UN SAGGIO DI CARLO MARCACCINI: IL CONFLITTO DELLE ÉLITES: ATENE 508-403 a.C.
Il conflitto delle élites: Atene 508-403 a.C., pubblicato da Mimesis Edizioni (2017), è un saggio di Carlo Marcaccini, storico dell’antichità e profondo conoscitore dell’etnografia e civiltà della Grecia arcaica.
Nel volume lo storico tratta una delle tematiche che più hanno influenzato il panorama degli studi sulla Grecia antica e, in particolar modo, Atene, ovvero il periodo che va dalla fine del VI a.C., con l’instaurazione della democrazia ad Atene ad opera di Clistene, sino alla fine del V a.C., periodo cruciale della storia ateniese che vide la capitale dell’impero capitolare nella ‘guerra delle guerre’ che la contrappose a Sparta.
Il saggio di Marcaccini presenta un linguaggio lineare ed avvincente; l’autore non manca di focalizzare l’attenzione su vicende storiche citando e riproponendo i punti di vista degli scrittori che hanno tramandato la storia del VI-V a.C., soprattutto Tucidide, autore delle Storie e testimone oculare del conflitto che ha minato la stabilità dell’Attica e di Atene.
Il titolo del volume è fortemente evocativo. Infatti, l’autore intende sottoporre al lettore un’analisi accurata di Atene non solo dal punto di vista della politica estera, ma anche e soprattutto dal punto di vista della politica interna, politica che ha condizionato – e non poco! – l’esito della guerra e la disfatta finale di Atene.
Perché si parla di ‘élites’ e quanto peso hanno avuto nella conduzione della vita politica ad Atene? Sebbene nella capitale vigesse una forma di governo democratica, non mancavano forze aristocratiche che minavano la democrazia ateniese. In effetti lo stesso Tucidide, nel II libro delle sue Storie, nel discorso di Pericle in onore dei caduti durante il primo anno di guerra, fa pronunciare le famose parole allo stratega ateniese che suonano quasi ossimoriche, la democrazia ateniese era tale soltanto per forma, ma in realtà era il governo di uno solo.
Con la morte di Pericle, infatti, il ‘vaso di Pandora’ è scoperchiato. Anni difficili si susseguono tra demagoghi – come Cleone (più volte oggetto di scherno nelle commedie di Aristofane) – e politici che, per il proprio tornaconto, infangano quella gloria che Atene aveva raggiunto grazie al discendente degli Alcmeonidi, Pericle per l’appunto.
Dopo lo stratega ateniese, salgono sul palco personaggi non da meno per caratura ed importanza, Alcibiade in primis, Teramene, Frinico, Pisandro, Crizia, Trasibulo; questi connoteranno la storia ateniese nell’ultimo quarto del V a.C., che vide la capitale cambiare per ben due volte e con ‘colpi di stato’ la propria forma di governo, da democratica ad oligarchica.
Il primo tentativo si consuma nel 411 a.C.; è Alcibiade il motore della congiura. Il politico ateniese, infatti, era lontano da Atene; dopo una parentesi spartana, nel 411 a.C. era in Persia a trattare col nemico storico di Atene. Le trame di Alcibiade, però, erano finalizzate a riappropriarsi di quella città che pochi anni prima l’aveva costretto all’esilio con la mutilazione delle Erme (415 a.C.). Innanzitutto, Alcibiade si fa promotore di una ‘pseudo-alleanza’ che avrebbe – secondo lui e il popolo fedelissimo, come racconta Tucidide – aiutato Atene a vincere la guerra, poi il politico non vien meno nel far eliminare personaggi scomodi, anch’essi congiurati e promotori del ‘nuovo regime’, come Frinico e Pisandro.
Qual era lo slogan di questi personaggi rivoluzionari? Tornare alla Costituzione dei padri e modificare quel regime democratico che, secondo gli aristocratici più convinti, aveva ingannato un’intera popolazione.
Il ‘golpe’ oligarchico ha vita breve, soltanto pochi mesi; infatti, Teramene, più volte accusato di essere stato un ‘voltagabbana’ – lo stesso Aristofane nelle Rane lo dipinge come un ‘barile’ che rotola continuamente senza mai fermarsi – sancì il ritorno alla democrazia, spingendo fortemente sull’illusione di un buon governo da parte degli aristocratici, buon governo che non c’era mai stato. Ognuno faceva i conti per appagare la propria ambizione e lo stesso Teramene, probabilmente, non sarà stato da meno.
Il secondo tentativo di ‘colpo di stato’ si consuma nel 404 a.C., anch’esso durato pochissimo e finito in malo modo. Differentemente dal primo, il secondo tentativo di ’golpe’ ha avuto connotazioni più cruente, motivo per cui si è parlato di ‘governo dei Trenta tiranni’. Non mancarono ad Atene, infatti, lotte tra radicali e moderati, tra democratici e oligarchici convinti che pensavano di estinguere il nemico soltanto con la forza. Personaggi di spicco durante gli ultimi anni del V a.C. sono Crizia, zio di Platone, lo stesso Teramene e Trasibulo, che concorrerà a restaurare ad Atene la democrazia, fissando le basi, poi, per la costituzione di un secondo impero ateniese che vedrà la luce nel primo quarto del IV a.C. (387 a.C.).
Il saggio di Marcaccini, ricco di informazioni e di richiami alle fonti, è un’utilissima lettura non soltanto per gli studiosi della storia ateniese a cavallo tra VI e V a.C., ma per quanti abbiano intenzione di approfondire uno dei periodi più emblematici e affascinanti della storia della capitale greca. Soltanto con la comprensione delle lotte intestine che hanno interessato Atene si può ben comprendere l’esito della guerra e il destino futuro di una delle città più singolari della storia.