L’ambiguo malanno: origini del difficile rapporto tra donne e libertà nell’antichità

Donne, letteratura e libertà.

Tre sostantivi che, se accostati, richiamano secoli di lotte e conquiste e altrettanti di rifiuti e sconfitte.

Occorre, però, guardare ad alcune realtà contemporanee per accorgersi che, di fatto, una conquista universale non è stata ancora ottenuta.

Può rivelarsi utile alla riflessione, allora, analizzare senza alcuna pretesa di esaustività la relazione tra genere femminile e letteratura e libertà, a partire dalle origini della cultura occidentale. In particolar modo, è la realtà della Grecia antica a rappresentare tanto un punto di partenza quanto di arrivo per un confronto con l’opposta cultura orientale in cui ad oggi si fa ancora fatica a raggiungere i livelli di parità richiesti da tempi come questi.

La copertina del saggio di Eva Cantarella, L’ambiguo malanno, nell’edizione pubblicata da Giangiacomo Feltrinelli Editore nella collana Universale Economica Feltrinelli. Foto di Francesca Barracca

Letteratura maschile e letteratura femminile

Come scrive Eva Cantarella in L’ambiguo malanno:

Che la letteratura greca sia letteratura maschile è cosa che non può minimamente sorprendere, dopo quanto si è visto sulla condizione delle donne e sulla loro incultura. Quel che sorprende se mai è il contrario, vale a dire la considerazione che, in un quadro sociale e culturale come quello greco, alcune donne siano riuscite a rompere il muro del silenzio, a esprimere nella poesia le loro sensazioni, le loro gioie e i loro dolori, e a esistere, a dispetto di tutto, come individui. […] Il caso di Saffo, l’unica donna cui la fama ha riservato un posto di primo piano nell’olimpo dei grandi. è non poco significativo, e sta chiaramente a mostrare che l’assenza delle donne nel panorama degli “intellettuali” non era certo dovuta alla loro incapacità, ma era l’inevitabile risultato di un’esclusione, che le condannava inesorabilmente al silenzio”1.

Si delinea, così, l’idea di una netta divisione tra una “letteratura maschile” e una “letteratura femminile”, connotate da differenti caratteristiche, e che testimonia quanto la seconda sia riflesso del ruolo marginale che le donne ricoprivano all’interno della società. L’assunto è che, in quanto tali, le donne che componevano versi non potessero occuparsi di temi ritenuti di interesse esclusivamente maschile, come ad esempio la vita politica. A tal proposito si è soliti inserire le liriche di Saffo all’interno di un vero e proprio fenomeno per cui la femminilità si esprime più nella voce che nell’autorità e in cui l’espressione è sentita come in contrasto con la voce maschile e portatrice di valori quali l’amore, la lealtà e i desideri del narratore2. In quest’ottica, i componimenti della poetessa di Lesbo che prendono le distanze da questo mondo privato e dalla sfera intima e sentimentale per riversarsi nel mondo pubblico appaiono in controtendenza rispetto alle divisioni tematiche di genere.

Differenze geografiche ed educative

Insomma, uno spiraglio di libertà di espressione sembra dipendere, nel caso specifico della Grecia, dalla provenienza geografica e da un tipo di educazione per lo più locale.

Non a caso, i pochi nomi delle altre poetesse greche che le fonti ci tramandano (Mirtide, Corinna, Telesilla, Prassilla, Erinna, Anite e Nosside) testimoniano tutte un diverso approccio alla letteratura, fortemente condizionato dal tipo di società in cui vivono.

Si potrebbe, dunque, parlare quasi di un ‘privilegio’ concesso per lo più alle fanciulle aristocratiche che nei tiasi di Lesbo e in altre simili associazioni avevano la possibilità di partecipare a una formazione esclusiva, dove poesia, danza e musica ricoprivano un ruolo primario.

A confronto, non se la passavano certamente bene le donne di Atene, escluse dall’attività politica e pubblica e relegate ai canonici ruoli di moglie, concubina o prostituta:

Regole ferree, per concludere, quelle che la polis impose alle donne, emarginandole e togliendo loro praticamente ogni spazio di libertà: regole che le consideravano e al tempo stesso le rendevano inferiori”3.

Passando attraverso la definizione giuridica della donna nella società greca, Eva Cantarella sottolinea e ricostruisce il momento in cui l’inferiorità femminile trova una vera e propria teorizzazione, rappresentata dall’idea aristotelica della “donna-materia”, fuori dal dominio della ragione e incapace di occuparsi tanto di politica quanto di diritto privato4.

Ad avvalorare l’immagine diffusa dell’incapacità femminile contribuiscono senz’altro i ritratti di donne fornite dai poeti e dagli autori greci che rivelano un pensiero esplicitamente misogino. Persino il tragediografo Euripide che, più di tutti, nelle proprie tragedie darà rilievo ai personaggi femminili e che, apparentemente, sembra farsi portavoce di un primitivo femminismo rivela in realtà una posizione ambigua in merito, cavalcando l’onda del fermento culturale che in età classica circondava proprio la posizione politica e sociale delle donne nella democrazia greca.

Foto di Francesca Barracca

Donne romane

Sono soprattutto le fonti epigrafiche, invece, a restituire un quadro della condizione femminile a Roma differente da quello greco. I capitoli de L’ambiguo malanno dedicati a Roma, infatti, delineano con altrettanta attenzione il percorso che permette a donne sempre più indipendenti di occuparsi del patrimonio familiare, di avere leggi che tutelano la maternità e di essere più libere nei costumi: le donne leggono, partecipano ai banchetti e anche se le fonti ci dicono che a scrivere, occupandosi direttamente di letteratura, fossero ben poche elette (vedasi Sulpicia), il lento e graduale tragitto che apre le porte alla libertà individuale e dunque di espressione è finalmente iniziato.

Foto di Francesca Barracca

Note:

1 E. Cantarella, L’ambiguo malanno. Condizione e immagine della donna nell’antichità greca e romana, Feltrinelli, 2011, pp.110-111.

2 Cfr. D. Rayor, Sappho’s Lyre: Archaic Lyric and Women Poets of Ancient Greece, Berkeley 1991 e A. L. Klinck, Lyric voice and the Feminine in Some Ancient and Medieval Frauenlieder, in «Florilegium» 13, 1994, pp. 13-36.

3 E. Cantarella, op.cit. p.84.

4 E. Cantarella, op.cit., pp. 13-14,96-98.

ambiguo malanno La copertina del saggio di Eva Cantarella, L'ambiguo malanno, nell'edizione pubblicata da Giangiacomo Feltrinelli Editore nella collana Universale Economica Feltrinelli
La copertina del saggio di Eva Cantarella, L’ambiguo malanno, nell’edizione pubblicata da Giangiacomo Feltrinelli Editore nella collana Universale Economica Feltrinelli

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