Pompei 79 d.C. Una Storia romana è la nuova mostra inaugurata al secondo ordine del Colosseo in cui si cerca di indagare il rapporto, fino ad ora inesplorato, fra le due realtà archeologiche più famose del panorama italiano, in un arco cronologico che va dalla seconda guerra sannitica all’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.

L’esposizione vuole inoltre omaggiare un grande studioso e archeologo italiano recentemente scomparso, Mario Torelli, eccellente conoscitore del mondo antico  ma anche intellettuale impegnato che tanto ha trasmesso ai suoi allievi puntando sempre verso un’ottica interdisciplinare e senza frontiere.

Pompei 79 Foto: Alessia Cacciarelli

Pompei 79 d.C. Una storia romana si inserisce in un percorso già avviato che ha portato il Parco archeologico di Pompei al dialogo spesso con altre culture che in qualche modo hanno intrecciato la storia della città vesuviana. Egitto, Greci, Etruschi fino alla storia più recente di Pompei che dal Settecento in poi ha segnato moda, arte e cultura europea.

Le circa 100 opere accuratamente selezionate per la mostra dalla forte identità visiva affidata a Lorenzo Mattotti e con il progetto di allestimento e grafico a cura di Maurizio Di Puolo, illustrano in maniera emblematica il dialogo tra i due centri, facendo emergere il progressivo allineamento di Pompei ai modelli culturali che si impongono a Roma nel corso della formazione del suo dominio mediterraneo.

La mostra è suddivisa in tre grandi sezioni: la fase dell’alleanza, la fase della colonia romana, il declino e la fine, intervallate da intermezzi dedicati a due momenti cruciali che hanno segnato la lunga storia di Pompei: l’assedio romano dell’89 a.C. e il terremoto del 62 d.C.

Pompei-Roma. Foto: Alessia Cacciarelli

Quando Pompei “incrocia” Roma

Le fonti letterarie ricordano Pompei per la prima volta in occasione di alcuni scontri avvenuti tra Roma e Sanniti proprio durante il secondo scontro fra queste due potenze. Ma il secolo d’oro di Pompei si ha a partire dalla fine della guerra Annibalica quando la città sarà interessata da un boom demografico non indifferente. Non si tratta di un fenomeno isolato, ma interesserà tutto il II a.C., con un picco massimo soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo. In città soprattutto, ci sarà una intensa e sistematica occupazione di quartieri e di ristrutturazioni di edifici in aree già occupate precedentemente, ma soprattutto vi sarà un trasferimento di residenti dell’agro verso la città e la costruzione di ville. Da questo momento, Pompei si troverà al centro di intensi scambi commerciali e umani, in particolare di cittadini italici che, intuendo le potenzialità geografiche del sito, utilizzeranno la città come scalo per i traffici marittimi.

Pompei 79. Foto: Alessia Cacciarelli

Da un’iscrizione ritrovata all’interno del Tempio di Apollo, sono emersi anche i rapporti tra Pompei e Roma, in particolare con un suo personaggio, quel Lucio Mummio che nel 146 a.C. aveva conquistato e distrutto Corinto e che a Pompei aveva donato degli oggetti preziosi per beneficiarla dell’aiuto apportato alla causa romana in Oriente. Si può ritenere certa, quindi, la partecipazione di Pompei alla guerra attraverso l’invio di denaro e di truppe. In questa cornice di grande sviluppo urbanistico ed economico, molto forti sembrano essere anche gli scambi con l’Egitto, sottolineati dalla costruzione in città di un Iseo. Il culto orientale che ebbe più presa in città fu quello della dea egiziana Iside che contò numerosi adepti anche tra i ceti più elevati. L’inserimento di Pompei nel più ampio scenario della politica romana, non ebbe però solo riscontri positivi. Allo scoppio della guerra sociale, Pompei e la vicina Stabiae furono tra le città insorte contro Roma per il diniego, da parte del Senato, dell’acquisizione della cittadinanza romana.

Pompei 79. Foto: Alessia Cacciarelli

La reazione della grande potenza non si fece attendere tanto che le fonti ricordano la presenza dell’esercito romano fuori le mura della città e del cui assedio, ancora oggi, numerosi sono i segni dei “bombardamenti” delle macchine da guerra sillane nei punti più esposti della cinta muraria della città. Pompei, infatti, nel corso della prima guerra civile romana aveva aderito al partito filo mariano che aveva avuto particolari consensi soprattutto nei ranghi delle città insorte durante la Guerra Sociale. Purtroppo gli esiti di questo schieramento furono disastrosi per la città e portarono nell’80 a.C. alla privazione del suo statuto di municipium e alla deduzione in colonia con il nome di Colonia Veneria Cornelia Pompeianorum con l’insediamento in pianta stabile di veterani dell’esercito sillano costituito da non meno di 2000 capifamiglia. Deductor della colonia fu Publio Cornelio Silla, nipote del dittatore, la cui operazione fu coadiuvata dall’intervento di due importanti personaggi, M. Porcius e C. Quintus Valgus, quest’ultimo ricordato da Cicerone come uno degli uomini più potenti e influenti della Campania.

