologia della regione risieda nel fatto che le tracce degli antichi insediamenti sono solitamente molto difficili da leggere. Il caso di Maszkowice è differente: “Stiamo parlando di dove erano le case, o di quanto estesa fosse la palizzata in legno, utilizzando il passato e leggendolo da tracce nel terreno che sono difficili da comprendere per un profano. Sulla >>Collina di Zyndram<< le fortificazioni esistono al presente: il muro e la porta dell’Età del Bronzo sono ancora attualmente in piedi negli scavi archeologici. Le loro funzioni sono chiare senza bisogno di spiegazioni aggiuntive per i turisti in visita e i residenti locali”.
Gli scavi di quest’anno sono terminati alla fine di Agosto. Gli Archeologi hanno messo al sicuro e riseppellito i resti scoperti dell’insediamento. I ricercatori programmano di proseguire gli scavi l’anno prossimo.

Vista dell'area degli scavi archeologici sulla "Collina di Zyndram" a Maszkowice, sullo sfondo una vista panoramica di Łącko. È facile vedere l'appiattimento artificiale della vetta e lo scosceso pendio orientale, che nasconde le fortificazioni in pietra dell'Età del Bronzo. Foto di A. Maślak.
Vista dell’area degli scavi archeologici sulla “Collina di Zyndram” a Maszkowice, sullo sfondo una vista panoramica di Łącko. È facile vedere l’appiattimento artificiale della vetta e lo scosceso pendio orientale, che nasconde le fortificazioni in pietra dell’Età del Bronzo. Foto di A. Maślak.

Traduzione da PAP – Science & Scholarship in Poland. PAP non è responsabile dell’accuratezza della traduzione.
Si segnala anche l’articolo precedente da ClassiCult.
 

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