Non solo un’assassina: il ritratto della regina di Micene in Clitemnestra di Costanza Casati

Foto di Francesca Barracca

Con tali incisivi e potenti versi, capaci di condensare in breve l’essenza del romanzo, Costanza Casati apre Clitemnestra, il retelling mitologico incentrato sulla figura dell’omonima eroina greca ricordata dalla mitologia e dalla letteratura come regina di Micene, moglie di Agamennone e sua assassina.

Inserendosi in un filone recente piuttosto fortunato, quello della riscrittura dei miti antichi da parte delle donne protagoniste in chiave esplicitamente femminista, Clitemnestra, uscito in Italia per Sperling & Kupfer lo scorso maggio, si distingue per una serie di pregi che ne giustificano il successo assicurato fin dall’uscita nell’originaria lingua inglese.

 

Femminismo e rifiuto di definizioni

In primo luogo, il romanzo scava a fondo nella storia e nella personalità di Clitemnestra, senza fermarsi a raccontare asetticamente le vicende rese note dalla mitologia e dalla letteratura greca.

Della futura regina di Micene, infatti, seguiamo la crescita e l’evoluzione, a partire dall’adolescenza vissuta a Sparta, al fianco della famiglia e sotto la rigida educazione spartana, fino al ritorno da Troia di Agamennone vittorioso e della sua uccisione. Il punto di vista è sì quello di Clitemnestra, ma libero dalle definizioni che nel corso dei secoli gli uomini hanno attribuito all’eroina. Clitemnestra diventa, così, soltanto una donna, legata alla propria famiglia e disposta a tutto per proteggere e difendere chi ama; una donna ambiziosa, che sa esercitare il proprio ruolo di regina, una donna vittima del rancore e dell’odio e delle proprie scelte/non scelte di vita. Tuttavia, non più soltanto un’“assassina”.

Francesca Barracca Clitemnestra Costanza Casati
La copertina del romanzo di Costanza Casati, Clitemnestra, pubblicato da Sperling & Kupfer (2023). Foto di Francesca Barracca

La cura e l’approfondimento psicologico che l’autrice ha dedicato alla sua protagonista appaiono da subito evidenti. Fin dai primi capitoli, infatti, Clitemnestra viene presentata come una donna ambiziosa, ma si tratta un’ambizione da principio connotata come positiva, legata alle aspirazioni che una donna di Sparta, destinata a diventare una regina, può e deve avere. In ciò si riconosce già un tipo di femminismo quasi latente che, a differenza di tanti altri retelling mitologici della stessa portata, non urla al lettore la sua presenza. L’ordine delle cose appare piuttosto giustificato dal potere e dalla condizione delle donne nelle diverse regioni della Grecia antica.

Il “femminismo” di Clitemnestra non è, inoltre, presente soltanto nella sua protagonista, ma emerge di tanto in tanto in perfetta sintonia con il contesto e l’ambientazione generale. Lo si trova spesso, ad esempio, nei vari scontri tra le donne e gli uomini che popolano il romanzo.

Relazioni tra i personaggi

Altro punto di forza del romanzo sono le relazioni tra i singoli personaggi, che esaltano tanto il valore della famiglia quanto quello della maternità e degli affetti.

Il valore della famiglia, nella rete di rapporti che Clitemnestra coltiva, è al primo posto nel romanzo soprattutto perché è la stessa eroina a viverlo con intensità. Legatissima alle proprie sorelle, Elena e Timandra, e ai propri fratelli, Castore e Polluce, la futura regina di Micene non sopporta l’idea che essi possano provare dolore o soffrire e cerca di proteggerli a ogni costo.