Affresco con scena di rissa fra pompeiani e nocerini nell’anfiteatro di Pompei, 59-79 d.C.; da Pompei, Casa della
Rissa nell’Anfiteatro, peristilio (Napoli, Museo Archeologico Nazionale, inv. 8991)
Crediti: su concessione del Ministero per i Beni e le attività Culturali e per il Turismo / Museo Archeologico Nazionale,
Napoli, fotografia di Luigi Spina

L’annalistica romana, in particolare Tacito, tornò ad occuparsi della città per un episodio che accadde nel 59 d.C. relativamente alla squalifica dell’anfiteatro per dieci anni imposta dall’imperatore Nerone. Durante uno spettacolo con gladiatori organizzato dal pompeiano Livineius Regulus, un personaggio piuttosto conosciuto per essere stato espulso dal Senato di Roma probabilmente sotto Claudio, scoppiò una sanguinosa rissa tra gli abitanti locali e i Nocerini venuti per l’occasione. In un crescendo di inaudita violenza, dalle ingiurie verbali si passò presto alle sassate e ad uno vero e proprio scontro armato nel quale i Nocerini ebbero la peggio. La rissa, illustrata anche da uno spettacolare dipinto rinvenuto in una domus e oggi conservato al Museo Archeologico di Napoli, celava sicuramente motivazioni più profonde rispetto alle rivalità tra tifoserie, relative a malcontenti politici e tensioni di lunga data. Una possibile motivazione è stata ricondotta nell’elevazione di Nocera nel 57 d.C. al rango di colonia, fatto che aveva sicuramente onorato la città, ma aveva posto fine alle speranze di Pompei di poter acquisire il controllo sui territori una volta appartenuti a Stabiae e forse causato anche un ridimensionamento territoriale della città a vantaggio di Nocera.

Il Senato romano, chiamato a deliberare sul caso, decise di vietare i giochi all’anfiteatro (prohibiti publice in decem annos eius modi coetu Pompeiani), di sciogliere le associazioni illegali (collegia, quae contra leges institueran, dissoluta) e di esiliare Livineius quale istigatore dello scontro. Altro avvenimento accaduto pochi anni dopo, esattamente il 5 febbraio del 62 d.C., un terribile terremoto che devastò buona parte della Campania ed ebbe effettivi altamente distruttivi soprattutto su Pompei ed Ercolano. La cronologia viene fornita da Tacito e gli eventi sono narrati anche da Seneca nel sesto libro delle Questioni naturali dedicato all’amico Lucilio, nativo proprio di Pompei, che possedeva una villa nei dintorni della città.

Parete in stucco policromo, 62-79 d.C.; da Pompei, Casa di Meleagro, tablino 8, parete est (Napoli, Museo Archeologico
Nazionale, inv. 9595) Crediti: su concessione del Ministero per i Beni e le attività Culturali e per il Turismo / Museo Archeologico Nazionale, Napoli, fotografia di Luigi Spina

La storia archeologica e le sue preziose testimonianze materiali e artistiche esposte nelle diverse sezioni della mostra, sono testimoni del rapporto intercorso spesso tra le due città sia in ambito socio-politico sia culturale. Il territorio vesuviano, dapprima sotto l’influenza sannitica e poi romana, risulta in entrambe le situazioni sostanzialmente dipendente da Roma, seppur nel primo caso non formalmente.

La mostra Pompei 79 d.C. Una storia romana – scrive Alfonsina Russo, Direttore del Parco Archeologico del Colosseointende rimarcare, attraverso le testimonianze materiali, il ruolo rivestito dalla città vesuviana nella compagine storica e artistica dell’impero romano, in un contesto lungi dall’essere considerato un ininfluente suburbio di periferia, ma più propriamente una realtà ben caratterizzata e all’altezza della capitale. La rigorosa impostazione della mostra si deve a Mario Torelli, che con grande entusiasmo e sconfinata passione aveva accettato di curarla con l’intento di contribuire con la sua immensa cultura a una rilettura dei rapporti tra Roma e Pompei anche alla luce delle più recenti scoperte archeologiche effettuate nella città vesuviana. La sua recente scomparsa gli impedirà di vedere compiutamente realizzato il suo ultimo progetto scientifico. A lui un pensiero di viva gratitudine non solo per averci accompagnato e guidato nel progettare e realizzare questa esposizione, ma soprattutto per averci trasmesso la grande responsabilità di coloro che operano per tutelare il patrimonio culturale e per rendere tutti i cittadini pienamente consapevoli della sua importanza, quale valore identitario ed elemento significativo di coesione sociale, nell’ambito di una stretta e imprescindibile relazione tra cultura e impegno civile.

Conclude il percorso la tragica eruzione del 79 d.C. quando Pompei venne sepolta da ceneri e lapilli e Roma continua la sua ascesa espandendosi sempre più sulla cartina geografica.  Ma questa è un’altra storia.


Pompei 79. Locandina

Info mostra: https://parcocolosseo.it/evento/al-colosseo-la-mostra-pompei-79-d-c-una-storia-romana/

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