Nessuno ha mai fatto male a sua sorella senza subirne le conseguenze. Strano che lei, Clitemnestra, sia talmente abituata al dolore da non considerarlo un problema, fintanto che non è Elena a soffrire. Perché è capace di sopportare facilmente il proprio, ma non può accettare quello di sua sorella? Evidentemente è convinta che lei non sia in grado di tollerarlo”.1

Francesca Barracca Clitemnestra Costanza Casati
La copertina del romanzo di Costanza Casati, Clitemnestra, pubblicato da Sperling & Kupfer (2023). Foto di Francesca Barracca

È in particolare il rapporto con la sorella Elena, di cui l’una rappresenta la controparte dell’altra, a essere indagato con una sensibilità in grado di evidenziare come, al di là delle evidenti differenze tra le due, il loro legame sia capace di vincere su tutto e di sopravvivere nonostante gli scontri e i torti.

Da bambina di rifiutava di accettarlo, ma ora le è chiaro come un torrente di montagna: loro due non saranno mai uguali. E forse in questo non c’è niente di male”.2

E ancora ricorrente, nel corso della narrazione, la protezione che Clitemnestra assicura costantemente a Timandra che rischia la propria vita a causa di una relazione con una sua compagna, la devozione e l’affetto incondizionato per il primo marito Tantalo e il loro figlio e per i figli Ifigenia, Oreste, Elettra e Crisotemi dopo. Infine, la relazione con Egisto, fondata su una fedeltà conquistata tra confessioni di debolezze e ammissioni più o meno esplicite di essere più simili di quanto sembri: entrambi spezzati da una vita costellata di sofferenze e violenza, trovano l’uno nell’altra uno specchio in cui riflettersi e su cui poter contare per riconquistare la libertà negata.

Rappresentazione del potere e della violenza e senso della giustizia

Costretta a sofferenze fin dall’infanzia, a subire perdite e sacrificare la propria libertà, è questa, infatti, che Clitemnestra va cercando pur nella spirale di violenza che la circonda e in cui finisce per essere coinvolta lei stessa.

La rappresentazione del potere e della violenza passa attraverso i personaggi di Tindaro e Agamennone in primis, ma non trascura i riferimenti alla realtà coeva, attraverso descrizioni verosimili e credibili delle condizioni di vita degli iloti o degli schiavi più in generale o delle stesse donne rispetto agli uomini. Infine, la sottomissione agli dèi e il loro volere si presenta come motivo ricorrente per giustificare un destino apparentemente avverso e responsabile del dolore subìto.

Il romanzo di Costanza Casati, Clitemnestra, pubblicato da Sperling & Kupfer (2023). Foto di Francesca Barracca

Anche il senso della giustizia è sempre in primo piano nel romanzo, perché è con esso, del resto, che Clitemnestra è cresciuta ed è sempre con questo che dovrà fare i conti per tutta la vita.

Aveva provato un piacere morboso al pensiero di essere sul punto di fare del male a chi voleva farne agli altri, come nel raddrizzare qualcosa di storto”.3

Un senso di giustizia, quello percepito da Clitemnestra, che lentamente, dopo l’uccisione di Tantalo e del loro figlio e il sacrificio di Ifigenia da parte di Agamennone, si trasformerà in sete di vendetta. La protagonista cade quindi nella ben nota degenerazione le cui cause, però, vengono indagate nel testo in piena coerenza con la personalità e la storia della regina di Micene, così come raccontate da Costanza Casati.

Da questo punto di vista, Clitemnestra risulta pienamente riuscito nell’obiettivo di entrare in empatia con l’eroina, capirne le scelte senza giudizi affrettati o piene condanne. Così, Clitemnestra finisce per spogliarsi delle vesti antiche e indossare quelle attuali di una donna costretta a fare i conti con un destino ostile e una società violenta che le nega la libertà.

Potere, vendetta, senso della giustizia, famiglia, libertà, ambizione, maternità sono, quindi, solo alcuni dei temi che trovano ampio sviluppo nel romanzo, rappresentando ciascuno un cardine intorno al quale far ruotare l’intera vicenda delle stirpi di Tindaro e di Atreo con una nuova e coinvolgente prospettiva.

Note:

1 C. Casati, Clitemnestra, Sperling & Kupfer, Milano 2023, p. 146.

2 Ivi, p. 143.

3 Ivi, p. 60.

 

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.

Write A Comment

Pin It